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2018-08-30
La Ferrari galleggia sulle acque di Venezia
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Dalla Darsena di Milano al Canal Grande a Venezia con direzione autodromo di Monza. Così la Ferrari prepara la sua festa in vista del Gran Premio d'Italia 2018, in programma domenica 2 settembre sullo storico circuito brianzolo. Il prestigioso marchio del Cavallino rampante è sbarcato in città per portare tra la gente le monoposto del presente e quelle del passato che hanno fatto la storia della Formula 1. Si tratta di un tour senza precedenti che vede la Rossa di Maranello protagonista di una settimana densa di eventi spettacolari, ricchi di fascino, storia, passione ed emozioni.
Il viaggio della Ferrari, alla viglia del Gran Premio di Monza, è iniziato nel pomeriggio di martedì 28 agosto tra le strade di Milano con l'inaugurazione del F1 Milan Fan Festival in Darsena. Davanti a una folla di tifosi, appassionati, o più semplicemente, curiosi, i due piloti della Ferrari, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, si sono esibiti in manovre e sgommate spettacolari.Gli spettatori hanno potuto godersi anche la sfilata dei bolidi degli altri team che infiammeranno il weekend italiano di Formula 1. Il giorno successivo lo show ha visto le auto storiche protagoniste di una parata sul circuito allestito tra i Navigli: 30 macchine sportive anteguerra sono partite dalla sede dell'Automobile Club di Milano in direzione Darsena, per poi fare tappa al Just Cavalli, alla sede di Regione Lombardia, a Garage Italia e al Museo Alfa Romeo di Arese.
Dalle acque dei Navigli milanesi a quelle del Canal Grande veneziano il passo è breve, almeno per la Ferrari. Nella mattinata di giovedì 30 agosto la monoposto rossa ha attraversato per la prima volta assoluta El Canalasso, passando da Piazza San Marco al Ponte dell'Accademia, da Rialto al Casinò Municipale. Un evento del tutto storico in quanto «per la prima volta», come dicono gli organizzatori, «la Formula 1 dell'asfalto sarà gemellata alla Formula 1 del mare, il gondolino», in rappresentanza di tutte le barche che domenica 2 settembre, stesso giorno del Gp d'Italia, prenderanno parte alla Regata storica 2018. Un sodalizio suggellato dalla novità di premiare i piloti che saliranno sul podio a Monza con opere d'arte realizzate dai maestri vetrai di Murano.
Il gemellaggio tra il Gran Premio d'Italia e la Regata Storica ha vissuto uno dei suoi momenti clou con la presentazione celebrata a Ca' Vendramin Calergi, sede del casinò di Venezia, dal sindaco Luigi Brugnaro entusiasta dell'iniziativa: «Questo gemellaggio è un simbolo che suggella il legame tra l'eccellenza sportiva dei motori e i gondolini, vera e propria Formula 1 della Laguna». Insieme al primo cittadino del capoluogo veneto anche il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani, il presidente della FIA Jean Todt e il presidente di Liberty Media, azienda proprietaria della Formula 1, Chase Carey. «La Ferrari e Venezia sono due eccellenze fortemente italiane che sono note in tutto il mondo e che sicuramente non hanno mai vissuto prima un momento come quello di oggi. Noi volevamo allargare lo spettacolo dell'evento del Gran Premio e c'è stata fin da subito una grande sintonia con Liberty Media per far uscire dagli autodromi le macchine e dare quindi la possibilità di ammirarle a tanta gente, perché la Formula 1 deve coinvolgere i territori più vasti possibile» ha affermato il numero uno di Aci Sticchi Damiani.
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La Rossa di Maranello sfila tra i Navigli di Milano e attraversa il Canal Grande. Nella settimana del Gran premio d'Italia il F1 Milan Fan Festival porta in strada una serie di eventi per far vivere alla gente la passione e le emozioni della Formula 1.Dalla Darsena di Milano al Canal Grande a Venezia con direzione autodromo di Monza. Così la Ferrari prepara la sua festa in vista del Gran Premio d'Italia 2018, in programma domenica 2 settembre sullo storico circuito brianzolo. Il prestigioso marchio del Cavallino rampante è sbarcato in città per portare tra la gente le monoposto del presente e quelle del passato che hanno fatto la storia della Formula 1. Si tratta di un tour senza precedenti che vede la Rossa di Maranello protagonista di una settimana densa di eventi spettacolari, ricchi di fascino, storia, passione ed emozioni.Il viaggio della Ferrari, alla viglia del Gran Premio di Monza, è iniziato nel pomeriggio di martedì 28 agosto tra le strade di Milano con l'inaugurazione del F1 Milan Fan Festival in Darsena. Davanti a una folla di tifosi, appassionati, o più semplicemente, curiosi, i due piloti della Ferrari, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, si sono esibiti in manovre e sgommate spettacolari.Gli spettatori hanno potuto godersi anche la sfilata dei bolidi degli altri team che infiammeranno il weekend italiano di Formula 1. Il giorno successivo lo show ha visto le auto storiche protagoniste di una parata sul circuito allestito tra i Navigli: 30 macchine sportive anteguerra sono partite dalla sede dell'Automobile Club di Milano in direzione Darsena, per poi fare tappa al Just Cavalli, alla sede di Regione Lombardia, a Garage Italia e al Museo Alfa Romeo di Arese.Dalle acque dei Navigli milanesi a quelle del Canal Grande veneziano il passo è breve, almeno per la Ferrari. Nella mattinata di giovedì 30 agosto la monoposto rossa ha attraversato per la prima volta assoluta El Canalasso, passando da Piazza San Marco al Ponte dell'Accademia, da Rialto al Casinò Municipale. Un evento del tutto storico in quanto «per la prima volta», come dicono gli organizzatori, «la Formula 1 dell'asfalto sarà gemellata alla Formula 1 del mare, il gondolino», in rappresentanza di tutte le barche che domenica 2 settembre, stesso giorno del Gp d'Italia, prenderanno parte alla Regata storica 2018. Un sodalizio suggellato dalla novità di premiare i piloti che saliranno sul podio a Monza con opere d'arte realizzate dai maestri vetrai di Murano. Il gemellaggio tra il Gran Premio d'Italia e la Regata Storica ha vissuto uno dei suoi momenti clou con la presentazione celebrata a Ca' Vendramin Calergi, sede del casinò di Venezia, dal sindaco Luigi Brugnaro entusiasta dell'iniziativa: «Questo gemellaggio è un simbolo che suggella il legame tra l'eccellenza sportiva dei motori e i gondolini, vera e propria Formula 1 della Laguna». Insieme al primo cittadino del capoluogo veneto anche il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani, il presidente della FIA Jean Todt e il presidente di Liberty Media, azienda proprietaria della Formula 1, Chase Carey. «La Ferrari e Venezia sono due eccellenze fortemente italiane che sono note in tutto il mondo e che sicuramente non hanno mai vissuto prima un momento come quello di oggi. Noi volevamo allargare lo spettacolo dell'evento del Gran Premio e c'è stata fin da subito una grande sintonia con Liberty Media per far uscire dagli autodromi le macchine e dare quindi la possibilità di ammirarle a tanta gente, perché la Formula 1 deve coinvolgere i territori più vasti possibile» ha affermato il numero uno di Aci Sticchi Damiani.
Il ministro ha ricordato che il concorrente europeo Fcas (Future combat aircraft system) avanza a ritmo troppo lento per disaccordi tra Airbus (Francia-Germania) e Dassault (Francia) riguardanti i diritti e la titolarità delle tecnologie. «È fallito il programma franco-tedesco […], probabilmente la Germania potrebbe entrare a far parte in futuro di questo progetto [...]. Abbiamo avuto richieste da Canada, Arabia Saudita, e penso che l’Australia possa essere interessata. Più nazioni salgono più aumenta la massa critica che puoi investire e meno costerà ogni esemplare». Tutto vero, rimangono però perplessità su un possibile coinvolgimento dei sauditi per due ragioni. La prima: l’Arabia sta incrementando i rapporti industriali militari con la Cina, che così avrebbe accesso ai segreti del nuovo caccia. La seconda: l’Arabia Saudita aveva finanziato anche altri progetti e tra questi persino uno con la Turchia, nazione che, dopo essere stata espulsa dal programma F-35 durante il primo mandato presidenziale di Trump a causa dell’acquisto dei missili russi S-400, ora sta cercando di rientrarci trovando aperture dalla Casa Bianca. Anche perché lo stesso Trump ha risposto in modo possibilista alla richiesta di Riad di poter acquisire lo stesso caccia nonostante gli avvertimenti del Pentagono sulla presenza cinese.
Per l’Italia, sede della fabbrica Faco di Cameri (Novara) che gli F-35 li assembla, con la previsione di costruire parti del Gcap a Torino Caselle (dove oggi si fanno quelle degli Eurofighter Typhoon), significherebbe creare una ricaduta industriale per qualche decennio. Ma dall’altra parte delle Alpi la situazione Fcas è complicata: un incontro sul futuro caccia che si sarebbe dovuto tenere in ottobre è stato rinviato per i troppi ostacoli insorti nella proprietà intellettuale del progetto. Se dovesse fallire, Berlino potrebbe essere colpita molto più duramente di Parigi. Questo perché la Francia, con Dassault, avrebbe la capacità tecnica di portare avanti da sola il programma, come del resto ha fatto 30 anni fa abbandonando l’Eurofighter per fare il Rafale. Ma l’impegno finanziario sarebbe enorme. Non a caso il Ceo di Dassault, Eric Trappier, ha insistito sul fatto che, se l’azienda non verrà nominata «leader indiscusso» del programma, lo Fcas potrebbe fallire. Il vantaggio su Airbus è evidente: Dassault potrebbe aggiornare ancora i Rafale passando dalla versione F5 a una possibile F6 e farli durare fino al 2060, ovvero due decenni dalla prevista entrata in servizio del nostro Gcap. Ma se Berlino dovesse abbandonare il progetto, non è scontata l’adesione al Gcap come partner industriale, mentre resterebbe un possibile cliente. Non a caso i tedeschi avrebbero già chiesto di poter assumere lo status di osservatori del programma. Senza Fcas anche la Spagna si troverebbe davanti decisioni difficili: in agosto Madrid aveva dichiarato che non avrebbe acquistato gli F-35 ma gli Eurofighter Typhoon e poi i caccia Fcas. Un mese dopo il primo ministro Pedro Sánchez espresse solidarietà alla Germania in relazione alla controversia tra Airbus e Dassault. Dove però hanno le idee chiare: sarebbe un suicidio industriale condividere la tecnologia e l’esperienza maturata con i Rafale, creata da zero con soldi francesi, impiegata con l’aviazione francese e già esportata con successo in India, Grecia ed Emirati arabi.
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Guido Crosetto (Ansa)
Tornando alla leva, «mi consente», aggiunge Crosetto, «di avere un bacino formato che, in caso di crisi o anche calamità naturali, sia già pronto per intervenire e non sono solo professionalità militari. Non c’è una sola soluzione, vanno cambiati anche i requisiti: per la parte combat, ad esempio, servono requisiti fisici diversi rispetto alla parte cyber. Si tratta di un cambio di regole epocale, che dobbiamo condividere con il Parlamento». Crosetto immagina in sostanza un bacino di «riservisti» pronti a intervenire in caso ovviamente di un conflitto, ma anche di catastrofi naturali o comunque situazioni di emergenza. Va precisato che, per procedere con questo disegno, occorre prima di tutto superare la legge 244 del 2012, che ha ridotto il personale militare delle forze armate da 190.000 a 150.000 unità e il personale civile da 30.000 a 20.000. «La 244 va buttata via», sottolinea per l’appunto Crosetto, «perché costruita in tempi diversi e vanno aumentate le forze armate, la qualità, utilizzando professionalità che si trovano nel mercato».
Il progetto di Crosetto sembra in contrasto con quanto proposto pochi giorni fa dal leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini: «Sulla leva», ha detto Salvini, «ci sono proposte della Lega ferme da anni, non per fare il militare come me nel '95. Io dico sei mesi per tutti, ragazzi e ragazze, non per imparare a sparare ma per il pronto soccorso, la protezione civile, il salvataggio in mare, lo spegnimento degli incendi, il volontariato e la donazione del sangue. Sei mesi dedicati alla comunità per tutte le ragazze e i ragazzi che siano una grande forma di educazione civica. Non lo farei volontario ma per tutti». Intanto, Crosetto lancia sul tavolo un altro tema: «Serve aumentare le forze armate professionali», dice il ministro della Difesa, «e in questo senso ho detto più volte che l’operazione Strade sicure andava lentamente riaffidata alle forze di polizia». Su questo punto è prevedibile un attrito con Salvini, considerato che la Lega ha più volte sottolineato di immaginare che le spese militari vadano anche in direzione della sicurezza interna. L’operazione Strade sicure è il più chiaro esempio dell’utilizzo delle forze armate per la sicurezza interna. Condotta dall’Esercito italiano ininterrottamente dal 4 agosto 2008, l’operazione Strade sicure viene messa in campo attraverso l’impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate che agisce con le funzioni di agente di pubblica sicurezza a difesa della collettività, in concorso alle Forze di Polizia, per il presidio del territorio e delle principali aree metropolitane e la vigilanza dei punti sensibili. Tale operazione, che coinvolge circa 6.600 militari, è, a tutt'oggi, l’impegno più oneroso della Forza armata in termini di uomini, mezzi e materiali.
Alle parole, come sempre, seguiranno i fatti: vedremo quale sarà il punto di equilibrio che verrà raggiunto nel centrodestra su questi aspetti. Sul versante delle opposizioni, il M5s chiede maggiore trasparenza: «Abbiamo sottoposto al ministro Crosetto un problema di democrazia e trasparenza», scrivono in una nota i capigruppo pentastellati nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, Arnaldo Lomuti e Bruno Marton, «il problema della segretezza dei target capacitivi concordati con la Nato sulla base dei quali la Difesa porta avanti la sua corsa al riarmo. Non è corretto che la Nato chieda al nostro Paese di spendere cifre folli senza che il Parlamento, che dovrebbe controllare queste spese, conosca quali siano le esigenze che motivano e guidano queste richieste. Il ministro ha risposto, in buona sostanza, che l’accesso a queste informazioni è impossibile e che quelle date dalla Difesa sono più che sufficienti. Non per noi».
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Ecco #DimmiLaVerità del 5 dicembre 2025. Il senatore Gianluca Cantalamessa della Lega commenta il caso dossieraggi e l'intervista della Verità alla pm Anna Gallucci.