2020-08-09
La confessione del governo: «Errori sui migranti infetti»
Alberto Cirio, governatore del Piemonte, ha fatto i conti: nell'ultima settimana oltre il 40 per cento dei nuovi contagi è stato registrato fra i migranti ospitati nella Regione. Luca Zaia, governatore del Veneto, non so se abbia fatto i conti, ma visto ciò che è successo in una caserma che a Treviso ospita centinaia di profughi, è assai probabile che se tirasse le somme scoprirebbe percentuali anche più alte di quelle raggiunte in Piemonte, con un numero di contagiati ancora più allarmante. Attenzione, nessuno vuole negare che ci siano italiani, giovani e meno giovani, che per superficialità o per sfortuna si sono beccati il Covid e le ragazze contagiate durante una vacanza in Croazia ne sono la prova.Tuttavia, calcolando il numero di residenti risultati positivi al coronavirus e mettendolo a confronto con gli stranieri che si sono ammalati, si ha conferma di ciò che sosteniamo da giorni, ovvero che il principale pericolo di diffusione del virus oggi è rappresentato da chi sbarca in Italia, via mare o via aereo. Non solo: i centri di accoglienza che spesso ospitano i migranti sono incubatori dell'epidemia, perché non c'è modo più rapido di ammalarsi che vivere in una comunità in cui è difficile, se non impossibile, garantire il distanziamento sociale e il caso di Treviso ne è la dimostrazione.Nell'ex caserma trasformata in centro di accoglienza e affidata a una società privata, dopo aver scoperto decine di profughi positivi al virus, i migranti avrebbero dovuto essere posti in quarantena e soprattutto essere separati fra malati e sani. Invece, a distanza di giorni si è scoperto che niente di tutto ciò è stato fatto. Per settimane, dopo che decine di ospiti si erano rivelati malati, i richiedenti asilo hanno continuato a vivere nelle stesse stanze, senza nessuna differenza fra contagiati e non. La cooperativa che aveva la gestione del centro dice che ad aver impedito una divisione netta fra i migranti sono stati gli stessi ospiti, che si sono ribellati alle limitazioni e, addirittura, avrebbero perfino sequestrato per qualche ora i medici. Non sappiamo se le cose siano effettivamente andate come le racconta chi doveva vigilare, né se ci sia una responsabilità della prefettura per non aver adottato misure rigorose di contenimento: vedremo che cosa appurerà l'inchiesta in corso. Sta di fatto che il centro di accoglienza si è rivelato un centro di diffusione dei contagi. Al momento, i casi registrati sono oltre 200 e se in Veneto i numeri dei positivi al Covid sono improvvisamente raddoppiati lo si deve essenzialmente agli immigrati. Che si tratti di regolari che rientrano dai Paesi d'origine o di irregolari che sbarcano chiedendo asilo, oggi il pericolo più grave arriva da chi italiano non è. Pochi giorni fa il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, nel tentativo di tranquillizzare l'opinione pubblica, aveva sostenuto che solo un nuovo contagiato su quattro era straniero, quasi che la percentuale non costituisse motivo di preoccupazione. In realtà, oggi scopriamo numeri addirittura peggiori di quelli già allarmanti forniti dall'esponente del Pd.Per settimane il governo ha cercato di minimizzare l'allarme, ma oggi ci si rende conto di come con faciloneria e improvvisazione si sia affrontato un pericolo reale, ovvero che proprio fra i migranti si diffondesse il virus. Ai nuovi arrivati non sono stati fatti i tamponi, ma solo dei generici accertamenti, in qualche caso dei test, pur sapendo dei risultati spesso poco attendibili che certe misurazioni offrivano. Con colpevole ritardo, oggi ci si rende conto che i tamponi sono l'unico strumento per accertare se vi siano tra i profughi dei malati e dunque si dispongono nuove misure proprio mentre il numero dei profughi aumenta e non ci sono luoghi dove ospitarli se non ricorrendo a navi traghetto reperite a caro prezzo. Sì, se già la lentezza con cui il governo ha reagito nella prima fase dell'emergenza è poco giustificabile, oggi l'improvvisazione con cui il ministero dell'Interno, quello della Salute e Palazzo Chigi affrontano la nuova ondata di contagi è intollerabile. Certo, fino a che la maggioranza si affiderà al giudizio di «esperti» come Pier Luigi Lopalco, il virologo candidato in Puglia con il Pd, il quale sostiene che il virus non viaggia sui barconi ma in prima classe, sarà difficile arginare i contagi. L'ideologia dell'accoglienza a tutti i costi certo non è un vaccino che può sconfiggere il Covid. Così come per battere l'epidemia non serve un premier che ignora ciò che accade in casa sua. La frase con cui Giuseppe Conte nega di aver ricevuto dal Comitato tecnico scientifico la richiesta di dichiarare Alzano Lombardo e Nembro zona rossa rimarrà agli atti. Dichiarando di non aver visto il documento, che pure è stato inviato e registrato dagli uffici di Palazzo Chigi, l'ex avvocato del popolo ha certificato di non avere il polso della situazione. Il suo è il primo caso di un presidente del Consiglio all'oscuro, che il giorno in cui prende coscienza di aver ignorato un allarme non dispone provvedimenti contro chi gli ha nascosto atti importanti per la sicurezza dei cittadini e nemmeno se ne assume, come è richiesto a chi governa, la responsabilità. Abbiamo avuto in passato un ministro che a sua insaputa si vide pagare una casa. Oggi abbiamo un capo del governo che a sua insaputa riceve una sollecitazione urgente a prendere provvedimenti per la sicurezza del Paese. Il primo si dimise. Del secondo aspettiamo la lettera. Segnaliamo solo che un conto è un appartamento, un altro la salute degli italiani.