
Nei secoli l’«occhio per occhio, dente per dente», per fortuna, ha lasciato il posto alla possibilità di rimediare a un errore. Eppure, dai magistrati ai giovani che occupano le scuole, alcune categorie possono permettersi di non assumersi le proprie responsabilità.Chi rompe paga è una frase che contiene tre significati. Il primo è l’idea di risarcimento in denaro che libera il colpevole dal rischio di vendetta. Il codice penale più antico si può riassumere con «occhio per occhio e dente per dente», noto come legge del taglione, già presente nel Codice di Hammurabi e nella Bibbia. «Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro», è scritto nel Levitico e ulteriormente specificato nell’Esodo. Da questa giustizia brutale e vendicativa, si passa poi al concetto di risarcimento. Compare nel Talmud, che è il commento alla Bibbia. Chi rompe, chi causa un danno, non sarà massacrato a sua volta, ma dovrà risarcire, dovrà risarcire per un occhio quanto è stato stabilito essere il risarcimento giusto per un occhio, per un dente quanto è stato stabilito essere il risarcimento giusto per un dente.Il secondo significato di chi rompe paga è quello di assunzione di responsabilità per le decisioni prese quando per imperizia, negligenza, imprudenza, o, peggio, malafede, qualcuno abbia causato un danno. In un mondo che osa affermare che la legge è uguale per tutti, come è scritto nelle aule dove periodicamente mi processano, il concetto espresso dal «Chi rompe paga» deve essere universale e non può avere eccezioni. Ci sono però due categorie che non pagano dopo che hanno rotto, dopo che hanno sbagliato, dopo che hanno causato un danno: sono gli appartenenti a un’élite per la quale il concetto che la legge sia uguale per tutti è opinabile e i bambini cronici (o minorati psichici), che non sono in grado di intendere e di volere, e non hanno quindi capito che la libertà non è la possibilità di fare ciò che si vuole, ma la capacità di assumersi sempre la responsabilità di quello che si sta facendo. Da decenni si discute della responsabilità civile della magistratura. Noi abbiamo una magistratura estremamente creativa. Secondo la nostra magistratura, è scritto sulla mia sentenza confermata in appello e Cassazione, «è un testo complesso di sociologia, psicanalisi, antropologia ed economia» un libro che include frasi come queste. «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, “educastra”, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica... La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una “vita” latente. La pederastia, invece, “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”». Il libro è Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli. Ci sono anche interi paragrafi su quanto dovrebbe essere obbligatorio l’incesto sul bambino e di quanto sia bella la coprofagia. Mio padre era direttore del carcere e spesso si verificavano dei trasferimenti. Quando arrivava in un carcere nuovo, lui studiava i fascicoli degli ergastolani, anche per sapere chi aveva di fronte. Solamente studiando i fascicoli, si rese conto in tre casi che si trattava di un errore giudiziario ed è riuscito a far riesaminare i casi. Gli errori giudiziari quindi esistono. Personalmente ero molto perplessa e lo sono tuttora, all’idea di Olindo e Rosa, due normali pensionati, che per una motivazione abbastanza ridicola, il chiasso, sterminano una famiglia con una ferocia e una capacità da sicari della mafia. Mi ha lasciato molto perplessa l’informazione secondo la quale una giovane donna e sua madre abbiano ucciso la rispettiva cugina e nipote, Sara Scazzi. Il movente è francamente impalpabile: Sara era più carina della cugina. Uno degli avvocati di Sabina Misseri e Cosima Serrano mi ha inviato l’esito dell’autopsia di Sara Scazzi. Lo stomaco era vuoto, ma lei aveva mangiato a pranzo con la madre e la cugina avrebbe potuto ucciderla solo nel primissimo pomeriggio, dato che dopo è sempre stata con qualcuno. Anche i medici hanno rifiutato l’idea di una sua responsabilità. I medici vaccinatori hanno voluto lo scudo penale per iniettare farmaci inefficaci e pericolosi, dopo che il ministero della Salute (sic), i media, i social e i presidenti degli Ordini dei medici hanno fatto tutto quanto potevano per sabotare le terapie domiciliari, che funzionavano benissimo. Come dimostrato dal gruppo dei medici di Ippocrate, se ben applicate, permettevano un tasso di mortalità dello 0,2%. L’intervista della signora Lucarelli Selvaggina (è un semplice diminutivo/vezzeggiativo) al professor Giuseppe De Donno è uno degli episodi più squallidi della comunicazione di quel periodo. I medici vaccinatori hanno commesso lo scempio di non assumersi la responsabilità, mentre con un ricatto lavorativo ripugnante, oltre che con il terrore, il paziente era costretto con una firma ad assumersi lui tutta la responsabilità. Hanno iniettato farmaci in bambini e donne incinte, benché fosse scritto sulla scheda tecnica che non erano stati sperimentati e non erano consigliati in questi casi. Hanno iniettato farmaci anche se c’era scritto sul foglietto illustrativo che non sono conosciuti gli effetti a distanza e non hanno informato che si trattava di farmaci in fase sperimentale. Ops! Il loro scudo penale li protegge dalla denuncia per i terribili danni da vaccino, ma non li protegge dai danni di mancata comunicazione. Qualsiasi paziente ritenga che, sapendo che i farmaci erano in fase sperimentale li avrebbe rifiutati, e che ora è pentito di esserseli fatti iniettare, può denunciare il suo medico vaccinatore.Poi ci sono gli altri irresponsabili, i bambini cronici: sono gli studenti ai quali nessuno ha spiegato che se per protesta violi una regola, danneggi un istituto, lo occupi, lo sequestri, dovrai pagarne il fio, come avrebbero detto nei film di cappa e spada. La ribellione gratis è stata addirittura incentivata dagli istituti stessi. Sono state le scuole che hanno dato l’ordine di fare un giorno di sciopero, il venerdì, perché l’incredibile boiata del clima propagandata da Greta Thunberg entrasse nella testa di tutti. L’irresponsabilità è il primo segno di una mentalità servile. Chi non vuole essere un servo si assume le proprie responsabilità, paga quando sbaglia, pretende che gli innocenti siano fuori dalla galera e si aspetta serenamente che prima poi la storia lo ringrazierà se è stato uno di quelli che hanno detto le cose giuste quando era vietato dirle.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
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Ansa
Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.