2024-10-24
La pace Cina-India fa male alle materie prime
Narendra Modi, Vladimir Putin e Xi Jinping (Ansa)
Al vertice dei Brics, in Russia, è andato in scena il primo colloquio bilaterale dopo cinque anni tra Pechino e Delhi. Un disgelo che rischia di aggravare la dipendenza dell’Europa dagli elementi delle terre rare. Putin lancia l’idea di una Borsa dei cereali.La Cina e l’India devono «rafforzare» la loro «cooperazione», ha detto il presidente Xi Jinping al primo ministro indiano Narendra Modi, in occasione dell’incontro a margine del summit dei Brics a Kazan, in Russia. Ieri, nel secondo giorno del vertice, si è tenuto il primo colloquio bilaterale in cinque anni tra i due leader ed è un ulteriore segnale di distensione, dopo l’accordo annunciato negli scorsi giorni sul confine conteso nel Ladakh orientale. Nel suo intervento alla sessione plenaria ristretta, Modi ha sottolineato che l’India è «pienamente impegnata ad aumentare la cooperazione nell’ambito dei Brics» ricordando che i Paesi membri rappresentano il 40% della popolazione mondiale e il 30% dell’economia globale, con un prodotto interno lordo di oltre 30.000 miliardi di dollari. Il premier indiano ha poi citato, tra i successi, soprattutto la New Development Bank, che si è rivelata «un’opzione importante per le esigenze di sviluppo dei Paesi del Sud del mondo», con progetti finanziati per un valore di circa 35 miliardi di dollari. La piattaforma Brics, «diversificata e inclusiva», può svolgere secondo Modi «un ruolo positivo in tutti i settori», in un momento come quello attuale, segnato da «guerre, incertezza economica, cambiamenti climatici e terrorismo» e dalle nuove sfide della tecnologia, come la disinformazione.È chiaro che se Delhi e Pechino fanno pace e la loro relazione commerciale si rafforza questo diventerà un problema per il controllo mondiale delle materie prime alimentando il rischio di isolamento e la dipendenza da questi Paesi dell’Europa. Secondo le ultime rilevazioni di JP Morgan, in Cina è stoccato circa il 92% delle scorte globali di rame, il 57% di alluminio, il 68,2% di mais, il 51,5% di frumento, il 35,4% di soia e il 22,5% di petrolio. Dal canto suo, l’India è ricca in risorse naturali, specialmente carbone, ferro e bauxite. È il secondo produttore al mondo di cemento, il terzo di acciaio ed il primo di ferro ridotto ed è inoltre tra i maggiori produttori al mondo di pellame. Le riserve indiane di terre rare sono stimate in 4 milioni di tonnellate, ovvero pari a circa il 3% delle riserve mondiali, di cui il Paese guidato da Modi sta aumentando le capacità estrattive. Senza dimenticare la disponibilità di cotone e grande varietà di tessuti, che ne fanno una destinazione privilegiata per l’outsourcing delle aziende di abbigliamento.Tornando alla seconda giornata di vertice a Kazan, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto la creazione di una Borsa dei cereali per i Paesi Brics, che in una fase successiva potrebbe essere estesa al commercio di altre materie prime e che, secondo il capo del Cremlino, aiuterebbe a proteggere il commercio tra i Paesi Brics e altri Paesi del Sud globale da un’eccessiva volatilità dei prezzi.Ieri è stato anche il giorno del bilaterale tra Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La missione in Russia di Erdogan arriva dopo che lo scorso mese è giunta conferma della domanda di adesione della Turchia al gruppo. La mossa è destinata ad avvicinare i turchi a russi e cinesi e, nei piani di Ankara, a incrementare affari e commercio con diverse economie emergenti del pianeta. Da Pechino il leader turco punta a ottenere investimenti su suolo turco per la produzione di batterie e macchine elettriche. Questo permetterebbe ad Ankara di giocare su due diversi tavoli, a cavallo tra Occidente e Oriente. Da un lato si punta ad attrarre investimenti cinesi, dall’altro si cerca di smuovere la trattativa per un’unione doganale con la Ue, le cui politiche tendono a favorire la diffusione di automobili elettriche. Un primo passo è stato fatto a luglio, quando l’azienda cinese per la produzione di auto elettriche Byd ha annunciato un investimento da un miliardo di dollari per una fabbrica in Turchia che mira a produrre 150.000 veicoli elettrici l’anno. Putin, inoltre, vuole fare di Ankara un hub energetico da cui smistare il gas russo e delle repubbliche centroasiatiche verso l’Europa.Le collaborazioni in ballo con Russia e Cina rappresentano per Erdogan l’ennesimo tentativo di migliorare lo stato dell’economia turca, affetta da una crisi ormai divenuta cronica. La Turchia, ha detto, «è destinata a un futuro prospero e prestigioso se sarà in grado di mantenere le proprie relazioni con Oriente e Occidente». Al contrario, questa strategia ha sollevato dubbi da parte degli alleati occidentali della Turchia. Che, ricordiamolo, è un membro della Nato. Nel frattempo, il vertice dei Brics ha condannato l’attacco di Israele all’ambasciata iraniana a Damasco del 1 aprile 2024. E nella loro dichiarazione finale al vertice di Kazan, i Paesi Brics chiedono «l’immediata cessazione delle ostilità» in Libano, sottolineando «la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale di Beirut e di creare le condizioni per una soluzione politica e diplomatica al fine di preservare la pace e la stabilità in Medio Oriente».Oggi, ultima giornata del summit, Putin avrà un colloquio con il segretario dell’Onu António Guterres per discutere del conflitto ucraino.