2019-11-01
La sinistra in ginocchio da Carola perché ha «sfidato» le Fiamme gialle
Ha violato i nostri confini e le nostre leggi, è indagata. Ma i progressisti la celebrano e Repubblica allega il suo «manifesto politico». Al giornale di destra regolarmente registrato, in compenso, tocca la censura.I contorcimenti ideologici della sinistra italiana sono sempre fonte di enorme stupore. Financo di ammirazione, talvolta, perché davvero si resta impressionati dalla faccia tosta con cui gli amici progressisti riescono a giustificare ogni sorta di bestialità e di contraddizione. In questi giorni, come noto, sono in fibrillazione per l'approvazione della commissione Segre che dovrebbe vigilare sugli «odiatori» (veri o presunti) presenti in massa nel nostro Paese. In Italia esistono già leggi che proibiscono la riorganizzazione del partito fascista, leggi che puniscono chi ingiuria e leggi che sanzionano i violenti. Ma a tutti i costi Pd e compari hanno voluto un'occhiuta commissione che si occupi di colpire il pensiero difforme, che verrà sorvegliato da politici e non dalle forze dell'ordine o dalla magistratura. In questo clima di fervente antifascismo in assenza di regime, c'è pure chi festeggia perché una potentissima azienda privata con il vizio della censura e del controllo - leggasi Facebook - ieri ha oscurato per diverse ore la pagina social del Primato nazionale, quotidiano vicino a Casapound. La faccenda non sorprende, visto che Facebook ha già provveduto a eliminare i profili dei dirigenti del movimento identitario non molto tempo fa. Colpisce, però, che tra i tanti sedicenti difensori della libertà non siano giunte parole di sdegno. Il Primato nazionale è una testata regolarmente registrata presso un tribunale italiano, è un organo di stampa che viene pubblicato nell'assoluto rispetto della legge italiana. Una multinazionale si permette di censurarlo e nessuno fiata, anzi molti se ne compiacciono. Viene da pensare che la legge, per la sinistra nostrana, sia del tutto secondaria rispetto all'ideologia. Quel che conta è la politica, non la giustizia. Si chiede alla politica di decidere che cosa sia ammesso e che cosa no: norme e codici vengono dopo, e possono essere forzati o disattesi alla bisogna. Un'altra conferma di tutto ciò viene da una simpatica vicenda che ha per protagonista la signorina Carola Rackete, la «capitana» della Sea Watch. Come forse ricorderete, la gentile donzella in canottiera è indagata per aver speronato una nave della Guardia costiera mentre, al comando della nave della sua Ong, violava la sovranità e i confini dell'Italia per scaricare qui immigrati clandestini recuperati al largo della Libia. Benché Carola se ne sia allegramente fregata delle nostre leggi, a nessuno viene in mente di censurarla. Anzi, la ragazza ha pure pubblicato un libro, presentato l'altro giorno a Berlino, che da lunedì sarà in edicola allegato a Repubblica. Il volume, spiegava ieri il giornale, «si chiama Il mondo che vogliamo e di fatto è un manifesto politico». Per l'occasione, il Venerdì oggi in edicola dedica alla Rackete la foto di copertina e un'ampia intervista, in cui la «capitana» pontifica di ambiente e di immigrazione. «I movimenti che sostengono i salvataggi in mare e quelli impegnati sul fronte dell'ambiente ormai devono lavorare in connessione». spiega la giovine a Fabio Tonacci. A quanto pare, Carola ha deciso di sfruttare l'onda di Greta e di proporsi come madrina dell'ambientalismo militante. Tra le altre cose, dice Repubblica, «l'attivista racconta poi come sia cambiata la sua vita dopo la famosa notte di Lampedusa: riceve inviti da tutta Europa, si mantiene grazie “ai risparmi di quando facevo l'ingegnere", ha rinunciato a traslocare a Barcellona per studiare economia».Ci complimentiamo con lei: avendo 31 anni ed essendo ormai da qualche tempo dedita all'attivismo di professione, durante la sua breve esperienza come ingegnere deve aver racimolato una marea di quattrini se ancora riesce a mantenersi... Viene da pensare, tuttavia, che anche per i libro e le conferenza venga retribuita il giusto. Ma questi sono fatti suoi. A noi, piuttosto, interessa il modo in cui la Rackete viene celebrata dalla sinistra italica, che a quanto sembra ha deciso di fare proprio il suo «manifesto politico». L'attivista, sulla prima pagina di Repubblica, ieri è stata presentata entusiasticamente come «la comandante che sfidò la finanza a Lampedusa». Ah, quindi «sfidare» le forze dell'ordine adesso è un merito. Anche gli evasori sfidano la finanza, ci attendiamo loro elogio sul giornale di Carlo Verdelli. Il punto è che, se un giornale regolarmente registrato viene censurato perché troppo di destra (o se un autorevole collega come Fausto Biloslavo viene bandito da una università), per i progressisti di governo non ci sono problemi. Se una indagata che ha «sfidato» e speronato la finanza scrive un libro, va incensante e portata a esempio di virtù. Alcune idee interessanti, lo ammettiamo, nel libro di Carola ci sono. Come si salva l'ambiente? «Anche cancellando i viaggi aerei inutili e rinunciando ad avere un armadio pieno di abiti». Va detto che la ragazza ha fatto entrambe le cose: preferisce i viaggi in nave con clandestini al seguito, e ci delizia con le canottierine vista capezzolo. Niente di meglio per far innamorare i progressisti.
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