2021-03-12
La sinistra ammette: marò dimenticati perché «puzzavano troppo di destra»
«Repubblica» si sveglia e la butta lì: «Non è che sono innocenti?» Ma per 10 anni i compagni li hanno trattati come scarti ideologiciE fu così che, dopo quasi dieci anni, un bel giorno a sinistra si svegliarono e si posero la fatidica questione: «Ma se i due marò fossero innocenti?». La domandina è stata buttata lì ieri, come se niente fosse, sulla prima pagina di Repubblica. Per inciso, lo stesso giornale su cui Michele Serra, Luca Bottura e altri si sono spesso divertiti a presentare la vicenda dei due militari come un’ossessione sovranista («E allora i marò?», e giù risate). A occuparsi del caso, ora, è arrivato Luigi Manconi, il quale ha firmato un lunghissimo articolo dal titolo eloquente: «Marò, troppi dubbi sulle prove indiane. “Ora processo pubblico”». Meglio tardi che mai, ovviamente. E tanti applausi a Manconi per aver trovato il tempo - fra un appello pro migranti e l’altro - di toccare un tema finora ignorato dal suo mondo politico di afferenza. Ci auguriamo sinceramente che l’accurato esame del caso apparso sul «quotidiano di riferimento» dei liberal italiani serva a far cambiare idea a quella parte dell’opinione pubblica che per quasi un decennio è stata subissata di balle, battutine e tirate mistificatorie. Dal 2012 a oggi, infatti, sui fucilieri della Marina militare italiana Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si è riversato il peggio del culturame italiano. Abbiamo visto manifesti dell’ultrasinistra che li accusavano di essere due assassini, libri pubblicati da case editrici militanti che stigmatizzavano la «campagna nazionalista promossa dalla destra e, soprattutto, il ruolo di un’informazione costruita su finzioni e quasi-verità». Ancora nel 2016, un editoriale del Manifesto s’indignava per i «due marò che con la loro drammatica vicenda si sono trasformati in una specie di patrio lutto militar-collettivo». Ecco, questo è stato per troppo tempo il tenore dei commenti. Se d’ora in poi qualcosa cambierà, e se a beneficiarne saranno Latorre e Girone, non possiamo che esserne felici. L’articolo di Manconi, tuttavia, non si limita a ribadire alcune verità sui nostri fucilieri, e va oltre la cronaca, la geopolitica e la diplomazia. Ci arrischiamo a sostenere che esso costituisca un documento fondamentale per comprendere in profondità il modo di ragionare dei progressisti italici. Sì: Manconi apre uno straordinario spiraglio sulla cultura di sinistra e su tante delle «menti prigioniere» che la compongono. Lo fa ponendo un interrogativo e lasciandone un altro sottotraccia. Esplicitamente, Manconi si chiede e chiede: «E se i marò fossero innocenti?». Implicitamente, egli aggiunge: «E come mai finora noi di sinistra ce ne siamo fregati?». La risposta alla seconda questione arriva nelle prime righe del pezzo. Sentite qui: «In ragione del loro mestiere - “fuciliere” suona perfino peggio di marò, che al più evoca i controversi marines - sui due è calata sin dal primo momento un’atmosfera, diciamo così, “di destra”. Inoltre, pesava e pesa lo scenario ideologico: due militari di un Paese occidentale, accusati di aver ucciso due pescatori di un Paese asiatico, occupati un’attività assai faticosa e precaria, esposta a mille insidie. Infine, la sensazione che l’affaire di Latorre e Girone venisse gestito da una parte dello schieramento politico italiano (rappresentato da Fratelli d’Italia) e addirittura contrapposto polemicamente (e confusamente) a un’altra terribile vicenda internazionale, quella dell’assassinio di Giulio Regeni in Egitto». Secondo Manconi, «con queste premesse è stato in qualche misura fatale che dei due fucilieri e dei due pescatori indiani rimasti uccisi si parlasse per successive ondate emotive, fino a che sull’intera vicenda è calato il silenzio». Vediamo un attimo di riepilogare. Manconi ci spiega che la sinistra - e gran parte dell’apparato mediatico-culturale che ad essa fa riferimento - si è disinteressata al caso dei marò o addirittura ha lavorato per svilirlo a causa dell’atmosfera che gravava su di esso. Latorre e Girone sono militari, dunque «di destra». Inoltre sono bianchi europei in una nazione asiatica, il che li rende rappresentanti dell’Occidente oppressore. Poi la ciliegina: un partito di destra, Fratelli d’Italia, si è preso a cuore la causa dei due marò, dunque era «in qualche misura fatale» che la faccenda fosse ignorata dai cari progressisti. In poche parole, potremmo rendere così il concetto: la difesa dei due militari italiani è stata considerata «roba da fascisti», quindi l’intellighenzia l’ha trascurata. Ecco come la pensano davvero: se sei di destra, o se la destra si occupa di te, non vali niente, meriti di essere dimenticato. E, magari, di farti pure qualche anno di reclusione in una galera indiana, così impari a non piacere alla gente giusta.