2020-01-07
La Jebreal: «Hanno paura di me». Ha già vinto il festival del piagnisteo
Insultò l'Italia definendola un Paese razzista, e ora fa la vittima. Intervistata da Gad Lerner dichiara di essere osteggiata in quanto simbolo di inclusione. Il suo show in prima serata su Rai 1, nel 2013, fu un enorme flop.Repubblica accusa la direttrice di Rai 1 Teresa De Santis di aver posto il veto sulla giornalista. Ma a creare il caos è stato l'ad Fabrizio Salini. Ora si andrà per avvocati.Lo speciale contiene due articoli.Rula Jebreal non vedeva l'ora di esibire le stimmate. «Qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace», ha detto ieri la giornalista, a cui Repubblica ha dedicato un'intera pagina di intervista a firma Gad Lerner. Il titolo era infuocato: «Io censurata perché rappresento l'Italia inclusiva e tollerante. E questo fa paura». In effetti, l'idea di Rula a Sanremo un po' di timore lo mette. Ma non per via della sua presunta «diversità». A spaventare sono piuttosto i risultati in termini di ascolti che la giornalista rimediò l'ultima volta che apparì in un programma di prima serata su Rai 1. Era il 2013 e Rula presentò (assieme a Michele Cucuzza) il «docu-reality» Mission, tutto dedicato ai rifugiati e realizzato con la collaborazione di Unhcr e Intersos. Le due puntate in prima serata sulla rete ammiraglia furono un bagno di sangue: 8,16% di share la prima; 8,85% la seconda. Nemmeno il clamoroso (in un certo senso eroico, e comunque memorabile) fiasco di Vittorio Sgarbi scese così in basso. A scagliarsi contro Mission, nel 2013, fu pure Michele Anzaldi, allora del Partito democratico. La Rai, disse, «è andata incontro a un flop clamoroso di ascolti. Ora chi paga?». È lo stesso Anzaldi che, ieri, da segretario della commissione di vigilanza (e da esponente di Italia viva), si chiedeva come la Rai potesse «censurare la presenza di Rula Jebreal». Si vede che il nostro ha la memoria corta. Anche Laura Boldrini non sembrò apprezzare troppo Mission. Ma pure lei, ieri, ha difeso Rula: «Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta». Giusto. Infatti, a proposito di competenze, un flop come quello del 2013 consiglierebbe per lo meno un po' di cautela, mettiamola così. Certo, non si può attribuire alla Jebreal il potere di affossare Sanremo, ma nemmeno quello di trasformarlo in un successo. A Repubblica Rula ha spiegato: «Abbiamo progettato di coinvolgere Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey» per parlare di diritti delle donne. Il senso è chiaro: senza di me, suggerisce la Jebreal, non ci saranno questa star. A parte il fatto che a personaggi di tale calibro la Rai potrebbe forse arrivare anche da sola, viene da pensare che di Oprah e Michelle sia decisamente più consigliabile fare a meno. Anche solo per via degli ingaggi monstre, nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro.Ma a Rula importa poco. A lei interessa soprattutto passare per martire. E nel cucirsi addosso l'abito della censurata ne dice di ogni. Si definisce «italiana nuova», quando ormai è in giro da anni, e da anni ribadisce sempre le stesse posizioni, per lo più ostili alla destra. Sostiene di essere «sotto choc», e che in Rai ci sia «un brutto clima», ripete che gli attacchi nei suoi confronti sono partiti da persone vicine a Salvini. A un certo punto arriva a paragonarsi a Liliana Segre (che modestia, pensate...).Parlando con Gad Lerner dichiara di amare Israele, eppure, scorrendo le sue affermazioni pubblicate su Twitter, verrebbe da pensare il contrario, vista la quantità di tirate pro Palestina che ha postato negli anni. Ma il meglio arriva quando la giornalista parla dell'Italia. Lerner le chiede di rispondere all'accusa di aver denigrato il Paese descrivendolo come razzista. E lei replica: «Resto allibita. Sono grata all'Italia e dopo quel che è successo intensificherò le mie presenze qui». Capito? Resta allibita, la nostra cronista. Eppure ce lo ricordiamo bene l'editoriale della Jebreal sul britannico Guardian in cui spiegava che l'Italia era sta consegnata in mano ai fascisti. Commentando la vicenda di Luca Traini, scrisse: «L'attacco di Macerata non è affatto un'aberrazione. È il prodotto di un discorso politico mainstream razzista sempre più selvaggio, che sta trasformando una cultura calda, vibrante e aperta in uno spezzatino tossico di paura e disgusto». Il suo articolo si concludeva con la frase: «Arrivederci, my beautiful country».Sì, arrivederci. Però ce la ritroviamo sempre qui: come ospite nei talk show, come potenziale candidata progressista all'Europarlamento e addirittura come possibile ospite di Sanremo: Rula, nessuna, centomila. L'ultima incarnazione è, appunto, quella di vittima del sovranismo imperante, anche se la Lega non governa più e anche se a decidere gli ospiti di Sanremo è la direzione artistica del Festival, a cui per contratto spetta la selezione degli invitati.Comunque vada a finire questa grottesca vicenda, la Jebreal non farà altro che guadagnarci. Se alla fine la chiameranno a Sanremo, potrà fare il suo show. Se la lasceranno davvero a casa potrà evitare brutte figure e recitare la parte della vittima. In ogni caso, ha ottenuto un bel po' di pubblicità gratuita. È la vera vincitrice del festival del piagnisteo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-jebreal-hanno-paura-di-me-ha-gia-vinto-il-festival-del-piagnisteo-2644286581.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ma-quale-censura-leghista-ecco-la-vera-storia-del-brutto-pasticcio-su-rula" data-post-id="2644286581" data-published-at="1758079759" data-use-pagination="False"> Ma quale censura leghista. Ecco la vera storia del brutto pasticcio su Rula C'è persino la possibilità che, oggi, i vertici della televisione di Stato facciano retromarcia sulla retromarcia. Intanto, però, la posizione ufficiale dell'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, sull'affaire Rula Jebreal è stata affidata a un tentennante comunicato diffuso ieri pomeriggio: «In merito alla presenza di ospiti del settantesimo Festival di Sanremo», si legge nel testo, «l'amministratore delegato Fabrizio Salini ricorda che, dopo aver definito il cast fisso di conduzione, stasera sarà presentato in diretta su Rai 1 il cast dei cantanti in gara. Da domani si definiranno le altre presenze che affiancheranno Amadeus nel corso delle 5 serate e la partecipazione di altri ospiti, oltre a quelli già decisi. Le proposte della direzione artistica, già discusse con la direzione di Rai 1, saranno oggetto, come di prassi, di un confronto con l'amministratore delegato, con il solo obiettivo di realizzare un grande Festival di Sanremo». La vicenda è nota. Rula Jebreal è stata chiamata da Amadeus, direttore artistico di Sanremo, a partecipare alla prima serata del Festival. La giornalista e il conduttore sembrano aver costruito un buon rapporto, e secondo Affari Italiani sarebbero entrambi rappresentati dall'agente Lucio Presta. Nei giorni scorsi la notizia è stata anticipata da Dagospia e si è scatenato il finimondo. In particolar modo sui social network, molti hanno dato l'idea di non gradire affatto la comparsata della giornalista di origini palestinesi (con doppia cittadinanza israeliana e italiana). Dopo le polemiche sulla Rete, è arrivato il dietrofont della Rai: la Jebreal non sarà al festival, ha fatto sapere Repubblica domenica. La faccenda è diventata immediatamente un affare di Stato. Sono intervenuti in massa gli esponenti di Italia viva, gridando alla censura: si è scomodato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (M5s), che evidentemente ha molto tempo libero. Tutti hanno tuonato contro la «censura». «Rula Jebreal scrive sul New York Times, presenta Obama, pubblica libri, però non può parlare di donne al festival di Sanremo. Rai 1, cioè la Lega, non vuole», ha scritto ieri il Fatto in prima pagina. Repubblica ci è andata ancora più pesante. La decisione di silurare la Jebreal, ha scritto, «è stata presa per ragioni di opportunità dalla direttrice di Rai 1 Teresa De Santis. [...] Sarebbe stata dunque lei, la responsabile della rete ammiraglia nominata su indicazione di Salvini all'epoca del governo giallo-verde, a bocciare la proposta di partecipazione al Festival avanzata da Amadeus alla reporter quarantaseienne di origini arabe». Insomma, la favola è la seguente: il bravo Amadeus invita Rula, ma ecco che la direzione di Rai 1, su mandato salviniano, decide di imporre la mordacchia. Peccato che, a quanto risulta, le cose siano andate un pochino diversamente. Rula Jebreal è stata effettivamente contattata, circa tre mesi fa, da Amadeus. Ma il suggerimento sembra proprio che sia partito dall'amministratore delegato Salini. Quando le polemiche sono esplose in Rete, i vertici della Rai hanno avuto timore di aver fatto il passo più lungo della gamba, e hanno provato a fare retromarcia. La Jebreal dice di aver ricevuto una telefonata in cui le si suggeriva di rinunciare spontaneamente all'intervento, richiesta a cui la giornalista avrebbe risposto con un netto diniego. Lei stessa ammette di non aver mai incontrato la direttrice di Rai 1, Teresa De Santis. La quale, ieri, ha optato per un rispettoso silenzio. Ha scelto di non parlare con i giornali, però ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare Repubblica, che l'ha dipinta come il capo dei censori. Se ci pensate, in effetti, la storia della mordacchia ha poco senso: l'anno scorso la Lega era al governo e la direttrice della rete ammiraglia non censurò le tirate pro migranti del Festival. Dovrebbe mettersi a battagliare ora contro Rula, tanto più con il Carroccio fuori dal governo? Andiamo... I bene informati sugli affari Rai, infatti, assicurano che non sia stata la De Santis a spingere per l'invito a Rula. E che, di nuovo, non sia stata lei a chiedere che restasse a casa. Anzi, pare che la direttrice avesse chiesto a Salini (che nei giorni passati era in viaggio all'estero) di fissare un incontro questa mattina presto, prima del meeting con Amadeus. Oggetto dell'incontro doveva essere proprio il caso Jebreal. Insomma, nessun veto è stato posto alla partecipazione della giornalista a Sanremo. Matteo Salvini, peraltro, si è espresso con chiarezza: «Io di tutto mi occupo fuorché della vallette o dei conduttori di Sanremo, perché ho le giornate abbastanza piene», ha detto. «L'ultima delle mie preoccupazioni è dire sì o no a Tizia o a Caia. Io penso, però, che Sanremo sia il festival della canzone italiana. Se uno vuole fare i comizi, va in piazza o in Parlamento». Una posizione ribadita da Alessandro Morelli della Lega: «Da spettatore pagante il canone», dice, «vorrei vedere musica e non politica a Sanremo. Se qualcuno a sinistra vuole fare comizi, faccia pure. Peccato solo che il Festival sia a febbraio e non prima del 26 gennaio, perché di solito i comizi progressisti portano voti alla Lega». Pure Giampaolo Rossi, consigliere d'amministrazione Rai di Fratelli d'Italia, si limita a far notare che la Jebreal è una figura divisiva, e lancia una proposta interessante: «Vogliono parlare di violenza sulle donne? Invitino Ayaan Hirsi Ali, che da laica ha affrontato la violenza del fondamentalismo islamico». Ai sovranisti, dunque, della Jebreal importa poco. Importa molto di più a Italia Viva, e infatti Davide Faraone ha annunciato che porterà il caso in vigilanza Rai. Anche se, in verità, la commissione su questa faccenda non ha alcun potere decisionale. Che ai renziani Rula sia molto gradita non è un segreto: fu proprio Matteo Renzi (che con Presta ha ottimi rapporti) a proporre alla giornalista di candidarsi con il Pd. In ogni caso, la faccenda non è ancora chiusa. La Jebreal, oggi, potrebbe addirittura essere richiamata all'Ariston. Dagli stessi che prima l'hanno invitata e poi hanno cambiato idea per timore di figuracce.