
L'ex ministro francese per gli affari esteri e negoziatore della Brexit prevede che le trattative si concludano entro sei, massimo otto, settimane. In modo da dare tempo al Parlamento europeo, alle Camere londinesi e al Consiglio Ue di ratificare il tutto entro marzo 2019.Lunedì e martedì, ai piedi delle alpi slovene, si è svolto il Bled Strategic Forum ovvero il tradizionale incontro di fine estate che raduna politici e imprenditori per discutere le priorità geopolitiche dell'Unione europea e dei Balcani. In questa occasione l'Italia, attraverso l'Ambasciata locale guidata da Paolo Trichilo, ha sostenuto la necessità di una seria dimensione mediterranea del dialogo multilaterale che permetta all'Europa di stabilizzare il proprio futuro.Tuttavia, in un'edizione caratterizzata dalla mancata presenza di statisti di rilievo, a causa di un silente boicottaggio internazionale nei confronti della Slovenia i cui dirigenti sono accusati d'aver abusato dell'edizione 2017 per attaccare sistematicamente la Croazia sull'eterno tema del conteso confine del golfo di Pirano, l'ospite maggiormente atteso è stato il negoziatore della Brexit Michel Barnier. L'ex ministro francese per gli affari esteri, designato dall'Unione europea a concludere un divorzio ordinato con Londra, ha colto l'occasione per criticare, per la prima volta pubblicamente, alcune importanti linee di negoziazione del governo di Theresa May approvate lo scorso luglio dal governo di Sua Maestà e conosciute come l'accordo dei Checkers. Secondo tale accordo il Regno Unito proporrebbe un territorio doganale combinato e la possibilità d'accedere in maniera selettiva al mercato comune europeo.L'accordo dei Checker sarebbe secondo Boris Johnson una vera e propria resa nei confronti dell'Unione e la prova del tradimento della Brexit da parte della May. Michel Barnier, pur evitando costantemente d'entrare in questioni di politica interna e soppesando con attenzione ogni singola parola in modo da non precludersi con frasi avventate la possibilità di candidarsi l'anno prossimo per la carica di presidente della Commissione europea, ha rimandato al mittente le accuse. Definendo le frasi di Johnson prive di alcun fondamento. Barnier ha spiegato che il Regno Unito non può sperare nella soluzione di un mercato comune, in quanto esso si basa sulle quattro libertà fondamentali di movimento dei capitali, delle persone, delle merci e dei servizi che non possono essere spezzettate. Qualora si concludesse un accordo in base alle linee di negoziazione proposte da Londra , ha tuonato Barnier, sarebbe la fine del mercato comune. Al Regno Unito si offre comunque la possibilità di rimanere membro del mercato interno - da cui uscirà solamente due anni dopo la Brexit - accettandone tutti gli obblighi e benefici alla stregua della Norvegia.Il negoziatore dell'Unione è comunque ottimista sulla riuscita finale dell'accordo. L'85% delle questioni sarebbero state risolte. Solo un 15% del futuro Trattato di uscita dall'Unione europea del Regno Unito, formato da 65 articoli, sarebbe ancora oggetto di trattative. Le due questioni principali ancora aperte sono quella della futura governance del trattato, ovvero dei tribunali preposti al controllo della sua implementazione, e quella del confine tra la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord. Su questo ultimo punto Barnier è stato chiaro: «Nonostante si possa prevedere l'ipotesi della libertà di movimento delle persone, l'Unione non può accettare la mancanza di controlli alle merci o ai prodotti in entrata da un Paese extra-Ue. Ci dovranno essere i controlli doganali e tecnici previsti dalle nostre legislazioni comuni». L'ex ministro francese per gli affari esteri ha aggiunto: «Dal punto di vista finanziario Londra, pur uscendone con due anni d'anticipo, dovrà sostenere tutti gli obblighi previsti dal budget 2014/2021, mentre dal punto di vista legale si dovrà preparare a concludere centinaia di nuovi accordi dato che con l'uscita dall'Unione abbandonerà ben 750 trattati internazionali. A questi inoltre si aggiunge la necessità di ratificare in futuro decine di trattati bilaterali anche con le capitali dell'Ue in modo da ristabilire le normali relazioni interstatali». Barnier prevede che le negoziazioni si concludano entro sei, massimo otto, settimane in modo da dare tempo al Parlamento europeo, alle Camere londinesi e al Consiglio Ue di ratificare il tutto entro marzo 2019.A smorzare il pesante clima creato dalla discussione sulla Brexit a Bled ci ha pensato il presidente della Uefa Aleksander Čeferin che ha annunciato in anteprima mondiale che dal 2024 la Uefa prevede di lanciare un nuovo modello di competizione per squadre di club basato su un maggiore numero di partite internazionali che aiuti le federazioni ritenute minori ad aprirsi e collaborare.
Ansa
È la logica conseguenza del wokismo: i giudizi non si basano più su parametri oggettivi.
Se è vero che «i fascisti» sono tutti quelli che la sinistra definisce tali indipendentemente dalla loro adesione o meno agli ideali del fascismo, allora anche «i ricchi» sono tutti coloro che la sinistra indica come tali, in maniera puramente circostanziale e situazionista, in base all’opportunità politica del momento.
La surreale discussione sui «ricchi» privilegiati dalla Legge di bilancio, che altri non sarebbero se non quelli che guadagnano 2.500 euro al mese, non si limita a mostrarsi come una delle tante battaglie propagandistiche che la politica deve fare per segnalare la sua esistenza in vita ma è indice di una forma mentis estremamente interessante. Perché se è vero che definire «il fascista» in base al giudizio soggettivo che l’osservatore dà ai comportamenti dell’osservato - per arrivare ad associare un comportamento, una tendenza e financo un’espressione del volto a qualcosa di «fascista» - stabilire la categoria di «ricco» indipendentemente dal denaro che quella persona possiede significa, ancora una volta, rifiutare il principio di oggettività del dato del reale con tutto ciò che tale scelta implica.
Maurizio Landini e Elly Schlein (Ansa)
Bombardieri, come la Cisl, dice che non incrocerà le braccia e isola ancor più la Cgil Che ieri non ha firmato un rinnovo di contratto nella Pa: ennesimo dispetto al governo.
L’esecutivo nazionale della Uil, al termine di un vertice convocato ieri, ha approvato all’unanimità la convocazione di una manifestazione nazionale a Roma per sabato 29 novembre. Obiettivo? ottenere modifiche alla manovra economica varata dal governo. Insomma, sì a una manifestazione, no a uno sciopero. Questo significa anche che la Uil non aderirà allo sciopero generale del 12 dicembre convocato dalla Cgil, confermando l’allontanamento tra le due realtà sindacali.
Nelle stesse ore il segretario della Cgil Maurizio Landini si incontrava al Nazareno con Elly Schlein e altri dirigenti del Pd, che in questi giorni stanno incontrando le le parti sociali. Ma che l’azione di Landini sia ispirata politicamente lo dimostra la scelta di convocare uno sciopero in un giorno diverso da quello convocato dall’Usb. Questi ultimi, infatti, che negli ultimi mesi hanno dimostrato di riuscire a portare nelle piazze numeri importanti di manifestanti, ha scelto il 27 e il 28 novembre per l’agitazione indetta non solo da Usb, ma anche Cobas e altre sigle e riguarderà il personale di sanità, scuola, servizi e pubblica amministrazione, ma a rischio ci sono anche i treni e il trasporto aereo.
(Ansa)
Si è svolta a Roma la quarta Giornata del Veterano, durante la quale la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha ricordato il ruolo dei militari che hanno riportato traumi nel servizio: «La Difesa non lascia indietro nessuno», ha commentato a margine dell’evento.
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Giorgia Meloni (Ansa)
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».
Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.






