Il settore non ha risentito della crisi innescata dal Covid soprattutto grazie alla Cina, dove le vendite sono raddoppiate rispetto al 2019. Volano i titoli di Hermès, Lvmh, Ferragamo e Prada. Bene anche i fondi.
Il settore non ha risentito della crisi innescata dal Covid soprattutto grazie alla Cina, dove le vendite sono raddoppiate rispetto al 2019. Volano i titoli di Hermès, Lvmh, Ferragamo e Prada. Bene anche i fondi.È uno dei settori che è maggiormente esploso negli ultimi lustri grazie alla crescita nel mondo di una classe media o medio alta disposta ad aprire il portafoglio per sfoggiare griffe e orologi di marca. Il lusso ha mostrato, anche durante la pandemia, una forte resistenza e per il 2022 le previsioni di crescita sono quasi del 10% nelle vendite.Questo comparto è fortemente condizionato dalla Cina, Paese dove è maggiore la crescita di «nuovi ricchi» che desiderano esibire capi e oggetti esclusivi. Non a caso, nel 2021 le vendite del lusso nella Cina continentale saranno doppie rispetto ai livelli del 2019. Questa tendenza è stata guidata in particolar modo da un «rimpatrio» della spesa, data l’assenza di viaggi, combinato con un forte ambiente di consumo sottostante per la domanda di questi beni.La Cina, quindi, continuerà a essere il motore più importante del consumo di prodotti di lusso globale, guidata da venti di coda strutturali (aumento dei redditi disponibili, desiderabilità per i beni di lusso) e opportunità di crescita (acquisizione di clienti, espansione online).La domanda di beni di lusso è naturalmente strettamente correlata al Pil e sono sempre più i giovani (i cosiddetti millennials) nei Paesi ricchi o emergenti in grado di spendere cifre maggiori per i cosiddetti consumi discrezionali.Fra i marchi globali, Lvmh ha confermato anche nel 2021 la sua forza grazie ai suoi brand dominanti (da Louis Vuitton a Moët & Chandon, da Loro Piana a Fendi, da Christian Dior a Guerlain) ed è diventata la società europea a maggiore capitalizzazione (358 miliardi di euro) superando di poco il gigante alimentare Nestlé. «Louis Vuitton Moët Hennessy (Lvmh) combina, per esempio, da anni forte crescita ed elevata redditività (ritorno netto sulle vendite di oltre il 10%). E gli elevati differenziali tra costi di produzione e prezzi di vendita fanno sì che i francesi abbiano margini sempre pazzeschi, anche con l’inflazione», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf.Anche perché il crescente gruppo di clienti formato da cinesi benestanti e da nuovi ricchi presta poca attenzione ai costi se proprio vuole sfoggiare una borsa Vuitton.Qualche delusione è arrivata invece per il concorrente Kering per la minore crescita di Gucci, il principale motore del gruppo. Ma nel 2022, grazie all’espansione dell’online, ci si aspetta un recupero.In generale, dunque, il settore ha dato soddisfazioni a chi vi ha creduto. I fondi che puntano su questo comparto, in molti casi, hanno quasi raddoppiato i rendimenti in tre anni e ancora meglio hanno fatto i singoli titoli.Tra i fondi il Lyxor msci world consumer discretionary è salito del 94,75% in tre anni. Lo stesso vale per l’Invesco consumer discretionary (+95,5%) e per il Pictet premium brands, che è cresciuto del 101,3% in 36 mesi. Tra i titoli, oltre ai due colossi Hermès international (+232% in tre anni) e Lvmh (+192,4%), ha fatto molto bene anche Prada con una crescita del 100%.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





