2019-07-10
La Lega piega il M5s e vara le supermulte
Scontro interno alla maggioranza per gli emendamenti al decreto Sicurezza bis. I grillini hanno silurato la nuova formula che accentrava i poteri su Matteo Salvini, però il Carroccio porta a casa il vero obiettivo: contravvenzioni fino a 1 milione per le Ong. Anche sull'immigrazione, si ripropone il dilemma (politicamente letale) a cui i 5 stelle si sono autocondannati, non avendo saputo accettare l'esito elettorale europeo del 26 maggio e la loro nuova condizione di «junior partner» della Lega di Matteo Salvini. Così, i grillini sono autoesposti a due derive estreme: o dire sempre sì (trasformandosi nell'equivalente dell'Ncd ai tempi del Pd di Matteo Renzi) o, all'opposto, dire sempre no, indossando una metaforica cintura esplosiva e dichiarandosi pronti a far saltare tutto in aria. Il dramma è che i grillini rischiano di fare - contemporaneamente - entrambe le cose: da un lato accettano l'agenda leghista, e dall'altro reagiscono con uno stillicidio di attacchi personali forsennati contro Salvini. Risultato? Deludono tutti: sia la maggioranza degli italiani che vorrebbero più stabilità di governo, sia la minoranza dei militanti M5s duri e puri insofferenti alla convivenza con il Carroccio. Il tema dei migranti ne è la riprova più evidente. Prima c'è stato lo psicodramma del voto sulla Diciotti, che in realtà doveva essere scontato: non si trattava di sottrarre Matteo Salvini a un processo, ma di rivendicare per tutto il governo una serie di scelte comuni, da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, passando per Danilo Toninelli. Poi i contorcimenti sul primo decreto Sicurezza, seguiti dalla tormentatissima gestazione del decreto Sicurezza bis, varato dopo non poche sportellate tra Lega e M5s. A seguire, la sventagliata di attacchi della ministra Elisabetta Trenta, ansiosa ogni giorno di far trapelare voci e spifferi antisalviniani. E infine si è arrivati alle vicende degli ultimissimi giorni, dalla Sea Watch al veliero Alex, con i grillini a lungo silenti e defilati, nel pieno della polemica mediatica. E improvvisamente nervosi e protestatari sugli emendamenti proposti dalla Lega - allo scopo di stringere qualche bullone ancora lento - in sede di conversione parlamentare del decreto Sicurezza bis. Così, l'ultima tempesta è scoppiata ieri mattina, quando i grillini si sono imbizzarriti per quello che hanno descritto come un «blitz» leghista sugli emendamenti. Due, in particolare, le proposte del Carroccio che hanno suscitato le ire grilline. La prima (che potremmo chiamare: «superpoteri» del Viminale e controllo preventivo degli irregolari) avrebbe modificato il decreto, sostituendo le parole «il provvedimento è adottato» con la formula «il ministro dell'Interno può altresì vietare il trasbordo o lo sbarco sul territorio nazionale di cittadini stranieri irregolari». Ma, a ben vedere, era un modo per la Lega di sparare altissimo (infatti, alla fine, l'emendamento non è stato nemmeno formalizzato) per far passare la seconda proposta. E cioè l'inasprimento delle multe, con sanzioni da 150.000 a 1 milione di euro (anziché solo da 10.000 a 50.000 euro) alle navi che violano il divieto di ingresso nei porti italiani. Insomma, un disincentivo potentissimo: se se ne discute nella Spagna a guida socialista, perché non farlo anche qui? E infatti su questo le resistenze grilline si sono sgretolate, e la presentazione dell'emendamento (da parte del capogruppo leghista in Commissione affari costituzionali, Igor Iezzi) è stata alla fine concordata con M5s. Morale: a Salvini è stato sufficiente far intravvedere i «superpoteri» per ottenere ciò che davvero voleva: ovvero le «supermulte». Tutto ciò - secondo i rituali immortali della politica - è avvenuto dopo una lunga riunione, con tanto di braccio di ferro. I grillini rivendicano di aver bloccato la prima ipotesi, ma la vera notizia è che hanno dovuto dire sì alla seconda. Naturalmente ora si tratta di vedere se tutti saranno disciplinati al momento del voto. Intanto, ma questo era un copione abbastanza scontato, si è registrata la reazione isterica delle Ong e dei loro fiancheggiatori. Ecco Alessandro Metz, l'armatore di Alex dell'Ong Mediterranea: «Dicano apertamente che i naufraghi devono morire. Noi pensiamo il contrario. In ogni caso queste sanzioni non ci impediranno di salvare vite, che valgono più di 1 milione di euro». Al solito, si è unita al coretto Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa, con la richiesta di porre fine a quella che ha definito «la criminalizzazione delle Ong». Tesi curiosa: anziché fermare le illegalità, si chiede di non definire illegali alcuni comportamenti. Ma la Sami ha proseguito: «Credere che non avere nessuno che cerca e salva le persone nel Mediterraneo sia un deterrente, è dimostrato non solo dai dati ma anche dai fatti, non funziona: significa lasciar morire proporzionalmente in mare più persone». Asserzione contraddetta dalle cifre, che hanno registrato un calo dei morti l'anno scorso e poi quest'anno. «Unhcr si è già espresso in maniera molto specifica e precisa sul decreto Sicurezza bis», ha concluso la Sami, «chiedendo che venga rivisto». Quindi non bastano i magistrati con le loro interpretazioni successive: c'è anche chi pretende di dettare preventivamente le norme a governo e Parlamento.