2020-12-14
La scusa di Guerra: non avevo tempo per aggiornare il Piano pandemico
Il funzionario che bloccò il rapporto Oms era stato dirigente al ministero per tre anni.All'improvviso a un sacco di gente è venuta voglia di parlare del famoso rapporto critico verso l'Italia ritirato dall'Oms. Ieri sul Fatto Quotidiano è apparsa una lunga intervista a Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell'Oms, sospettato di aver fatto togliere di mezzo il testo imbarazzante per il nostro governo. Guerra, già dirigente del ministero della Salute tra il 2014 e il 2017, è pure accusato dai media di non avere aggiornato il piano pandemico italiano (fermo al 2006). Tale mancato aggiornamento, secondo molti esperti, avrebbe causato almeno 10.000 morti in più nell'emergenza Covid. L'uomo dell'Oms, tramite il Fatto, ha inteso difendersi dalle accuse. Ma la sua versione lascia perplessità.Guerra dice che di aggiornare il piano pandemico italiano avrebbe dovuto occuparsi prima di tutti, nel 2013, il suo predecessore Giuseppe Ruocco. Poi spiega che lui, tra fine 2014 e il 2017, è stato molto impegnato a gestire altre epidemie e non ha avuto tempo di provvedere. Prima di lasciare, avrebbe «iniziato il percorso di revisione», avvisando il ministro. Così dicendo, però, Guerra conferma che il suddetto piano era in effetti fermo al 2006, e non era stato aggiornato nel 2017, come lui stesso ha sostenuto in precedenza. Inoltre, suona un po' strano che dal 2014 al 2017 non ci sia stato un momento per occuparsi della faccenda. Davvero non ha avuto un minuto libero?2Guerra sostiene che il report curato da Francesco Zambon sia stato ritirato perché conteneva inesattezze («per esempio le tabelle di mortalità non erano giuste»). Su questo punto è interessante sentire la replica di Vittore d'Acquarone, legale di Zambon, che ieri ci ha rilasciato alcune dichiarazioni. «Stando alle dichiarazioni del dottor Guerra», spiega l'avvocato, «sembrerebbe che il rapporto sia stato ritirato per la sua scarsa qualità. Al riguardo devo notare che l'estensore è Wim Van Lerberghe, che ha ricoperto negli anni ruoli apicali nell'Oms ed è stato estensore di altri rapporti di rilevanza mondiale. Il rapporto ha superato la catena di controllo dell'Oms, che ne ha autorizzato la pubblicazione. È vero che è stato disposto il ritiro temporaneo, ma per una ragione tecnica a cui è stato posto rimedio in poche ore. Purtroppo però del rapporto, da quel momento, non è più stata autorizzata la pubblicazione». Il legale fa poi una notazione interessante: «Dopo il notevole clamore mediatico suscitato dalla vicenda, scopriamo che la ragione del ritiro del rapporto era molto banale. È suggestivo che questa spiegazione arrivi a 6-7 mesi dai fatti. E poi: se quella è la ragione, perché allora i ricercatori non possono essere sentiti dalla Procura di Bergamo che li ha convocati e chiarire?». Facile: l'Oms non vuole che vadano e tira in ballo l'immunità diplomatica. Guerra invece dagli inquirenti ha potuto presentarsi.3Guerra ripete - lo ha fatto anche sui social - di essere stato sentito in Procura «a titolo personale», mentre per Zambon e gli altri ricercatori ci sarebbe stato il coinvolgimento dell'Oms. Se comunque Zambon e soci volessero farsi sentire, non avrebbero che da rinunciare all'immunità diplomatica e presentarsi. Sentiamo la risposta dell'avvocato di Zambon: «La convocazione in procura a Bergamo è arrivata personalmente al dottor Zambon. È stato lui a informarne l'Oms, la quale ha risposto che Zambon non si doveva presentare e che se lo avesse fatto avrebbe violato le regole dell'istituzione. A noi l'Oms non ha mai prospettato la possibilità di rinunciare all'immunità diplomatica», dichiara il legale. «Purtroppo in questi mesi si è creata una ambiguità. Sembra quasi che qualcuno possa fornire la sua ricostruzione e che ogni ipotesi alternativa venga ostacolata. Guerra è direttore aggiunto dell'Oms e invita i ricercatori tramite i social a rinunciare all'immunità. Se arriverà anche un invito formale dell'Oms a seguire questa strada, Zambon non avrà problemi a rinunciare all'immunità e a presentarsi in Procura».Insomma, non resta che una cosa da fare, per chiarire tutto: che l'Oms autorizzi Zambon e gli altri ricercatori ad andare in Procura a Bergamo. Aspettiamo con ansia che lo faccia. Tanto stiamo parlando di una faccenda banale e non c'è nulla da nascondere, vero?