2022-11-03
La Meloni rivendica il decreto anti rave: «Ne vado fiera». Forza Italia si smarca
Azzurri scettici sulle nuove misure contro i raduni dello sballo. Il premier: «Non si nega il dissenso». Il testo passa alle Camere.Con le multe e i sequestri l’Italia si allinea agli altri Paesi d’Europa. Nel Regno Unito il pugno duro è scattato nel 1994, in Francia giro di vite dal 2002.Lo speciale comprende due articoli.Come accade per moltissimi provvedimenti simili, il decreto del governo che contiene, tra le altre, le norme antirave sarà, probabilmente, modificato in Parlamento. E al centro del lavoro di deputati e senatori ci dovrebbe essere proprio la parte relativa al contrasto di questo tipo di eventi illegali.Tra le ipotesi di intervento sul testo del dl approvato dall’esecutivo Meloni lunedì scorso, sono due i punti che da una parte hanno sollevato una prevedibile polemica politica con l’opposizione, ma dall’altra anche qualche eccezione nel perimetro della maggioranza, in particolare dentro Fi.Ricapitolando, il decreto introduce una nuova fattispecie di reato, l’articolo 434 del Codice penale, laddove si vieta «l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica» commessa da un numero di persone «superiore a 50». Ciò consentirà di sanzionare delle condotte che avevano portato in Italia a moltiplicarsi i rave (alcuni dei quali hanno provocato vittime per l’uso di stupefacenti), proprio in virtù di un vuoto legislativo. Per quanto riguarda le pene, sono previste, a livello amministrativo, sanzioni che vanno da 1.000 a 10.000 euro, mentre sul versante penale c’è la reclusione da tre a sei anni. Ed è proprio questo il punto su cui con ogni probabilità ci sarà l’intervento delle Camere: una pena edittale superiore a cinque anni, infatti, comporta la possibilità per il magistrato di utilizzare una serie di strumenti investigativi e repressivi tra cui spiccano le intercettazioni preventive.Questa possibilità, in genere utilizzata per reati di assoluta gravità come quelli di natura mafiosa, è stata accolta con una certa freddezza, già nel corso del Consiglio dei ministri, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso scetticismo circa l’idea di intercettare adolescenti o organizzatori di eventi musicali, per quanto illegali.L’ipotesi potrebbe quella di portare il massimo della pena da sei a quattro anni, togliendo così dal tavolo le intercettazioni, mentre un secondo fronte di intervento potrebbe essere una riformulazione della descrizione del reato, in modo da non ingenerare confusione o equivoci sulle condotte da sanzionare. In soldoni, per escludere in modo univoco la possibilità di impedire manifestazioni di dissenso politico o sindacale. Di «criticità» ha parlato anche il vicepresidente della Camera, il forzista Giorgio Mulè: «La norma va corretta, ma non vedo che questo comporti una questione di crisi politica. In Parlamento verranno presentati emendamenti, sempre che non lo faccia il governo». Per Mulè le criticità riguardano la «pena spropositata e la genericità dell’articolo 5: su questo bisogna intervenire. È giusto perseguire ma non si possono fare le intercettazioni preventive».A scanso di equivoci, è intervenuto lo stesso presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con un post su Facebook: «Ho letto diverse dichiarazioni da parte di esponenti dell’opposizione», ha scritto il premier, «in merito alle misure prese in Consiglio dei ministri sui cosiddetti rave party abusivi». «Innanzitutto», ha proseguito, «vorrei dire che è una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia - dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità - non sarà più maglia nera in tema di sicurezza. È giusto perseguire coloro che - spesso arrivati da tutta Europa - partecipano ai rave illegali nei quali vengono occupate abusivamente aree private o pubbliche, senza rispettare nessuna norma di sicurezza e, per di più, favorendo spaccio e uso di droghe». «Le strumentalizzazioni sul diritto a manifestare» ha proseguito il premier, «lasciano il tempo che trovano, ma vorrei rassicurare tutti i cittadini - qualora ce ne fosse bisogno - che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso. A negarlo in passato, semmai, sono stati proprio coloro i quali oggi attaccano i provvedimenti del nostro esecutivo, difendendo di fatto chi invade terreni ed edifici altrui. Abbiamo dimostrato che se lo Stato c’è».Tutto ciò, nel pieno di una polemica politica che aveva già preso il via nelle ore immediatamente successive all’emanazione del decreto e aveva visto sugli scudi tutti i leader dei partiti di centrosinistra, con toni più o meno duri, accusare il governo di «norme liberticide». È per questo che gli interventi politicamente più rilevanti sono apparsi, ieri, quelli del neo-viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e di altri esponenti della maggioranza. Per Sisto, «la norma è in un decreto legge ed è evidente che poi passa al vaglio del Parlamento». «Una norma», ha aggiunto, «per sua stessa natura soggetta poi alla modifica, con l’intervento del dibattito parlamentare». Ma anche la neo sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, di FdI, ha sottolineato che «la norma potrà essere discussa in Parlamento e se ci sarà qualcosa da correggere, si farà».Anche ieri, infine, è arrivata una difesa a spada tratta delle norme antirave dal vicepremier Matteo Salvini, per il quale «l’illegalità non viene più tollerata, Si rispettano le regole, si rispetta la legge, piaccia o non piaccia».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-meloni-rivendica-il-decreto-anti-rave-ne-vado-fiera-forza-italia-si-smarca-2658590079.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="con-le-multe-e-i-sequestri-litalia-si-allinea-agli-altri-paesi-deuropa" data-post-id="2658590079" data-published-at="1667430490" data-use-pagination="False"> Con le multe e i sequestri l’Italia si allinea agli altri Paesi d’Europa Con il decreto antirave party del ministro Matteo Piantedosi l’Italia, colmando un vuoto legislativo, si allinea agli altri Paesi europei che già avevano legiferato per contrastare il fenomeno. Introducendo l’articolo 434 bis, intitolato «invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica», ora «chiunque organizza o promuove l’invasione», che deve essere commessa da più di 50 persone, «è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro». E le autorità sono autorizzate a sequestrare l’eventuale strumentazione utilizzata da chi commette il reato. Particolare, questo, che rende la norma in perfetta linea con quelle degli altri Paesi. Nel Regno Unito, dove il fenomeno alla fine degli anni Ottanta si era diffuso in modo particolare, il governo, nel 1994, emanò il Criminal justice act con cui da allora è vietato riunirsi senza i permessi necessari, con la possibilità di sequestrare furgoni, camion e attrezzature. È considerato reato anche il mancato allontanamento dal luogo del raduno dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Un rave è illegale quando 20 o più persone si riuniscono ascoltando musica «con un ritmo ripetitivo» a un volume così forte da causare «gravi disagi agli abitanti della località». Per le violazioni sono previste una multa e il carcere, fino a tre mesi. In Francia, invece, sono intervenuti nel 2002, con la legge Mariani. La normativa vieta l’organizzazione di rave party senza l’autorizzazione dell’autorità di pubblica sicurezza, subordinando le manifestazioni a precise prescrizioni e prevedendo, in caso di violazioni, il sequestro degli impianti di amplificazione e conseguenze penali per gli organizzatori. Gli organizzatori possono incorrere in pene fino a 6 mesi di carcere e 4.500 euro di ammenda, mentre i partecipanti non sono penalmente perseguibili. Se il prefetto ha espressamente vietato la partecipazione, si può incorrere al massimo in una multa da 38 euro. In Germania le regole generali dipendono dai singoli Land. Per una festa con musica che non sia privata bisogna avvisare le autorità locali, si deve indicare un responsabile, devono essere seguite misure di sicurezza e igiene e non si può disturbare la quiete pubblica. Le polizie locali possono intervenire in modo automatico se non vengono rispettate le regole. In Spagna, come in Germania, varia molto da regione a regione. Si va dalle irregolarità di eventi o attività ricreative all’occupazione di proprietà privata, al rispetto di misure sanitarie, al consumo di sostanze e alla tutela dell’ambiente. Le irregolarità vengono sanzionate con multe. E a livello penale vengono valutate le singole condotte. In Belgio e Olanda per poter organizzare un rave servono permessi che devono essere rilasciati dalle autorità municipali. Le violazioni vengono sanzionate sulla base delle infrazioni commesse, come l’uso di stupefacenti o la violazione della proprietà privata. Le norme prevedono la confisca degli impianti audio. E anche negli Stati Uniti i requisiti sono stringenti: per organizzare una festa è necessaria una business license (licenza commerciale), un’autorizzazione per l’evento da parte della città competente, un permesso del proprietario del luogo in cui si tiene, una polizza di assicurazione per coprire eventuali danni e i moduli per la riscossione delle tasse sui biglietti. Le norme, con multe e arresti, puniscono l’occupazione non autorizzata di edifici, gli allacci elettrici abusivi, la presenza di droga (tranne la marijuana) e il volume della musica troppo alto.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)