2020-05-06
La Pisano torchiata dal Copasir dopo il pasticcio sull’app fantasma
Il ministro dell'Innovazione grillino pungolato per due ore dal Comitato per la sicurezza. Sul tavolo i criteri di scelta di Immuni poco trasparenti. Schiaffo dei dem «atlantisti» al M5s: «Errore il memorandum cinese».Doveva essere uno dei simboli della trasparenza a 5 stelle, ma invece la applicazione Immuni rischia di diventare uno dei tanti misteri della repubblica italiana. Del resto nessuno l'ha ancora vista - nonostante l'Italia sia entrata nella fase 2 di emergenza sanitaria - e soprattutto iniziano a circolare documenti sul fatto che la scelta dell'azienda produttrice Bending Spoons sia stata fatta quasi direttamente dal ministro per l'Innovazione Paola Pisano. Tanto che ieri il ministro pentastellato è stato sentito per più di due ore al Copasir, il comitato di controllo parlamentare sui nostri servizi segreti. L'audizione è durata così a lungo che quella del commissario Domenico Arcuri è stata rinviata a giovedì mattina. Del resto sono ancora troppi i nodi da sciogliere sul tavolo, dalle possibili ingerenze straniere nell'applicazione di tracciamento alla gestione dei dati sanitari, fino appunto a come si è arrivati a selezionare Bending Spoons. Proprio rispetto alle ingerenze di stati esteri negli ultimi giorni il Pd, tramite i ministri Enzo Amendola e Lorenzo Guerini, ha iniziato a prendere le distanze dalla Cina, spiegando che il governo Conte non sarà più filocinese. Secondo Formiche.net, Amendola avrebbe detto che «con noi al governo il memorandum con la Cina (siglato su spinta del M5s nel Conte Uno, ndr) non l'avremmo firmato». In ogni caso stando alle indiscrezioni giornalistiche il bando presentato per l'applicazione alla fine di marzo sarebbe servito a poco, mentre di sicuro si poteva evitare la creazione di una task force di 74 esperti sbandierata a destra e sinistra dal governo come un inno alla concertazione. Non si spiega in altro modo la lettera che è stata pubblicata proproprio ieri dal Foglio dove è stata rivelata una comunicazione della Pisano al presidente del Consiglio Giuseppe Conte del 10 aprile. Si legge che «il gruppo di lavoro ha indicato nella soluzione denominata Immuni… quella più rispondente alle attuali necessità». Quella lettera ha di fatto sconfessato il lavoro della task force, in particolare del gruppo 6, dove compaiono anche due economisti e collaboratori del Foglio, Carlo Alberto Carnevale Maffè e Alfonso Fuggetta. È stato questo comitato di lavoro, infatti, come si legge nei documenti pubblicati la settimana scorsa, a chiedere la valutazione anche di un'altra proposta sul tavolo, quella di Covid app, e soprattutto a ritenere come «opportuno che il processo d'implementazione preveda il test in parallelo delle due soluzioni tecnologiche individuate». Di test infatti non se ne sono visti. Il 16 aprile il commissario Arcuri ha approvato la scelta della Pisano. E della task force non è rimasto niente, se non le tensioni con il ministero. Sono rimaste le polemiche e soprattutto Bending Spoons con la sua applicazione che gli italiani non hanno ancora scaricato sugli smartphone. D'altra parte a ben guardare i nomi della task force si può notare che a coordinare i lavori sono stati, oltre al ministro, Paolo De Rosa,e Gualtiero Walter Ricciardi. De Rosa è uno dei punti di riferimento del dipartimento di trasformazione digitale di Luca Attias, insediato a gennaio. Scelto proprio dalla Pisano, è il numero uno della parte tecnica nonché quello che avrebbe avuto l'ultima parola proprio su Bending Spoons. Mentre Ricciardi ha avuto negli ultimi giorni parole critiche sull'applicazione, sostenendo che «da sola non basta». In ogni caso vige il silenzio sulle 319 proposte presentate al bando. Allo stesso tempo il ministro non ha mai fornito trasparenza sulla decisione di affidarsi all'azienda milanese. Bending Spoon, nata come start up, è diventata un vero e proprio gioiello che ha chiuso il 2018 con ricavi per 45 milioni di euro. Ma dallo scorso anno qualcosa è cambiato. I soci hanno aperto il capitale a quello che Il Sole 24 ore ha definito il salotto buono della finanza italiana. A entrare - oltre a H14 dei figli di Silvio Berlusconi e al fondo di Hong Kong Nuo Capital - è stato Startip, società della holding Tamburi creata nel 2017 per investire in startup. Giovanni Tamburi è una vera e propria istituzione nel panorama economico italiano. È stato in Bastogi alla fine degli anni Settanta, ha lavorato al fianco di Guido Roberto Vitale per 10 anni in Euroimmobiliare, è tutt'ora uno dei più importanti azionisti del made in Italy nel mondo. Nel 2016 ha investito 100 milioni di euro in Ferrari, poi ha quote in Amplifon, Moncler, Prysmian, Eataly, Hugo Boss, Azimut Benetti, Ovs e molte altre ancora. Chi conosce Tamburi sa che è molto organico al sistema italiano. Non a caso lo si vede spesso nella sede di Cassa depositi e prestiti a Milano, insieme con Vito Lo Piccolo, ex Deutsche Bank e ora capo del fondo di investimento italiano di Cdp. Insomma che Bending Spoon fosse nota è un dato assodato. Del resto ha iniziato a fare capolino sui quotidiani già in piena apertura del bando. Era il 24 marzo, quando Luca Foresti del Centro Medico Sant'Agostino, spiegava al Corriere del progetto messo insieme con Bending Spoons e Jakala. Nello stesso giorno sul Messaggero si poteva invece leggere di un'altra proposta di applicazione, quella della startup salernitana Softmining che si era avvalsa delle competenze di Carnevale Maffè e Fuggetta.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)