
Il caso Palamara è un pozzo nero senza fondo, da cui ogni giorno vengono a galla nuove rivelazioni sugli intrighi della magistratura. L'ultimo è un sms che le indagini attribuiscono a Giovanni Legnini, all'epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, cioè appena un gradino sotto Sergio Mattarella. E che dice l'uomo nominato da Matteo Renzi ai vertici dell'organismo di autogoverno delle toghe?
Le frasi risalgono al 24 agosto di due anni fa e sono indirizzate a Luca Palamara, ex presidente dell'Anm e leader della corrente Unicost, grande burattinaio di nomine e carriere dei giudici in Italia. «Luca domani dobbiamo dire qualche cosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio. Ai (Autonomia e indipendenza è la corrente fondata da Piercamillo Davigo, ndr) ha già fatto un comunicato. Area (corrente di sinistra dei magistrati, ndr) è d'accordo a prendere un'iniziativa. Galoppi idem. Senti loro e fammi sapere». La nave? Dobbiamo dire qualche cosa? Anzi: prendere un'iniziativa? Ma quale pronunciamento sollecitava nell'estate di due anni fa l'ex sottosegretario di Enrico Letta prima e del Bullo poi? Per capirlo basta sfogliare la raccolta dei giornali e tornare a quei giorni successivi a Ferragosto, quando il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, decide di negare lo sbarco di 177 immigrati a bordo della nave Diciotti. È l'inizio della politica dei porti chiusi e la scelta del vicepremier leghista suscita molte reazioni politiche e giornalistiche, ma anche un'indagine della Procura di Agrigento. Qualche giorno dopo lo stop, il pm Luigi Patronaggio decide infatti di effettuare un'ispezione a bordo del pattugliatore della Guardia costiera. Il 23 agosto dal Palazzo di giustizia siciliano giunge la notizia che la magistratura ha aperto un'indagine per sequestro di persona e arresto illegale per il trattenimento a bordo dei profughi.
L'inchiesta è a carico di ignoti, ma non ci vuole molta fantasia per capire a chi punti, prova ne sia che il giorno dopo si viene a sapere che il pubblico ministero ha intenzione di recarsi a Roma per interrogare alcuni funzionari del Viminale e i vertici della Guardia costiera. Salvini comprende di essere il vero obiettivo e infatti, appena appresa la notizia della trasferta nella Capitale del pm, dichiara alle agenzie che Patronaggio non deve perdere tempo a sentire altri: «Interrogasse me, andasse dal capo. Se questo magistrato vuole capire qualche cosa (del divieto di sbarco, ndr) gli consiglio di evitare passaggi intermedi». Le frasi del Capitano leghista sono del 24 agosto e proprio quel giorno Luca Palamara spedisce a Patronaggio il seguente messaggio: «Carissimo Luigi, ti chiamerà anche Legnini, siamo tutti con te».
Però il capo di Unicost ed ex presidente dell'Anm arriva tardi, perché il pm di Agrigento che sta per iscrivere Salvini nel registro degli indagati replica a stretto giro di sms: «Mi ha già chiamato e mi fa molto piacere». Ma il vicepresidente del Csm non si è limitato a telefonare al procuratore di Agrigento. A leggere il messaggio che il nostro Giacomo Amadori ha scovato nelle carte dell'inchiesta di Perugia, si scopre che si sta dando da fare per una reazione dell'intera magistratura contro Salvini. E infatti il giorno dopo, sulla vicenda della nave Diciotti prendono posizione le correnti delle toghe.
Quattro consiglieri del Csm, tra cui lo stesso Palamara, chiedono che la questione sia inserita all'ordine del giorno del primo plenum del Csm. «Le vicende relative al trattenimento a bordo della nave Diciotti hanno fatto registrare interventi di esponenti del mondo politico e delle istituzioni [...]. La verifica del rispetto delle norme è doverosa nell'interesse delle istituzioni. Ma gli interventi cui abbiamo assistito rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso». Il vicepresidente del Csm, a cui è rivolto il messaggio e che evidentemente non vedeva l'ora di ricevere l'appello, senza alcun indugio fa sapere di condividere l'istanza. «Il nostro obiettivo», dichiara, «è esclusivamente quello di garantire l'indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle indagini e di ogni attività giudiziaria, senza invadere il campo di valutazioni e decisioni che spettano al potere esecutivo e a quello giudiziario».
Lo stesso giorno, mentre quattro togati chiedono l'intervento del Csm dopo le sollecitazioni che l'ex parlamentare del Pd, Legnini, ha rivolto a Palamara, il capo di Unicost, rispondendo via sms a un collega che gli scrive «Salvini indagato per i migranti? Siamo indifendibili», replica: «Hai ragione, ma ora bisogna attaccarlo». Il giorno dopo l'Ansa conferma l'indagine a carico del ministro dell'Interno per sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale. Pochi giorni dopo, a Viterbo, alla festa di Santa Rosalia, Palamara incontrerà per caso il ministro dell'Interno e a un collega scriverà: «C'è anche quella merda di Salvini». Sipario - per ora - sul pozzo senza fondo della magistratura e dei suoi referenti.






