2020-05-07
La farsa sull’apertura delle messe rivela l’anima anticristiana di questo governo
Chissà cosa devono ancora «studiare» gli esperti del premier per consentire le celebrazioni. La discriminazione è palese.Se mai ce ne fosse stato bisogno, la questione dell'apertura delle chiese per la santa messa ha fatto cadere ogni dubbio: questo governo ha un'anima profondamente antireligiosa e anticristiana. È l'unica spiegazione razionale ad una condotta pratica che di razionale non ha proprio nulla. Se non fosse di così alto valore la posta in gioco, ci sarebbe da morire dalle risate: il comitato tecnico scientifico sta «studiando» le misure necessarie per consentire la celebrazione della messa!La fantasia vola immaginando un consesso di «cervelloni», ricchi di non meglio specificate competenze, tutti intenti, giorno e notte, a studiare come sia possibile riunire 15-20 persone in uno spazio di almeno 200 metri quadrati, ferme nel loro banco, senza che entrino in contatto fisico. È un vero dilemma; al confronto la quadratura del cerchio è una bazzecola! Oddio, ad onor del vero, una variabile che rende quasi insolubile il problema c'è e i nostri «cervelloni», con inusitata sagacia, l'hanno ben individuata: quei 15 o 20 fedeli sono dei poveri «minus habens», completamente irresponsabili, incapaci di controllare i loro movimenti, tanto che - al confronto - un gregge di pecore è una parata militare! Va però riconosciuto che tanto lavoro, per nulla sterile, sta già dando brillanti risultati: se le 14 persone si riuniscono intorno ad una bara, il rischio di contagio è certamente evitato. È un primo passo che fa decisamente ben sperare! Siamo tutti curiosi di sapere se il buon senso abita ancora a Palazzo Chigi o se - sempre per motivi di sicurezza - nel varcare la soglia del palazzo un brain-scanner non debba documentare che la perfrigerazione cerebrale garantisce la messa fuori uso della razionalità/cognitività, cioè quelle nobili funzioni del cervello che rendono gli uomini così diversi da ogni tipo di bestia. Però, va resa giustizia: non per tutti è così. Ci sono dei «sani» che ancora pensano, ma sono pochi, troppo pochi e l'onda degli insensati li travolge facilmente. Del resto è a tutti evidente che è molto più semplice regolamentare il flusso di persone al supermercato, su una metro e su un autobus, o anche in un ufficio postale, piuttosto che in quel pericoloso luogo di scorribande qual è una chiesa! E se per caso venisse in mente a qualcuno che trattasi di evidente faziosità discriminatoria contro la libertà di culto, si rammenti che i «frequentatori» delle sante messe sono degli incapaci irresponsabili, che - per il loro «bene» - richiedono un controllo tutt'affatto speciale. E poi, per dirla tutta, che bisogno c'è di andare in chiesa e fare la Comunione? Le strade sono finalmente aperte, le passeggiate e i parchi sono accessibili, i supermercati sono aperti da sempre, le tabaccherie, ora anche le pizzerie da asporto e i treni… quella della messa è proprio una fissazione, frutto di una mentalità quasi superstiziosa! Ergo, può aspettare. Così il mondo degli «invisibili» aumenta: dopo le famiglie, letteralmente ridotte alla fame, e i bimbi, letteralmente ignorati, ci aggiungiamo i «credenti praticanti», trattati come una sorta di soci della bocciofila che possono starsene a casa e guardare la tv. Esagerazioni? Se sì, qualcuno ci spieghi come sia possibile varare Dpcm con misure restrittive in palese contraddizione con l'intero assetto giuridico del nostro Paese in tema di libertà di culto. Costituzione, Concordato, Accordo di Villa Madama, perfino Codice penale: tutto ignorato ed eluso. Troppo facile accanirsi con quel personaggio in divisa che, in preda ad un evidente delirio di onnipotenza, in modo arrogante e maleducato, cerca di interrompere una celebrazione eucaristica in atto: il difetto e la malafede stanno nel manico, che - con atti di ateizzazione amministrativa programmata - vuole costruire il «nuovo umanesimo» che attribuisce a Dio e al sentimento religioso la stessa importanza che si dà a un kleenex usato. No, mi correggo: quando si tratta di prendere voti si è devoti di Padre Pio e la religione va sfruttata; quando si tratta di garantire il «cibo della vita eterna» la religione diventa «oppio dei popoli» che rende irragionevoli e produce pericolosi «untori». Qualche mese fa si alzò un grido di sdegno e di condanna contro chi aveva osato «strumentalizzare» la religione e i suoi simboli; oggi siamo di fronte a chi non i simboli, ma la «sostanza» della fede, la mette sotto i tacchi, con il sorriso sulle labbra e in perfetta eleganza. Chi è più pericoloso? Ai posteri l'ardua sentenza.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)