2019-08-18
La pigrizia può diventare patologica ma per molti è una filosofia di vita
Winston Churchill stava interi pomeriggi in ozio, Gioachino Rossini non si chinava se cadeva uno spartito, Marilyn Monroe era sempre sul divano. La top model Linda Evangelista: «Per meno di 10.000 dollari al dì non mi alzo neanche dal letto».La prima legge di Newton dice che un corpo in movimento tende a rimanere in movimento e che un corpo fermo tende a non muoversi. Questo spiega come anche una super top model come Linda Evangelista qualche anno fa dichiarò: «Non mi alzo neanche dal letto per meno di 10.000 dollari al giorno». In questi tempi così frenetici è difficile pensare che qualcuno riesca ancora a peccare d'accidia. Eppure l'ozio, la noia, l'avversione al lavoro, all'operosità restano uno dei vizi capitali più comuni all'uomo. A cominciare da quel 29 per cento dei ragazzi europei fra i 15 e i 29 anni che non studia, non lavora e non cerca neanche un'occupazione. In Italia di giovani accidiosi, i cosiddetti Neet, se ne contano 2,116 milioni. E se politica ed economia hanno le loro responsabilità, anche la scienza ci mette del suo. Uno studio della University of British Columbia ha rivelato che il cervello è pigro. È attratto in modo innato da comportamenti sedentari. Come sosteneva Søren Kierkegaard, in uno scritto, l'accidia esiste sin dalla notte dei tempi: «Circola insidiosa in cielo, in terra e in ogni luogo. Dato che gli dei si annoiavano, crearono l'uomo. Anche Adamo era accidioso, perciò fu creata Eva. Da quell'istante la noia entrò nel mondo e crebbe di dimensioni nella misura in cui crebbe la popolazione. Adamo si annoiava da solo, poi Adamo ed Eva si annoiavano insieme, poi Adamo, Eva, Caino e Abele si annoiavano in famiglia, poi la popolazione del mondo aumentò, e le genti si annoiavano in massa».Winston Churchill (1874-1965), nato svogliato, andava male a scuola perché non aveva voglia di studiare. La sua accidia lo portò a non iscriversi alle superiori. Allo studio preferiva una sedia a dondolo, sulla quale passava interi pomeriggi. Anche nel film The Crown l'ex primo ministro inglese è sempre sprofondato nella sua poltrona. Per tutta la vita poi Churchill s'impegnò per stare lontano dallo sport. Il suo motto: «No sports». Evagrio Pontico (345- 399), monaco, asceta, chiamò l'accidia il «demone del mezzogiorno», la immaginò come un brutto corvo nero che, con le sue enormi ali, oscurava il sole, trasformando deserti nella palude stigia, lì dove Dante cacciò i suoi accidiosi invisibili, sommersi nel fango in una perpetua apnea. Prima di essere descritta dai pensatori cristiani, l'accidia, era un concetto marginale, che indicava torpidezza mentale, mancanza di partecipazione. Eschilo usava la parola pigrizia nel significato di «riluttante» o «restio». Una sorta di resistenza a fare cose inutili o troppo dispendiose rispetto al risultato da ottenere. Fëdor Dostoevskij (1821-1881) nei Ricordi dal sottosuolo: «Se perlomeno non facessi nulla solo per pigrizia! Signore Iddio, quanto rispetto nutrirei allora per me stesso! Mi rispetterei perché in quel caso avrei almeno qualcosa: la pigrizia; almeno questa qualità la possederei in modo certo e positivo, in modo tale da esserne sicuro io stesso. Domanda: quello chi è? Risposta: un fannullone; ecco, non sarebbe mica spiacevole sentir dire una cosa simile sul proprio conto. Significherebbe che sono stato definito in maniera certa e positiva, e che sul conto mio c'è qualcosa da dire. «Fannullone!» Ma questo è un titolo, una missione, tutta una carriera».Ivan Aleksandrovič Gončarov (1812-1891) creò dalla sua arguta penna Oblómov, l'eroe immortale della pigrizia. Sempre stanco questo provinciale idealista, irresoluto che vive della rendita di una tenuta dimenticata, passava la sua vita in posizione orizzontale sdraiato nel suo letto o talvolta sul divano. Un capolavoro che divenne ragion di vita di Lelio Luttazzi: «Ho eletto Oblómov a mio modello. L'oblomovismo non è solo pigrizia, inettitudine, incapacità di azione. È tutto questo ma anche deliberata autoemarginazione, intransigente rifiuto di tante cose che per gli altri sono importanti: il lavoro, l'efficientismo, il giovanilismo, la carriera... […] Ogni tanto querelo. Vinco sempre. E con una querela che mi son preso il lusso di comprare la barca, la mia Oblómov».John Boynton Priestley (1894-1984), nel suo pamphlet Sul non far niente, se la prese con il culto dell'efficientismo: «Se, per esempio, nel luglio del 1914, quando faceva un tempo splendido per oziare, tutti, imperatori, re, arciduchi, statisti, generali, giornalisti, fossero stati colti dal desiderio di non far niente, allora saremmo stati molto meglio di come siamo adesso. Ma no, la dottrina della vita attiva continuava a dominare incontrastata; non c'era da perder tempo; qualcosa andava fatto. E, come sappiamo, qualcosa venne fatto».la noia di moraviaGioachino Rossini (1972-1868) è considerato da molti dei suoi numerosi biografi come uno scansafatiche inguaribile. Tanto era attivo nella sua produzione musicale - scrisse il Barbiere di Siviglia in meno di un mese - tanto era pigro nella vita. Si racconta che piuttosto che chinarsi per raccogliere uno spartito caduto accidentalmente preferì riscrivere la parte. Secondo Alberto Moravia questo stato catartico dell'artista era paragonabile a uno stato di riposo della terra al tempo stesso capace di regalare scoppi vitali memorabili e fulminei. E Moravia, autore de Gli indifferenti, La noia, La vita interiore eccetera, d'accidia se ne intendeva.Annalena Benini (1975) raccontava sulle colonne del Foglio di quando «Natalia Ginzburg, per difendersi dalla pigrizia, si era fatta fare una chiave dell'ufficio, alla casa editrice, e ci si chiudeva dentro a lavorare anche la domenica. Si alzava prima dell'alba, per contrastare il terrore di perdere tempo oziando e fantasticando. Per difendersi dalla pigrizia Giorgio Bassani cercava di seguire il consiglio di Mario Soldati: «Ti ricordi la raccomandazione del vecchio Flaubert al giovane Maupassant: meno puttane e meno canottaggio? Ebbene a te basterà meno bicicletta e più tavolino. E così Bassani sedeva al tavolino, cancellava, riscriveva, incespicava, ricominciava, si lamentava: “Che fatica, comunque, che fatica e che pena!"». Tra i pigri famosi ci sono anche Fiorello: «Amo molto moglie e figli e amo molto anche il divano». Maurizio Seymandi: «Ho firmato un contratto con la pigrizia». Roberto Rossellini, quando non lavorava, passava giornate intere steso sul suo letto, dormendo, leggendo o spiluccando, Marilyn Monroe, sempre in ritardo perché incapace di sollevarsi da un letto o da un divano, Cameron Diaz, ipercinetica sullo schermo quanto pigra nella vita. Per non arrivare in ritardo sul set impone orari più comodi per lei, Iggy Pop, troppo annoiato persino per dormire («I bore myself to sleep at night»), Aldo Fabrizi afflitto da una romanesca pigrizia che gli impedì di farsi una propria compagnia teatrale e Charles Bukowski: «La mia ambizione è ostacolata dalla mia pigrizia».i vitelloni di felliniFederico Fellini (1920-1993), maestro assoluto dell'accidia inerte. Salman Rushdie: «Il protagonista dei suoi film è quasi sempre, in un modo o nell'altro, un vitellone: un perdigiorno, a volte povero, a volte benestante, ma sempre uno sperperatore, la cui incarnazione suprema è il Mastroianni della Dolce vita e di 8½, alienato, malinconico, alla deriva, passivo, perduto. Eccolo, il Marcello dagli occhi stanchi, bello e fragile, la sigaretta in mano e una donna al fianco, una donna che è in procinto di perdere. Ciondola lungo via Veneto, poi per sudici vicoli e poi ancora nel mondo della dolce vita, nelle case dei ricchi. Vaga tra feste mosce e decadenti, sopraffatto dall'inerzia, dall'incapacità di operare una scelta o di dare un impulso alla propria vita, come per una paralisi dello spirito […] Queste incarnazioni di accidia non sono semplicemente dannate. Sono già all'inferno, a ballare con Saligia tra le fiamme».reagan batte carterRonald Reagan (1911-2004) con la sua pigrizia batté 43,9 milioni di voti contro 35,4 di Jimmy Carter, diventando così presidente degli Stati Uniti più accidioso della storia. Sua è la battuta: «Non si muore di troppo lavoro, ma meglio non rischiare». Tuttavia al suo staff aveva dato istruzioni precise: «Per le questioni importanti svegliatemi pure, sia di notte che durante le riunioni di Gabinetto». Anche la sua rivoluzione, fatta con meno Stato e più mercato, fu considerata tranquilla. Umberto Galimberti (1942) scrive in I vizi capitali e i nuovi vizi: Opere XIV: «Per gli psichiatri Carlo Maggini e Riccardo Dalle Luche la noia è la malattia dello spirito contemporaneo che, secondo i filosofi Eliade e Cioran, ha perso «...l'incanto del mondo che la razionalità ha reso disincantato. L'accidia quindi, più che vizio capitale, è piuttosto la triste atmosfera del nostro tempo. A meno che questa malattia non divenga stimolo per trasformare il caos in creazione». Del resto già Nietzsche assicurava: «C'è ancora del caos dentro di voi, c'è ancora una stella danzante».
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