2022-11-16
La rappresaglia di Mattarella
Sergio Mattarella (Getty Images)
Dopo la telefonata (non concordata) con Emmanuel Macron, il presidente ammette che la politica estera non rientra tra le sue prerogative. Ma poi insiste a dettare la linea su sanità, immigrazione ed economia. Si sta vendicando perché Fdi non ha votato la sua rielezione?Sono andato a rileggermi i poteri che la Costituzione attribuisce al capo dello Stato. L’articolo 87 stabilisce che il presidente della Repubblica promulghi le leggi e i decreti, nomini i funzionari dello Stato nei casi previsti, accrediti i rappresentanti diplomatici, sciolga il Parlamento e indica le elezioni e i referendum, conceda la grazia e commuti le pene ai condannati, mandi messaggi alle Camere per richiamarne l’attenzione, presieda il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio supremo di difesa e dichiari lo stato di guerra se questo è deliberato dal Parlamento. Insomma, il capo dello Stato non governa e non può governare.E la responsabilità dei suoi atti - come spiegò Meuccio Ruini, presidente della commissione incaricata di redigere la Costituzione - è assunta dal primo ministro e dai ministri che li controfirmano. Dunque, non si comprende perché Sergio Mattarella senta il bisogno irrefrenabile di «guidare» il governo, correggendo ciò che non gli piace dell’esecutivo. Ovviamente mi riferisco alla famosa telefonata con Emmanuel Macron, suo omologo francese, conversazione che da quanto risulta non è stata concordata con il presidente del Consiglio, anche se la politica estera non è di competenza del Quirinale, ma di chi siede a Palazzo Chigi. È stato lo stesso inquilino del Colle a ricordarlo, precisando che la materia è questione del governo. Perciò, a maggior ragione ci si chiede perché abbia sentito l’esigenza di alzare la cornetta e chiamare l’Eliseo. Rapporti di buon vicinato, dovuti anche a un trattato che è stato sottoscritto proprio sotto il suo sguardo benaugurante? La sola idea fa sorridere, perché nel comunicato emesso dopo il colloquio, si parla della grande importanza della relazione tra i due Paesi e di una condivisione della necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore, sia in ambito bilaterale sia dell’Unione europea. Chiaro il concetto? Mattarella ha telefonato per correggere Giorgia Meloni, assicurando piena condivisione della necessità che Francia e Italia collaborino. Se non c’è una sconfessione della linea seguita dal governo sul tema dei migranti è perché nei comunicati ufficiali i panni sporchi non si lavano in pubblico e si preferisce lasciar intendere piuttosto che dire. E però che il senso sia quello è piuttosto evidente, anche perché i giornaloni si sono affrettati a sommergere di saliva il Quirinale, lodando il presidente per aver messo una toppa allo strappo provocato dall’esecutivo. Una sconfessione dell’azione di governo e una scorrettezza istituzionale che a un certo punto deve essere parsa eccessiva perfino a Mattarella, il quale appunto ieri si è affrettato a dire che la competenza in politica estera non è affar suo, ma nonostante la precisazione, la decisione di telefonare a Macron non lascia dubbi e infatti, a testate unificate, tutta la stampa ha insistito a scrivere che il capo dello Stato ha messo sotto tutela il governo. Che Mattarella voglia costringere Giorgia Meloni a un passo indietro, del resto, sembra evidente anche dalle parole da lui pronunciate sempre ieri, dopo la rettifica sulla linea di politica internazionale. Parlando in trasferta, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università dell’Insubria, il presidente non si è lasciato sfuggire l’occasione di lanciare i suoi messaggi. «Esistono Paesi piccoli e Paesi che non hanno ancora capito di essere piccoli, perché nessuno, anche il più grande, può fare da solo». Difficile non vedere una stoccata a Giorgia Meloni e alla sua pretesa di difendere gli interessi nazionali. Ma se qualcuno ancora non si era convinto, è bastato ascoltare il resto, là dove il capo dello Stato ha dichiarato che l’integrazione va costruita giorno per giorno, con pazienza. «Occorre continuare malgrado ogni tanto affiorino illusioni di ritorno indietro». «Sfide come quella del cambiamento climatico, delle migrazioni, della sanità e dell’economia globalizzata, sono impegni che nessuno Stato è in grado di affrontare da solo». La predica inutile di Mattarella a questo punto non lascia dubbi. Il presidente ha parlato a studenti e professori perché Meloni intenda e magari per togliersi la soddisfazione di darle una lezione, ricordandosi che lei fu la sola a non votarne la rielezione. Schierarsi con Macron - perché questo ha fatto - significa delegittimare il capo del governo. Come stabilisce l’articolo 90 della Costituzione, il presidente della Repubblica non è responsabile per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, ma c’è una responsabilità morale che consiste nella difesa degli interessi di uno Stato estero a scapito dei nostri. Dire che l’Italia si crede grande e non si è ancora resa conto di essere piccola, spacciare per integrazione ciò che è sottomissione, piegarsi a politiche che non fanno il bene del Paese, non significa rappresentare gli italiani, compito che la Costituzione dà a Mattarella, ma tradirli. L’articolo 1 dice che la sovranità appartiene al popolo e non parla di Re Sergio I. Dunque, il capo dello Stato se ne faccia una ragione: con il voto, gli elettori hanno dato al governo un mandato chiaro che né lui né Macron né nessun altro possono cambiare.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)