2019-12-17
La lunga fila di prestiti facili e il «pacco» dell’ospedale sacro
Il gruppo Fusillo, fallito, deve oltre 200 milioni. Ben 41 se ne sono andati in un contenzioso perso con l'Inps. Crediti deteriorati. Sofferenze. Prestiti elargiti a gruppi e imprese che non sono riusciti, e che probabilmente non riusciranno mai, a rimborsarli. Linee di credito concesse a cuor leggero, che hanno finito per appesantire il bilancio della Banca Popolare di Bari, fino a portarla sull'orlo del crac. Vediamo quali sono i casi più eclatanti di prestiti e crediti concessi dalla Popolare di Bari e finiti nel calderone delle sofferenze. Partiamo dal gennaio 2013, sei anni fa, quando una ispezione della vigilanza della Banca d'Italia evidenzia evidenziava una «eccessiva correttezza» verso alcuni gruppi, tra questi il gruppo Fusillo di Noci, attivo nel campo immobiliare. In sostanza, secondo gli ispettori di Palazzo Koch, i crediti al gruppo Fusillo venivano concessi con eccessiva velocità, senza i dovuti controlli. Già nel 2013, la holding Maiora group, controllata da Fusillo insieme ai Curci, aveva accumulato debiti con la Banca Popolare di Bari per 130 milioni di euro, mentre oggi il totale sarebbe superiore ai 210 milioni.Lo scorso 25 settembre, il patatrac: il tribunale di Bari ha dichiarato il fallimento delle società Maiora group spa e Fimco spa del gruppo Fusillo, per debiti complessivi superiori ai 200 milioni di euro. La richiesta di fallimento delle due società era stata presentata da uno dei creditori e dalla Procura di Bari, che aveva aperto nei mesi precedenti una indagine a carico degli imprenditori Emanuele, Vito, Giovanni e Giacomo Fusillo (i primi tre soci e amministratori di Fimco e Maiora group, e Giacomo, figlio di Vito, amministratore delegato delle due società). I Fusillo sono indagati per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Le indagini, secondo gli inquirenti, «hanno consentito di far emergere, inoltre, il ruolo della Banca Popolare di Bari quale principale creditore delle imprese, esposte con l'istituto per circa 140 milioni di euro» . Secondo gli inquirenti, la Banca Popolare di Bari, nonostante fosse creditrice di oltre 100 milioni di euro dalle società Fimco e Maiora, già in procedura di concordato preventivo, a marzo scorso avrebbe erogato loro altri 40 milioni di euro, rinunciando anche a più di 80 milioni di crediti vantati.Curiosità: i Fusillo sono stati finanziati per circa 50 milioni anche dalla Popolare di Vicenza che ha sottoscritto quote di fondi maltesi col marchio Futura, che a loro volta hanno comprato obbligazioni emesse da Maiora e Fimco. La famiglia Fusillo è stata protagonista anche in politica: Nicola Fusillo, esponente di un altro «ramo» della famiglia, è stato senatore del Partito popolare italiano (eletto nel 1996) e Sottosegretario all'Agricoltura (dal 1998 al 1999, governo D'Alema) e all'Ambiente (dal 1999 al 2001, governi D'Alema e Amato), ed è stato sostenitore dell'attuale governatore della Puglia, Michele Emiliano.La Popolare di Bari ha anche investito 100 milioni di euro nei fondi gestiti dal gruppo Sorgente sgr, che fa capo a Valter Mainetti, editore del Foglio e collezionista d'arte romano, commissariata un anno fa dalla Banca d'Italia. Il rapporto di Sorgente sgr con la Popolare di Bari, trapela da ambienti finanziari, sarebbe iniziato in corrispondenza dell'opportunità ravvisata dalla banca di creare dei fondi immobiliari, da lei stessa sottoscritti, ai quali conferire alcune proprietà immobiliari, tra cui il Grand Hotel di Bari, provenienti da affidamenti concessi a clienti entrati in tensione finanziaria. In seguito anche la quota del 30% della Gazzetta del Mezzogiorno, che era posseduta da altri imprenditori, tramite un finanziamento della Banca Popolare di Bari, è stata opzionata da una delle società del gruppo di Mainetti. Intreccia complicati da sbrogliare e connessi pure al piano di rilancio del principale quotidiano di Puglia e Basilicata. Non manca un capitolo tra il sacro e il profano. L'ospedale Miulli di Bari, un ente ecclesiastico, nel 2017 ha chiesto alla Popolare di Bari di scontare un credito di 32 milioni di euro vantato nei confronti dell'Inps, dopo aver vinto il primo grado di giudizio di un contenzioso. Il 16 febbraio 2017, però, la Banca, subentrata al Miulli, ha perso il successivo grado di giudizio, e ha dovuto restituire all'Inps circa 41 milioni. Doveva rivalersi sul Miulli, che però intanto era finito in concordato: la Banca ha recuperato solo 15 milioni.Nel gennaio 2019, poi, la Popolare di Bari ha acquistato 51 milioni di quote di un fondo lussemburghese, il Naxor plus: una operazione che sarebbe dovuta essere in parte coperta dall'impegno di una società maltese, la Muse ventures, che aveva assorbito interamente i 30 milioni di bond emessi dalla banca come iniziativa di patrimonializzazione. Niente da fare: la Muse si è rivelata un bluff, e i 51 milioni devono essere restituiti ai lussemburghesi. Ora, il problema è evitare che gli eventuali responsabili del crac mettano al sicuro i loro patrimoni per non dover rispondere delle loro azioni, come già accaduto in altri casi nel recente passato.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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