2018-06-16
Saviano e la Rai fanno lo spot alla droga in classe
Lo scrittore, protagonista del programma «Il supplente», spiega agli studenti di un liceo le virtù della marijuana libera. Ragazzi in estasi e il Pd applaude. È cominciato mercoledì sera su Rai2 Il Supplente: al posto del professore, a scuola arriva come supplente un Vip. Il primo è stato Roberto Saviano. Il quale ha trasformato la sua lezione di storia ai ragazzi della classe V del liceo classico Giordano Bruno di Maddaloni, registrata e trasmessa in prima serata sul servizio pubblico, in uno spot pro legalizzazione delle droghe. Nessun accenno alle conseguenze (morte compresa) sui consumatori di sostanze stupefacenti. Nessun esempio dalla realtà anche recente, come la tragica vicenda di Pamela Mastropietro che - in fuga da una comunità di recupero dalla tossicodipendenza alla ricerca della droga - è stata drogata, violentata e uccisa da un branco di nigeriani. Esaminiamo però la «lezione» di Roberto. Saviano mostra una foto di Al Capone e attacca: «Proibizionismo. Gli Usa, dal 1919 al 1933 decidono di vietare uso e trasporto dell'alcol. Si innesca immediatamente un corto circuito per cui un gesto legale, che magari può sembrare anche a difesa dei cittadini, diventa il più grande strumento di approvvigionamento economico delle mafie. Diventano ricchissime perché riescono a gestire l'alcol. Lo Stato vieta e loro da una bottiglia di whisky ci guadagnano tre, quattro, cinque volte tanto rispetto al prezzo precedente. Ve l'ho voluta far vedere per poter introdurre questo racconto: quando si tratta di rendere illegale una sostanza, magari tu pensi che possa servire a tutelare una persona, a difendere una popolazione, a dare più sicurezza ai cittadini, invece arricchisci un'organizzazione criminale». La studentessa Pasqualina, con il candore di chi si fida ciecamente di uno scrittore indicato da mezza Italia come un paladino, ripete a pappagallo: «La proibizione non risolve il problema, va solo a incrementare le società mafiose e camorristiche».«Solo». Sarebbe bello se fosse così. La droga consuma e spesso stermina adolescenti e adulti, ma questo, a Pasqualina, Saviano non lo ha detto. Se la società proibizionista fosse attiva sul fronte della prevenzione, della disintossicazione e della lotta alla criminalità organizzata, sarebbero risolti spaccio ed uso senza bisogno di legalizzare. Ma non c'è spazio per la verità, c'è la foto successiva: Saviano - tenendo in mano quello che sembra uno spinello - specifica che è solo tabacco: «In realtà non sono un appassionato, neanche di tabacco, a stento mi bevo una birra. Però volevo raccontare che cosa significa legalizzare l'erba. A chi fa proprio schifo e non fumerebbe mai in nessun caso?». Qualcuno dice no. Il «professore» insiste: «Siete mai stati curiosi?», e i ragazzi rispondono di sì. «Chi di voi è per la legalizzazione?». Alzata di mano abbondante, che lo scrittore commenta con un esaltato «Interessante...». «Chi è per la proibizione?», domanda poi. Rispondono in due e Roberto chiede loro di spiegare perché. Uno dice che legalizzare le droghe leggere non intaccherebbe lo spaccio di quelle pesanti. Saviano è colpito, ma non affonda, anzi trasforma l'obiezione nel pretesto per pubblicizzare la legalizzazione totale: «Giusta riflessione. Quei soldi rientrano, ma la coca è il grande mercato. Possiamo mai legalizzare la coca? Beh, il problema c'è. Io sono per la legalizzazione, ma comprendo fino in fondo le ragioni proibizioniste. Anche se per la visione che ho io dei diritti ciò che io non farei non deve diventare mai ciò che gli altri non devono fare. Fumare non fa bene e legalizzare non significa dire “andate", però permette allo Stato di sapere cosa ti fumi e cosa ti bevi. Se invece lasci tutto nella oscura zona della criminalità non puoi governare, non puoi comprendere». Quindi - da paradigma predicatorio - il nostro mostra i «dati». Con il consiglio di tenerli a mente: «71,6 tonnellate di sostanze stupefacenti sequestrate, 65,5 sono cannabis e derivati». E i dati sulle dipendenze? Sulle morti, sulle invalidità a seguito dell'uso? Non rilevano, sono da ragionieri pro vita, non da ragionieri pro cassa e pro morte: «Se sulla cannabis venisse applicata la stessa imposta applicata sulle sigarette, allo Stato entrerebbero 3,9 miliardi di euro», dichiara Saviano. E conclude: «Traffico di droga (specifica: «Tutto, la roba, la coca, le pasticche», usando il lessico di un rapper di borgata, ndr) 28 miliardi all'anno, solo la cannabis e derivati sono 7,7 miliardi l'anno». Lo studente Giovanni, subito dopo questo lavaggio del cervello afferma: «Legalizzare le droghe leggere potrebbe essere molto utile, soprattutto in merito ai dati che ci sono stati fatti vedere. Già lo pensavo prima, ma adesso ne sono ancora più convinto». Lo spot ha fatto effetto. Stupirsi che Saviano «combatta» per pochi soli temi (diritti di rom e sinti, diritti degli immigrati, legalizzazione delle droghe) è ormai tempo perso. Indigna e preoccupa, però, che lo spot pro droga raccolga anche il plauso di personaggi politici come l'ex ministro Maurizio Martina, il quale ha twittato: «Con Il Supplente una bellissima pagina di servizio pubblico della Rai. Complimenti a Roberto Saviano». Ancora più inquietante, poi, è che il disinteresse di Saviano e Martina per le conseguenze dell'uso di droga collimi con l'inazione dei recenti governi. Carlo Giovanardi è stato l'ultimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al contrasto delle tossicodipendenze (dal 2008 al 2011). Dopo di lui, il nulla. Il dipartimento delle Politiche antidroga del Consiglio dei ministri ha pubblicato giusto dieci giorni fa la Relazione europea sulla droga 2018. Sul preoccupante aumento dell'offerta di droghe leggere, pesanti e sintetiche il testo è chiaro. Lo stesso commissario europeo Dimitris Avramopulos, si legge sul sito del dipartimento, «ha dichiarato che si assiste in Europa ad un aumento della produzione e della disponibilità di droghe anche grazie al mercato online e ha posto l'accento sull'importanza di attuare azioni mirate allo sviluppo della resilienza e della reattività per affrontare il fenomeno e proteggere al meglio i cittadini europei contro la pericolosità delle droghe». Non ci sembra che lo spot per la legalizzazione sia un'azione mirata e adatta.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?