2021-06-26
La Nazionale non sbagli questo gol. Tutti in piedi alla faccia degli ipocriti
L'urrà per i nostri ragazzi che avevano dribblato il pressing di opinionisti e politici ci si è strozzato in gola. Speriamo che oggi gli azzurri sconfiggano non solo gli avversari, ma pure chi li vuole piegare al conformismo. A schiena dritta. E a testa alta. Ieri mattina eravamo convinti di avere un motivo in più per tifare la nostra Nazionale: non solo perché gioca un bel calcio, non solo perché sa attaccare e fare gol, non solo perché ci ha ridato l'orgoglio dopo l'eliminazione dai mondiali in Russia e non solo perché ci ha restituito la gioia della festa dopo i lunghi mesi bui del Covid, ma anche perché non si inginocchia al politicamente corretto. Forza azzurri, pensavamo: stasera speriamo di esultare ancora per i gol di Immobile, per le magie di Insigne e il sinistro di Berardi. Ma intanto cominciamo a esultare per un risultato che è quasi meglio di una vittoria contro l'Austria: battere un avversario più pericoloso e più insidioso, un avversario che toglie il fiato e la lucidità, che pressa a tutto campo e non permette di ragionare: il conformismo. Due a zero, palla al centro. Per combattere il razzismo non c'è bisogno di piegarsi ai diktat dei salotti chic.Lo so che il dibattito sull'inginocchiamento dei calciatori, in ossequio alla moda Black lives matter, può sembrare a qualcuno financo surreale. Li sento già i commenti al Bar Commercio di Canelli: con tutti i problemi che ci sono, state a discutere di quel che fa un centravanti prima dell'inizio della partita? Però attenzione: questa volta sembravamo di fronte a un fatto nuovo. Quasi rivoluzionario. Pensateci. C'è stato un pressing imponente nei confronti della Nazionale. Nell'ultima partita solo cinque giocatori su undici avevano ceduto all'imperativo conformista e questo aveva scatenato l'assalto contro di loro. «Vergogna, devono farlo tutti», dicevano i talk show importanti. «Devono farlo tutti», ribadivano i commentatori blasonati. «Devono farlo tutti», ha ripetuto il segretario del Pd Enrico Letta, che quando trova una causa sbagliata non riesce a fare a meno di cavalcarla con tutte le sue forze. Sembrava quasi impossibile che i calciatori azzurri, sottoposti a questa pressione, avessero la forza di continuare a pensare con la loro testa, anziché con quella degli intellò. E infatti, a tarda sera è spuntato il capitano, Leonardo Bonucci, e ha calciato la palla in tribuna: «Decideremo stanotte se inginocchiarci o no, faremo una riunione in albergo».E l'urrà ci si è strozzato in gola. Perché è evidente che sugli azzurri si erano moltiplicate per tutto il giorno pressioni fortissime. Tali da mettere in dubbio la lezione, l'esempio, la svolta: un gruppo di giovani calciatori dalla faccia pulita e dai piedi buoni mette nell'angolo lo squadrone del politicamente corretto, schierato in campo con tutti i suoi campioni (si fa per dire). Un gruppo di ragazzi cresciuti nel magico mondo del dio pallone dimostra di avere più buon senso e attaccamento alla realtà della maggior parte degli editorialisti e dei politici italiani. Sicuramente più di Enrico Letta, anche se per quello ci vuole poco, per la verità. Volevano dimostrare, questi calciatori, che per vincere le partite non basta avere un sinistro fulminante o un bel destro a rientrare: ci vogliono la testa e le palle, quelle che mancano a buona parte di coloro che nei palazzi e nell'informazione assecondano l'onda lunga mainstream.Poi la mezza retromarcia, l'incertezza. Speriamo naturalmente che nella notte abbiano tenuto duro. Che dopo le tre vittorie e i sette gol (senza prenderne) del girone eliminatorio, e prima di regalarci stasera un'altra gioia con l'Austria, ci consentano di festeggiare il contropiede al conformismo, l'affondo contro il perbenismo, il tackle vincente contro i mediani di spinta del politicamente corretto. Cioè contro quelli che hanno fatto di tutto per togliere serenità e spensieratezza agli azzurri, che li hanno ricoperti di elogi e richieste pelose, di complimenti e di indicazioni pressanti. Quelli che vogliono vedere un'Italia in ginocchio perché è così che a loro piace, perché è questa che loro vogliono, un'Italia prona e piegata di fronte agli ordini delle tribune Vip. Noi invece, comunque vada, grideremo «Alè azzurri». Ma se tenete duro lo gridiamo più forte.