2019-07-21
La riforma Bonisoli è da statalisti e scippa l’autonomia ai musei italiani
Il decreto del ministro per i Beni culturali approvato in Cdm: un testo veterocomunista che fa il gioco di sindacati e burocrati.Pochi giorni fa è stato approvato in Consiglio dei ministri, un decreto del ministro Alberto Bonisoli, sulla riforma dei Beni culturali. Purtroppo è un'ulteriore dimostrazione della scarsa attitudine a comprendere realmente l'importanza per l'Italia del «tesoro» culturale italiano, come da sempre mi preme definirlo e l'enorme potenzialità e la forza propulsiva per l'intero sistema economico. La riforma costituisce solo un ulteriore livello di burocratizzazione del ministero, in particolare viene di molto rafforzata la figura del segretario generale, un accentramento assoluto dei poteri centrali lasciando minore autonomia ai musei.Si evidenzia direi un tratto un po' poliziesco ricalcato sulla figure dirigenziali di vertice del ministero, che diventa una mannaia sull'autonomia dei musei, quasi un tentativo di trasformare il ministero in una succursale delle forze dell'ordine, con la mano pesante dei sindacati a tutti i livelli, si vedano per esempio i richiami alle nuove assunzioni, alle nuove tipologie di lavoro, ai percorsi di carriera, alla valorizzazione dei tecnici, all'aumento degli incarichi dirigenziali, cioè spesa, spesa, senza alcun accenno alla misurazione dei risultati.Non si può dunque che dare un giudizio estremamente negativo, non solo sulla riforma ma sulla sua visione pletorica e personalistica, che non tocca nessuno dei punti essenziali per la vita del Mibac: come l'uso degli spazi, musei, parchi archeologici e dei beni (opere d'arte) per l'interesse pubblico, rapporto con le Accademie, artisti, attori pubblici e privati legati alla promozione della cultura e al mercato dell'arte come per esempio Comuni, artisti, galleristi, collezionisti, recupero strutturale dei magazzini museali e distribuzione ai musei minori dei beni non esposti, rapporto con i circuiti museali internazionali a fini promozionali per l'Italia, come il Louvre Abu Dhabi. L'unica cosa buona, il mantenimento della Soprintendenza unica.Mi sentirei di scommettere che il ministro Bonisoli non l'abbia neppure letta in quanto scritta da mani esperte, burocrati di una veterosinistra con una visione molto poco liberale, a differenza del programma culturale della Lega per le elezioni politiche del 2018, che il sottoscritto ha contribuito a scrivere.Per citare solo alcuni punti di tale programma: gratuità dei musei e tutti i siti archeologici statali 365 giorni l'anno, con l'obiettivo di raggiungere i 100 milioni di visitatori l'anno, dai 50 milioni attuali. Affidamento in alcuni casi della gestione di siti a privati, anche stranieri, investimenti nei musei attraverso il credito d'imposta e digitalizzazione totale delle strutture museali, promuovendo il nostro immenso patrimonio artistico con logiche di marketing d'impresa, anche con manager da affiancare ai direttori solo per i più grandi musei, che solitamente sono storici dell'arte.Altro tema essenziale è il super potenziamento dell'Art bonus, ora depotenziato, introdotto da Claudio Franceschini, con l'obiettivo dei 500 milioni in tre anni di donazioni da mecenati a fronte dei soli circa 180/200 milioni dalla sua introduzione nel 2014. Attualmente: è concesso donare solo per beni pubblici da soggetti privati e società non commerciali con un credito d'imposta al 65% e limiti del 15% del reddito imponibile per i privati e il 5x1000 del proprio fatturato per le società. Invece il contributo su beni culturali artistici dovrebbero beneficiare di un credito d'imposta fino al 100% e senza alcun limite e i soggetti autorizzati si dovrebbero estendere a: soggetti privati italiani e stranieri residenti in Italia, enti non commerciali italiani e stranieri, con sedi anche in Italia, enti commerciali a titolo di sponsor, italiani e stranieri, con sedi anche in Italia e istituti bancari. L'erogazione del contributo dovrebbe essere ampliato ai beni culturali pubblici, musei statali e beni culturali privati, ma di interesse pubblico riconosciuto. Con la defiscalizzazione al 100%, un privato o società è libero di destinare il proprio contributo fiscale, decidendo il bene culturale che più gli è caro o vicino; dove non arriva lo Stato arriva il privato .Altro tema è la notifica europea di un'opera d'arte: attualmente: la soglia minima per ottenere la libera circolazione è il valore dell'opera entro i 13.500 euro e 70 anni dall'esecuzione dell'opera. Obiettivo: notifica dei beni valida per tutta l'Europa, con l'obiettivo di renderla comune con gli altri Stati membri, l'Italia potrebbe fare da apripista. I beni notificati, potranno circolare liberamente solo in Europa, se lo Stato desidera notificare un bene, lo sarà in ambito europeo, aumentando anche la soglia minima per la libera circolazione europea con diversi scaglioni a seconda del tipo di bene e opera d'arte, ad esempio: 13.500 euro per libri, manoscritti, archeologia, 150.000 euro per le sculture, 250.000 euro per i dipinti.Si assisterebbe a un probabile ritorno dei maggiori player internazionali come Christie's e Sotheby's, per i minori vincoli sulle opere d'arte e agevolazione fiscale rispetto ad altri Paesi, che sono passate da una sessantina di aste all'anno negli anni Novanta in Italia a meno di cinque. Pensiamo all'indotto che si genererebbe, con assunzioni e lavoro da molte imprese del settore, artigiani, restauratori, storici d'arte, antiquari, forza lavoro in genere, quindi maggiori entrate fiscali da parte dello Stato come Iva e contributi vari.Da ultimo con le Colline del Prosecco, l'Italia raggiunge quota record di 55 siti Unesco, ma siamo i meno competitivi. Il Rac, l'indice che analizza il ritorno economico sui siti Unesco, gli Stati Uniti sono al primo posto con la metà dei siti italiani e hanno ritorno commerciale pari a 16 volte quello italiano, la Francia e il Regno Unito tra quattro e sette volte quello italiano, benché anche questi Stati abbiano un numero decisamente inferiore di siti.Io sto toccando con mano le tante necessità, come membro, in rappresentanza della presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi, della commissione Progetto bellezza, recuperiamo i luoghi d'arte dimenticati; commissione istituita dai precedenti governi e che prosegue con l'attuale governo, con in dote 150 milioni di euro da distribuire a soli 271 beni culturali, perché si raggiunge la capienza, di ogni natura e specie sparsi in tutta Italia, su migliaia e migliaia di richieste pervenute.Insomma ci sarebbe moltissimo da fare, ma con tutta un'altra testa, un'altra volontà e reale comprensione di ciò di cui stiamo parlando, un immenso e unico patrimonio culturale e artistico.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.