2024-05-24
La pasionaria di Sánchez parla come Hamas
Rapporti diplomatici ai minimi storici tra Spagna e Israele dopo che la vicepremier Yolanda Díaz ha usato l’espressione «dal fiume al mare»: uno slogan caro ai tagliagole che presuppone la cancellazione pura e semplice dello Stato ebraico.Il suo colore preferito è «il rosso fuoco». Il suo nemico principale in Europa è Giorgia Meloni che farebbe «contratti spazzatura» ai lavoratori. Il suo ricordo più tenero risale a quando, bambina di quattro anni, ricevette «un bacio sulla mano dal leader comunista Santiago Carrillo». Yolanda Díaz non se l’è più lavata e 49 anni dopo la usa, con le dita adunche, per minacciare Israele. Ieri nel tentativo di spiegare le motivazioni che il 28 maggio porteranno al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Madrid, la vicepremier spagnola di estrazione comunista ha creato il secondo incidente diplomatico in tre giorni. In preda ad ansia da prestazione, il braccio sinistro di Pedro Sánchez ha infatti dichiarato che «la Palestina sarà libera dal fiume al mare», utilizzando uno slogan di Hamas e del nazionalismo arabo di carattere antisemita. Di fatto ha auspicato la distruzione totale dello Stato di Israele e la sua scomparsa. Le parole al veleno, pronunciate da Yolanda Díaz in un video ufficiale con le bandiere spagnola ed europea alle spalle, hanno suscitato una reazione significativa da parte di Tel Aviv, già sulle barricate per la decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda di avallare (con il riconoscimento) le rivendicazioni dei terroristi. Dopo il gesto politico, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz aveva richiamato gli ambasciatori «per consultazioni, alla luce della decisione di questi Paesi di annunciare il riconoscimento di uno Stato palestinese, inviando un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga».Ieri il secondo round, che pone a sorpresa la Spagna in testa ai nemici di Israele in Occidente. La vicepremier Díaz aveva reso pubblico un antipasto del suo pensiero l’11 ottobre scorso, quando a ostaggi impacchettati e cadaveri ancora caldi, aveva arringato la folla a Cadice schierandosi apertamente a sostegno dei palestinesi nel silenzio degli alleati. Ieri ha aggiunto che «il riconoscimento è una questione di diritti umani e di legalità internazionale. Ogni giorno vediamo immagini che rappresentano la barbarie di Israele: 35.000 persone sono state assassinate in un mese e un terzo di loro sono bambini. I palestinesi non possono attendere ancora. E il riconoscimento non è la fine del percorso: l’orrore non può continuare. L’Unione Europea deve rompere gli accordi con Israele e aprire un’inchiesta sui crimini di guerra. Insomma far finire il genocidio». Poi la frase sui confini fra il Giordano e il Mediterraneo. Il capo terrorista Ismail Haniyeh o un qualsivoglia leader di Hamas non avrebbero potuto esprimere meglio il loro pensiero intriso di propaganda antisemita.Il discorso ha suscitato l’indignazione dell’ambasciatrice israeliana a Madrid, Rodica Radjan-Gordon, che ha replicato duramente. «Il nostro rifiuto totale delle dichiarazioni di Yolanda Díaz, quando utilizza il motto di Hamas “dal fiume al mare”. Questa espressione è un chiaro appello all’eliminazione di Israele, promuovendo l’odio e la violenza. I proclami antisemiti non trovano posto in una società democratica ed è assolutamente intollerabile che siano stati pronunciati da un vicepresidente del governo. Mi auguro che la Spagna mantenga l’impegno assunto nella lotta contro l’antisemitismo attraverso il Piano nazionale per l’attuazione della strategia europea per combattere l’antisemitismo e promuovere la vita ebraica».Chi si domanda per quale motivo la Spagna a trazione socialista si stia accreditando come sostenitrice acritica della causa islamica con i toni dell’Iran, può trovare una risposta nella situazione interna. Yolanda Díaz è in libera uscita perché, da leader della sinistra radicale rappresentata dal movimento Sumar (Unire), tiene in pugno il governicchio rosso. Infatti spiega: «Abbiamo firmato il patto di governo fra Psoe e Sumar, un patto nel quale è inserito come primo punto della legislatura il riconoscimento della Palestina». Un ricatto politico in piena regola della sinistra gruppettara ai socialisti di Sánchez. Se lei toglie la sua pattuglia di 25 pasdaran, l’esecutivo di minoranza (con l’appoggio esterno di ogni indipendentista possibile), nato più traballante di un tavolino a tre gambe, cade.Galiziana, appartenente a una famiglia di sindacalisti comunisti attivi nell’area antifranchista (con papà e zio che trascorsero un periodo in clandestinità), Yolanda Díaz si è costruita un solido piedistallo dentro la sinistra radicale. Avvocato del Lavoro approdata al ministero omonimo, è molto popolare presso i militanti postmarxisti e sventola due bandiere: il salario minimo di 950 euro agli studenti dai 18 ai 23 anni per finanziare l’università (trasformatosi in un sanguinoso reddito di cittadinanza junior) e l’abolizione del Jobs Act in salsa ispanica. Da parte sua non ha mai nascosto la vera ambizione: «Diventare il primo premier donna alla Moncloa».Poiché il governo varato a novembre cammina sul filo del circo senza rete, il trapezista Sánchez con la keffiah è costretto a supportare ogni capriccio di lady Yolanda in campagna elettorale permanente. Ora toccherà a lui rimettere insieme i cocci e non sarà facile. A Tel Aviv non hanno intenzione di perdonargli più nulla. Il ministro Katz ha messo il punto: «La parata della stupidità non ci scoraggia, siamo determinati a raggiungere i nostri obiettivi: restituire la sicurezza ai nostri cittadini con la rimozione di Hamas e il ritorno dei rapiti. Non esistono obiettivi più giusti di questi».
L'area danneggiata in seguito a un attacco aereo condotto dal Pakistan in Afghanistan (Getty Images)
Dopo settimane di tensioni, gli scontri lungo il confine tra esercito pachistano e Talebani hanno causato decine di vittime. Cessate il fuoco fragile e una partita geopolitica che coinvolge Cina, India e Stati Uniti.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputata della Lega Anna Maria Cisint, dopo la votazione alla commissione sulla pesca a Bruxelles, riguardo la vittoria sulla deroga delle dimensioni delle vongole, importante aspetto per l'impatto sul settore ittico.