giudici salvini

Toghe inchiodate ai giri di favori perché negano il valore del singolo
Luca Palamara (Ansa)
La magistratura si è issata al di sopra di ogni cosa: è una casta in cui le carriere sono garantite e nessuno è punito se sbaglia. La differenza di abilità fra individui non è un criterio, ecco perché ruota tutto sulle amicizie.
Le trame delle toghe sul caso Salvini
Matteo Salvini (Ansa)
  • L'ex capo della Procura di Roma per la sua serata d'addio invitò sei cari amici, fra cui un giudice dei processi istruiti dal suo stesso ufficio e Luca Palamara. Ma nulla fu registrato.
  • Nelle ore calde per le accuse all'allora numero uno del Viminale, il gip Fabio Pilato scriveva a Palamara: «Indovina chi è il presidente del tribunale per i ministri di Palermo? Io». E l'altro esultava: «Grande».

Lo speciale contiene due articoli



La finta indipendenza dei magistrati a comando
Matteo Salvini (Getty images)

Il caso Palamara è un pozzo nero senza fondo, da cui ogni giorno vengono a galla nuove rivelazioni sugli intrighi della magistratura. L'ultimo è un sms che le indagini attribuiscono a Giovanni Legnini, all'epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, cioè appena un gradino sotto Sergio Mattarella. E che dice l'uomo nominato da Matteo Renzi ai vertici dell'organismo di autogoverno delle toghe?

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