2021-02-08
Ceccardi: «La sinistra non potrà più dire che Salvini è il nemico d’Italia»
L'europarlamentare leghista: «Mario Draghi non può fare a meno di una forza che governa in 14 Regioni. Vigileremo perché i soldi siano spesi bene, ce lo chiedono le imprese»Già sindaco di Cascina, oggi europarlamentare, pochi mesi fa determinatissima candidata per il centrodestra alla presidenza della Regione Toscana, gentile nei modi quanto efficace e agguerrita nelle sue presenze televisive, Susanna Ceccardi è una figura in grande ascesa nella Lega. Con lei La Verità ha ragionato a tutto campo, a partire da un tema obbligato: l'ormai molto probabile coinvolgimento del suo partito nel nuovo esecutivo che sarà guidato dall'ex governatore della Bce. Quindi entrate nel governo guidato da Mario Draghi? «Diciamo che abbiamo offerto massima disponibilità politica senza porre veti verso altri, nemmeno verso chi ha provato a farlo verso di noi venendo meno allo spirito di unità richiamato dal presidente della Repubblica. Le nostre uniche condizioni riguardano le cose da fare, il programma: imprese, lavoro, economia, abbassamento delle tasse».Argomento a favore: vi chiede di compiere questo passo impegnativo un pezzo di elettorato, una parte grande di mondo produttivo che non comprenderebbe un'ostilità preconcetta da parte vostra nei confronti del nuovo governo«Di più. Direi che ci chiedono anche di vigilare sul fatto che proprio le istanze del mondo produttivo vengano effettivamente accolte e realizzate. Quanto invece al Recovery Fund, mi capita spesso di frenare alcuni entusiasmi, anche parlando con amministratori regionali e locali: purtroppo non si potrà finanziare tutto per quella via, ci sono dei paletti ben noti. Tuttavia, può essere un'opportunità: proviamo a cogliere la parte buona anche di questa occasione, vigilando sul fatto che i soldi vengano spesi nella direzione giusta».Argomento contro: però sarà dura per voi della Lega digerire la convivenza con il Pd e gli altri…«Credo che ognuno debba fare dei passi indietro. E loro dovranno rinunciare ad alcune posizioni francamente ideologiche. Diciamolo subito: sull'immigrazione, fermo restando il criterio umanitario di fondo che sta a cuore a tutti, è la stessa Ue che chiede il controllo dei suoi confini, inclusi quelli meridionali».Nulla di personale verso le figure che sto per citare, ma se vi rimettono le stesse facce, che si fa? Ricominciamo con Roberto Speranza, Francesco Boccia, Dario Franceschini, e magari su un altro piano anche Domenico Arcuri e Pasquale Tridico? «Credo che il governo dovrà essere di alto profilo. E penso che Mario Draghi saprà interpretare lo spirito del tempo attuale e le sue emergenze»Però non mi ha risposto… Non sarebbe interesse di Draghi in primo luogo garantire massima discontinuità rispetto al passato?«Guardi che le ho risposto» (sorride).Parliamo della Lega. In questo passaggio politico vi hanno accusato di tutto e del suo contrario. Prima vi dicevano che eravate pericolosi sovranisti; ma proprio adesso che sembrate determinati a sostenere un governo di unità nazionale, pongono veti contro di voi… Come funziona questa storia?«Sono le contraddizioni di una sinistra che cerca continuamente pretesti per attaccarci. Ma credo che Mario Draghi sappia bene che non si può fare a meno di una forza che governa in 14 Regioni e che amministra in tanti Comuni».Questo è un argomento razionale. Ma non è che, emotivamente e quasi psicopoliticamente, la sinistra, in cerca di un'identità smarrita, ha bisogno di additare Salvini come nemico?«Non lo possono più fare quel gioco: se proseguono, allora sarà chiaro a tutti che sono proprio loro a volere la divisione e a opporsi all'interesse nazionale».Però Fratelli d'Italia farà certamente una scelta diversa dalla vostra, come Giorgia Meloni ha ufficialmente annunciato.»Guardi, con Fratelli d'Italia ho governato da sindaco. E sempre con Fratelli d'Italia ho fatto campagne elettorali. Li rispetto moltissimo, davvero: e abbiamo tante battaglie e tante posizioni in comune, condivise. Hanno fatto una scelta forse prevalentemente tattica: immagino forse che puntino a massimizzare una quota di malcontento che fatalmente potrà esserci, come accade sempre, ed è fisiologico, dopo ogni novità politica importante»Quindi la Meloni punta a erodervi qualche decimale o qualche punto?«Giorgia Meloni è una persona schietta. E quindi penso che lei sia sinceramente convinta della scelta che ha fatto. Però io credo che una chance a questo tentativo andasse data: almeno ascoltare che cosa aveva da dirci Draghi mi è parso assolutamente doveroso».Riuscirete a evitare una deriva reciprocamente aggressiva tra i due partiti, Lega e Fdi? Poi in 14 Regioni governate insieme, e auspicabilmente, quando si andrà a votare, vi presenterete uniti in coalizione…«Quando si è parte di una stessa coalizione, è fatale che un alleato sia anche visto come un competitor, a livello locale come a livello nazionale: è normale che sia così. Ma sono certa che saranno gli elettori a vigilare: sono i più attenti all'unità della coalizione. E quindi, se mai ci fosse un momento di tensione, saranno loro a sollecitarci a superarlo».È immaginabile che la tempistica del nuovo esecutivo non sia troppo lunga? In Germania si vota il 26 settembre: una data, se la scegliesse anche l'Italia, che sarebbe perfettamente compatibile con uno scioglimento delle Camere a fine luglio, prima dell'inizio del semestre bianco. Troppo ottimistico pensare a una scansione temporale del genere? «Guardi, noi siamo quelli che per primi e con più forza abbiamo chiesto elezioni. La finestra elettorale si poteva aprire, come del resto è accaduto e accadrà nel 2021 in molti Paesi, europei e non, e come succederà anche in Italia a livello regionale e comunale. Si poteva fare benissimo, e lo abbiamo chiesto con determinazione. Ora, con la nascita di questo governo, vedremo come andranno le cose: è troppo presto per fare ragionamenti sui tempi, il governo dovrà in primo luogo pensare a fare le cose bene».Alcuni di quelli che vi incoraggiano al sostegno all'esecutivo Draghi usano questo argomento: così potrete legittimarvi, e alcuni di costoro lo dicono anche con buona intenzione verso di voi, verso la Lega, senza malizia. Ma non è un argomento un po' curioso? A legittimarvi non bastano gli elettori o serve la «giuria di qualità», come a Sanremo?«Purtroppo sento spesso dire una cosa del genere, è una tesi ricorrente specie tra i commentatori. Ma la legittimazione ce l'hanno sempre data e ce la danno gli elettori, non altri. È vero, però, che in Ue c'è stato il tentativo di dar vita a una specie di conventio ad excludendum: forse più verso la Le Pen che verso di noi… Ma non mi piace affatto che qualcuno pensi di poterci dare una specie di “nulla osta"». Lei è europarlamentare. Vi crea problemi la vostra attuale collocazione a Bruxelles? «Il nostro è un grande gruppo: dopo il riconteggio post Brexit, siamo diventati 75, siamo il quarto gruppo, abbiamo scavalcato i Verdi per dimensione. E le nostre posizioni non sono affatto come vengono descritte da molti. Io sono in commissione Esteri, e siamo su una linea nettamente atlantista in politica internazionale. Semmai certe domande andrebbero fatte ai grillini…».Sono maturi i tempi per ragionare con altri gruppi? Si è parlato del Ppe. Oppure di un possibile dialogo con i Conservatori per la formazione di un unico gruppo a destra del Ppe. O se ne riparlerà nella prossima legislatura europea?«Noi parleremo con tutti sempre di più senza tradire i nostri valori».La Verità ribadisce da giorni che rimanere eurocritici non è un reato di opinione. È tabù continuare a ragionare su ciò che non funziona di questa Ue, sui trattati da riscrivere, su un processo di rinegoziazione da tentare? Se la credibilità europea è il principale asset di Draghi, allora tanto vale usare questa forza per provare a cambiare alcune regole Ue. Oppure è tutto intoccabile come un dogma? «Mi capita spesso di dire che, per certi versi, i veri “europeisti" siamo noi, se si intende l'Europa delle radici giudaico-cristiane e di certi valori e principi. Radici che andrebbero difese, sostenute, e in molti casi recuperate. Un'altra cosa è invece pensare che non si possano criticare le regole e le storture dell'Ue e delle sue istituzioni. Io credo che sia doveroso criticarle. E soprattutto impegnarci per provare a correggerle. E anche spiegare alla sinistra, che non lo capisce, che Europa e Ue sono due concetti diversi…».