Confermato l’attesa riduzione dello 0,25% aspettando le mosse della Fed. Serve maggior coraggio per spingere l’economia.
Confermato l’attesa riduzione dello 0,25% aspettando le mosse della Fed. Serve maggior coraggio per spingere l’economia.Nessuna sorpresa. Niente di sconvolgente. Seguendo un copione ampiamente anticipato la Bce taglia i tassi dello 0,25% al 3,5%. Si tratta del secondo intervento dell’anno dopo quello di giugno. Al momento non c’è alcuna indicazione su dicembre. Lo stesso copione di due mesi fa. Nessun atto di coraggio nonostante la crescita dell’Eurozona presenti variazioni da prefisso telefonico. «Non ci impegniamo a un percorso predeterminato» ha ribadito Christine Lagarde, in conferenza stampa «Nuovi tagli? Sarà quel che sarà». Insomma, nonostante il mercato ipotizzi un terzo intervento a dicembre e sforbiciate trimestrali nel 2025, la numero uno dell’Eurotower non abbandona il suo approccio di rigore burocratico. Difficile, se non quasi impossibile un’operazione a ottobre, considerando anche che si tratta di «un periodo di tempo relativamente breve» per avere più informazioni sulla situazione economica, ha detto la numero uno della Banca centrale europea. Tuttavia questa rassegnazione si scontra con un quadro in ulteriore peggioramento. La crescita prevista per quest’anno è di 0,8% (contro il precedente 0,9%) e di 1,3% nel 2025 (contro il precedente 1,4%). L’inflazione dovrebbe attestarsi in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026, come nelle proiezioni di giugno. Si prevede torni a salire nel finale di anno anche perché a spegnerla non ci sono più forti cali dei prezzi dell’energia. «Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine», ha continuato Lagarde, spiegando nuovamente che «per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati».A questo punto appare evidente che la Lagarde prima di muoversi aspetterà le decisioni che Jerome Powell prenderà la prossima settimana al direttivo della Fed. «Secondo alcuni analisti, la banca centrale americana potrebbe anche azzardare un taglio dei tassi di mezzo punto percentuale anche se la maggioranza ipotizza un taglio di 25 punti», dice Michele Sansone, country manager per l’Italia di iBanFirst, rinviando dunque alle successive riunioni il taglio più corposo. Sarà dunque, come sempre la Fed a dettare la linea. La Bce andrà al traino con la consueta burocratica impostazione che guarda solo all’inflazione e non anche alla crescita. Esattamente l’opposto di quello che sta facendo la Fed. I mercati europei in effetti si aspettavano qualcosa di più. Piazza Affari in mattinata era arrivata a guadagnare l’1,2%. Dopo le parole della Lagardeha più che dimezzato il vantaggio. Solo alla fine il colpo di coda determinato dal rialzo delle banche. A determinarlo le parole della Lagarde che, per una volta ha rotto il protocollo apprezzando l’iniziativa di Unicredit su Commerzbank. A Milano è suonato il campanello per dare il via ad un nuovo risiko. Lo spread è sceso a 140 punti base, con il rendimento sul decennale italiano al 3,52%. «La decisione di tagliare il tasso sui depositi di 25 punti base è stata presa all’unanimità», ha detto Lagarde, sottolineando che, dato il processo graduale di discesa dell’inflazione verso il target nel corso del 2025 una ulteriore graduale riduzione della stretta monetaria era la cosa giusta da fare. «Sulla base della sua valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, è ora opportuno compiere un altro passo nella moderazione del grado di restrizione della politica monetaria», ha affermato. Nonostante ciò «I rischi per crescita economica rimangono orientati verso il basso», ha continuato Lagarde, citando fra i rischi l’indebolimento dell’economia mondiale e l’acuirsi delle tensioni commerciali tra le maggiori economie che potrebbero gravare sull’espansione dell’area dell’euro. «La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente costituiscono le principali fonti di rischio geopolitico».Le domande dei giornalisti hanno toccato anche il rapporto di Mario Draghi sulla competitività dell’Unione europea, che Lagarde ha descritto come «una diagnosi severa ma accurata, con proposte concrete che potrebbero essere molto utili, anche per noi alla banca centrale. Se la produttività aumenterà sarà una bella notizia, così come il completamento del mercato unico dei capitali».
Ansa
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Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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