2023-04-20
La scienza non sa spiegare l’unicità dell’uomo
Francesco Agnoli (IStock)
Nel libro di Francesco Agnoli 18 prove che non siamo solo materia. Ma mente e cervello che ci consentono di dire «Io», pensare e agire con un certo grado di libertà, oltre il determinismo imposto dalle leggi fisiche. E se non avessimo l’anima saremmo fotocopie.Nel 1882, al 45° Congresso dei naturalisti e medici tedeschi, a Lipsia, il fisiologo Emil Du Bois-Reymond (1818-1896) ebbe a dichiarare: «Che rapporto può esserci tra gli atomi nel mio cervello e, dall’altro lato, le mie esperienze originarie e innegabili: ho dolore o desiderio, sento profumo di rosa, odo suono d’organo, vedo rosso? È incomprensibile, e lo sarà sempre, che dalla combinazione di carbonio, azoto, idrogeno, ossigeno, prenda forma la vita cosciente. Ignoramus et ignorabimus».Se l’uomo fosse unicamente il suo cervello, il suo corpo, se cioè l’uomo fosse un oggetto (visione materialista), un «pacchetto» o di geni o di neuroni che impongono all’uomo ciò che essi «decidono», il nostro sentirci unici, singoli, soggetti, liberi... sarebbe solo un inganno, un’illusione, perchè nel regno della materia e degli oggetti, soggettività, libertà, volontà, coscienza, moralità, valori... non esistono. Se invece l’uomo è mente e cervello, anima e corpo, ognuno di noi dice davvero «Io», pensa e agisce con un certo grado di libertà, oltre il rigido determinismo imposto dalle leggi fisiche. Scrive un neurochirurgo di oggi, Massimo Gandolfini, circa 150 anni dopo Emil Du Bois-Reymond: «Non siamo in grado (lo saremo mai?) di spiegarci come da una serie di eventi elettrochimici, che accadono all’interno dei neuroni, rispettando le leggi naturali della fisica e della chimica (quindi uguali in tutti e per tutti), emerga la soggettività di ogni uomo, capace di dare risposte e attuare comportamenti opposti a stimoli identici, manifestando volontà autonoma». Un altro celebre neuroscienziato vivente, Giulio Maira, si esprime così: «Suscita stupore e sconcerto che il nostro cervello sia composto di atomi forgiati miliardi di anni fa nel cuore delle stelle lontane. Per i fisici siamo letteralmente figli delle stelle. La cosa incredibile sta nel fatto che questi atomi si siano assemblati in modo da costituire l’organo più importante dell’universo e che adesso questi atomi formino una massa in grado di riflettere non solo sulle stesse stelle, ma anche sulla propria capacità di pensare. Tuttavia, come da quest’insieme di materia possa nascere un pensiero intelligente è ancora avvolto nel mistero. Nulla nella materia è un grado di spiegare le qualità della mente. Questo è l’enigma della coscienza ed è anche il mistero più profondo della nostra conoscenza. È il problema difficile, “the hard problem”, com’è stato definito da filosofi e neuroscienziati». L’oggetto-cervello, il più complesso dell’universo, composto di neuroni, sottomesso come tutti gli oggetti alle leggi della fisica e della chimica, dunque, non è da solo in grado di spiegare qualcosa di «misterioso», cioè l’unicità della percezione cosciente, soggettiva e singolare del mondo. Abbiamo tutti un pianoforte (il cervello), più o meno simile, con cui entriamo in contatto con il mondo, in modo analogo: eppure ognuno di noi suona la sua propria personale musica! Abbiamo tutti occhiali più o meno simili, eppure allo stesso fiore e allo stesso tramonto, diamo significati diversi. Abbiamo tutti le medesime orecchie, ma persino quando sentiamo lo stesso discorso e le stesse parole, i medesimi suoni fisici, possiamo reagire in modo diversi. Ognuno di noi, insomma, si percepisce e si comporta come un «Io», unico e differente dagli altri. (Non manca, anche in questo caso, chi tenta una risposta materialista alla domanda sull’origine della coscienza. «Forse», scrive il già citato Brooks, «non esiste la coscienza, forse questa consapevolezza costante e questo senso del pensare il mondo in realtà sono un’illusione. Forse il cervello ci inganna…». Non si rende conto, il Brooks, che sta dicendo che il cervello ingannerebbe un io, appena negato. Ma chi inganna chi? Può il cervello - se siamo solo cervello - ingannare sé stesso? Una simile frase, che valenza scientifica e razionale possiede?).Scrive il neuroscienziato vivente Eugenio Melotti: «La soggettività dell’esperienza cosciente mal si sposa con l’oggettività che la scienza esige... ci si potrebbe domandare in che modo la scienza, con il suo metodo fatto di osservazioni oggettive e misurazioni, possa accedere al regno della coscienza, di per sé privato e soggettivo»; e ancora: «in che modo un tessuto grigio rosaceo, umido, del peso di circa 1.400 grammi, racchiuso nel cranio, origina un fenomeno misterioso come l’esperienza di esistere, di essere qualcuno e di abitare in un corpo?». «Da un lato», afferma il neuroscienziato vivente Christof Koch, «c’è il cervello, l’oggetto più complesso dell’universo conosciuto, un’entità materiale soggetta alle leggi della fisica; dall’altra il mondo della consapevolezza, delle immagini e dei suoni della vita, della paura e della rabbia, del desiderio e dell’amore, della noia... La coscienza non compare nelle equazioni che costituiscono i fondamenti della fisica, né nella tavola periodica della chimica e nemmeno nell’infinita sequenza molecolare di A,T, G e C dei nostri geni. Eppure, voi, come me, siamo coscienti»; e ancora: «Gli studiosi non sanno per quale ragione il nostro mondo interiore, il mondo mentale, esiste, e ancora meno sanno di cosa è fatto. Questo enigma pervicace rende la coscienza un’entità irritante per alcuni miei colleghi, e per molti di loro addirittura una sciagura».
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