2023-05-30
La sinistra si impicca alla telecamera che difende l’ambasciata iraniana
La dem Lia Quartapelle denuncia intimidazioni: «Su una forca c’è un dispositivo per filmare i manifestanti». Ma il sistema è lì su un palo dal 2011. Cioè da quando le elette del Pd andavano in visita velate a Teheran.Cosa ci inventiamo oggi? Dev’essere la domanda più frequente sulla base orbitale Nazareno guidata dalla cosmonauta Elly Schlein, dove la noia regna sovrana e la distanza dal Paese reale viene misurata in anni luce. In questi casi servono una storia da social, una narrazione indignata e qualcuno che sia dotato dell’infantilismo politico necessario per portarla avanti. Domenica la congiunzione astrale era così favorevole da far nascere la bufala della «forca iraniana», cavallo di battaglia della parlamentare del Pd, Lia Quartapelle, contro il regime di Teheran.La moglie di Claudio Martelli ha postato su Twitter la foto di una telecamera dell’ambasciata di Teheran a Roma con il supporto che somiglia a un capestro e ha commentato: «Si tratta di una chiara intimidazione contro chi manifesta fuori dalla ambasciata. Il governo italiano non tolleri questo sfregio e si faccia sentire con parole inequivocabili». A chi le rispondeva con un «ussignur!» di degnazione in milanese, ha replicato convinta: «Solo un regime crudele e impunito può arrivare a pensare di fare una cosa del genere». La ricerca di un qualsivoglia appiglio per creare imbarazzo a palazzo Chigi era palese, la volontà di plasmare l’incidente diplomatico esplicita. E titani del pensiero a sinistra di Paperino le hanno fatto subito l’eco. Pina Picierno: «Una provocazione inaudita che rispediamo al mittente con determinazione. Si convochi immediatamente l’ambasciatore e si demolisca questo orrore». Filippo Sensi: «Intollerabile oltraggio. Manifestare. Questo orrore non è sopportabile». Simona Malpezzi: «Un simbolo di violenza e intimidazione, l’ambasciatore spieghi».La panna è montata, la maionese è impazzita. E mentre tutti si attendevano l’intervento di Alessia Morani (all’appello dal luna park mancava solo lei), l’ambasciatore ha spiegato. «L’ambasciata di Roma, come ogni altra sede diplomatica, è dotata di telecamere a circuito chiuso. Attualmente tutti i negozi, gli ospedali e persino le case private dispongono di telecamere per mantenere la loro sicurezza. Spero che non venga mai prestata attenzione a queste bugie». La causa dei dissidenti iraniani è troppo nobile e seria per essere strumentalizzata da piddini da weekend. È bastato un raffronto con Google Maps per cogliere un particolare decisivo: quel supporto era lì dal novembre 2011 (12 anni e mezzo fa), molto prima delle brutali repressioni. Il premier era Mario Monti, il Papa Joseph Ratzinger e la Costa Concordia non era ancora naufragata. Nel decennio successivo, con il Pd quasi sempre al governo, a lady Quartapelle quel palo andava benissimo così, nonostante lei fosse membro della Commissione Esteri. Orlandiana messa in disparte dal nuovo corso, domenica ha avvertito la necessità di provare il classico quarto d’ora di Andy Warhol. C’è un altro dettaglio a zittire l’asilo Nazareno: telecamere simili sono posizionate nel perimetro delle ambasciate ucraina e cinese, non per questo tacciabili di «provocazioni inaudite». Sullo spirito libertario della deputata abbiamo più di un dubbio: proprio Quartapelle fu determinante per bocciare la risoluzione parlamentare che definiva «genocidio» il massacro degli Uiguri da parte di Pechino. Quanto alla spontaneità della polemica piddina, vale la pena ricordare che mai l’Unione Europea fu così filo-iraniana come nel periodo in cui gli Affari Esteri erano rappresentati dalla dem Federica Mogherini. Mai il nostro Paese era stato così indulgente con regimi terroristici come quando Massimo D’Alema andava a braccetto con Hezbollah. E mai l’Italia era stata zimbello dell’intero Occidente come nel 2016 quando Matteo Renzi fece coprire le statue di nudo ai Musei Capitolini per non offendere la sensibilità del presidente iraniano Hassan Rouhani. Lavarsi la coscienza incolpando un palo dalla forma equivoca ha in sé qualcosa di surreale.Essendo specializzata in gaffes, è difficile che Quartapelle colga il lato comico della vicenda. L’anno scorso ha fatto un’interrogazione per saperne di più sulle 20 bottiglie di vodka inviate da Vladimir Putin a Silvio Berlusconi in cambio di Lambrusco. Per celebrare il Roma Pride ha pubblicato su Twitter una foto di folla arcobaleno con il testo: «Che belle le immagini dei 900.000 ragazzi e ragazze, mamme, papà, cittadini. La destra, quella che ha bocciato il Ddl Zan, non si rende conto di essere fuori sintonia con questa Italia, largamente maggioritaria?». Non fu difficile scoprire (da palme e grattacieli delle immagini) che si trattava del Pride di Tel Aviv. Anche il numero era inventato: 90.000, compresi gli aficionados di Vasco Rossi a Roma per il concerto. Qualche anno fa riuscì a far imbufalire Gino Strada dicendo in Tv: «Lei è un’eccellenza italiana e siamo orgogliosi che Emergency stia usando le risorse governative». Risposta inceneritrice: «Cosa sta dicendo? Emergency non partecipa al bando della cooperazione per compiacere le varie parrocchie. E non prende una lira dal governo».In fondo la gaffe della forca iraniana non è neppure la peggiore. A Sky raggiunse il sublime con la frase: «A giugno ero contro il Mes perché ero all’opposizione». La conduttrice esterrefatta: «Quindi gli stessi contenuti ora vanno bene perché c’è il suo governo?». Lei impassibile: «Il Mes è complicato». Nel magico mondo di Lia tutto è relativo, anche l’esistenza di Einstein.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.