2018-10-03
La Merkel si fa verde per salvare il posto
Mentre le vendite delle quattro ruote sono crollate del 30,5% rispetto al 2017, la Grande coalizione decide gli incentivi a chi vuole rottamare un vecchio diesel. Il settore dà lavoro a 800.000 persone ed è storicamente contiguo al partito centrista della cancelliera. Un'intesa, secondo i leader della maggioranza, che assicurerà al contempo «aria pulita e mobilità sicura nelle città». Lei spera, in vista delle elezioni europee, di assorbire i populisti candidando come successore di Jean-Claude Juncker il suo fedelissimo Manfred Weber, che non dispiace al premier ungherese Viktor Orbán.Angela Merkel sta cercando di rimanere aggrappata alla sua poltrona e per uscire da un periodaccio sta provando a ridare credibilità al suo governo passando per l'industria automobilistica tedesca, un settore centrale nell'economia del Paese, che dà lavoro a oltre 800.000 persone e che storicamente è contiguo all'Unione cristianodemocratica (Cdu), il partito della cancelliera. La Große Koalition ha raggiunto, al termine di negoziati definiti complicati dai partiti di maggioranza, un accordo sulla via da seguire per i milioni di tedeschi che possiedono un vecchio diesel troppo inquinante. Un'intesa, secondo i leader della maggioranza, che assicurerà al contempo «aria pulita e mobilità sicura nelle città». Intanto, le vendite di auto sono crollate del 30,5% nel mese di settembre rispetto all'anno scorso, dopo l'introduzione del nuovo standard di omologazione Wltp è obbligatorio per tutte le case automobilistiche dell'Unione europea.I milioni di tedeschi che vivono nelle 14 città più inquinate del Paese potranno scegliere se accedere agli incentivi per cambiare la loro automobili o se apportare modifiche tecniche alle loro vetture. Bocciati i veicoli Euro 4 (3,1 su 46,5 milioni nel Paese, secondo l'autorità tedesca Kba) ed Euro 5 (5,7 milioni). Via libera, invece agli Euro 6. «È l'industria automobilistica che ha generato questo problema, e sta a lei pagare», ha spiegato il ministro dell'Ambiente, Svenja Schulze del Partito socialdemocratico (Spd), presentando il progetto. E, stando alle stime del professor Stefan Bratzel, direttore del Center of automotive management, i costi per l'industria automobilistica potrebbero arrivare a sfiorare i 12,5 miliardi di euro. Oltre allo scontento dei marchi, il piano della Merkel non soddisfa neppure i gruppi ecologisti, che accusano la cancelliera di essere andata giù troppo morbida.La cancelliera sta passando settimane difficili dopo che il gruppo parlamentare della Cdu ha eletto un nuovo capogruppo, Ralph Brinkhaus, spodestando un suo fedelissimo, Volker Kauder, che guidava le truppe al Bundestag 13 anni. «Una sconfitta», ha dichiarato la Merkel. Trionfante, invece, l'Afd (Alternativa per la Germania, il partito nazionalista fondato soltanto cinque anni fa dall'economista euroscettico Bern Lucke) festeggiava la fine dell'era della cancelliera.Parallelamente al caso del capogruppo, la Merkel ha avuto a che fare con la questione riguardando il capo dell'intelligence, Hans-Georg Maassen, accusato di contiguità con l'estrema destra dopo le rivolte neonaziste di Chemnitz, in Sassonia, quella che era Karl-Marx-Stadt ai tempi della Germania dell'Est e che oggi rappresenta un'importante bacino di voti per la destra nazionalista tedesca. Ma la strategia promoveatur ut amoveatur ha fallito. Maassen, protetto dal ministro dell'Interno, Horst Seehofer dell'Unione cristianosociale, era stato promosso a segretario di Stato proprio nel ministero di Seehofer con tanto di aumento di stipendio. Poi le proteste del Partito socialdemocratico, alleato della Merkel, hanno convinto la cancelliera al dietrofront: niente aumento per Maassen, che rimarrà consulente dell'Interno. E l'ammissione della Merkel: «Avevo fatto un errore».«Cosa succede se Merkel se ne va? La battaglia di potere per la successione è già cominciata», titolava il settimanale Der Spiegel di sabato. La cancelliera, giunta al suo quarto mandato, è «un'anatra zoppa» perfino secondo il commissario europeo e suo compagno di partito Günther Oettinger. Da figura centrale dell'Europa - tanto che l'ex presidente statunitense Barack Obama prima di lasciare la Casa Bianca decise di farle visita in quel di Berlino - è oggi una politica appannata e smarrita, rimasta perfino senza il suo storico alleato francese. La crisi della Cdu e della Merkel affonda le radici nel 2015, quando la cancelliera decise di accogliere oltre un milione di rifugiati. Una scelta che non piacque ai suoi alleati storici della Csu e finì per ingrossare le fila dell'Afd. Oggi, con la Cdu in crisi di consensi, la Große Koalition stanca e le elezioni regionali di metà ottobre che si avvicinano inesorabilmente, è inizia la corsa alla successione della cancelliera. Perché, come disse una volta Helmut Kohl, ex cancelliere tedesco e padre politico di frau Merkel, «l'uomo politico senza ambizione è come un cane da caccia che resta a cuccia». L'Unione (Cdu più Csu) viaggia, secondo l'ultimo sondaggio Insa/Yougov, attorno al 26%, seguita dall'Afd al 18,5%, per la prima volta secondo partito del Paese davanti all'Spd, ferma al 16%. Alexander Gauland, leader dell'Afd, si è fatto avanti: il suo partito è pronto a sostenere una coalizione di governo con la Csu e la Cdu. Ma a una condizione: che non sia più cancelliere la Merkel. Lei spera, in vista delle elezioni europee, di assorbire i populisti candidando come successore di Jean-Claude Juncker il suo fedelissimo Manfred Weber, che non dispiace al premier ungherese Viktor Orbán. Ma rischia che sia la destra di casa sua a fare il primo passo. Circolano diversi nomi nella Cdu, il giovane ministro della Salute Jens Spahn (38 anni), la favorita della Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer. Le diversi correnti dell'Unione non hanno ancora trovato un accordo, ma sembrano ormai convinte della necessità di sostituire la cancelliera. E di fare presto per evitare di essere schiacciati dall'Afd.