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2019-12-14
Leggi su misura per i finanziatori di Renzi
Ansa
Per uno scherzo del destino, il documento che rischia di provocare il terremoto nel Giglio magico renziano è un provvedimento sulla sicurezza antisismica. Forse è davvero la pistola fumante dell'inchiesta sulla fondazione Open quella che la guardia di finanza ha trovato il 17 settembre scorso nel corso della perquisizione nello studio dell'avvocato Alberto Bianchi, indagato per finanziamento illecito ai partiti e traffico di influenze. Non una scoperta improvvisata né un colpo di fortuna. I militari, come avevano anticipato in un'informativa inviata alla Procura di Firenze un mese prima, sapevano che cosa cercare: l'emendamento del deputato abruzzese di Alternativa popolare, Aldo Di Biagio che, nel 2017, aveva consentito al gruppo Toto di sospendere il pagamento di 111 milioni di euro di rate scadute del «corrispettivo della concessione» per le autostrade A24 e A25. Emendamento di cui aveva parlato il nostro giornale, a settembre, collegandolo ai rapporti professionali tra la famiglia di imprenditori abruzzesi e l'avvocato fiorentino al quale sono state pagate parcelle per quasi 3 milioni di euro, una parte dei quali (400.000 euro) sono poi stati girati sui conti correnti della fondazione Open e del Comitato per il sì al referendum.
È stato lo stesso Bianchi a consegnare la pratica intestata «Strada dei parchi spa - Anas spa (consulenza)» agli inquirenti. Un dossier in cui mancava la lettera d'incarico ma che conteneva atti ben più interessanti dal punto di vista investigativo. All'interno di una cartellina rossa era custodita la stampa dell'emendamento che modificava l'articolo 52-quinquies del decreto legge 50 del 24 aprile 2017, convertito, un mese dopo, nella legge 96 del 21 giugno 2017 (governo Gentiloni). In pratica, la rettifica legislativa che offriva ai Toto la possibilità di sospendere il pagamento all'Anas di due rate (2014 e 2015) da oltre 55 milioni di euro ciascuna in cambio di un piano di «interventi urgenti» per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25. Soldi da restituire allo Stato in tre rate da 37 milioni tra il 2028 e il 2030, quindi 15 anni dopo la loro scadenza naturale. Il particolare che ha allertato gli investigatori è che non si trattava di una stampa anonima, ma di un documento «lavorato». Le Fiamme gialle hanno individuato, infatti, oltre a quella dell'avvocato, un altro tratto - di grafia diversa - che segna «Di Biagio riformulato». Chi lo ha scritto?
C'erano, inoltre, la sigla «GR» e la data «10/7». Al documento erano spillati tre dattiloscritti, di cui uno relativo all'art 13 bis a firma sempre di Aldo Di Biagio. Ma nelle carte sequestrate nello studio legale fiorentino gli investigatori hanno trovato una cartellina che dimostra come fossero molti i finanziatori che si proponevano per emendamenti e leggi ad hoc. Un fascicolo rosso intestato «215 994 AB/2 Renzi M.», dove non è difficile immaginare quale nome si celi dietro alla lettera M. In una cartellina bianca, una mail indirizzata dalla segreteria di Bianchi ad Antonella Manzione, ex capo dei vigili di Firenze promossa da Renzi a capo dell'ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Contenuto del messaggio: «Proposta di emendamento dl sblocca Italia» con tanto di schema su «Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese...». In particolare a interessare era lo sblocco della Nuova Cassanese. Dentro, anche fascicoli informativi dell'azienda Pizzarotti, e una mail con cui Bianchi gira un «un piano di investimenti in Italia di British american tobacco», altro finanziatore di Open e cliente di Bianchi. C'è infine un documento intestato «contenimento delle tariffe e razionalizzazione del sistema autostradale italiano» con appunto manoscritto da «B. (Beniamino, ndr) Gavio 30.1.14 mandato a M.R. 31.1.15». I Gavio sono stati recentemente perquisiti perché tra i grandi finanziatori che si erano impegnati a pagare 100.000 euro all'anno per 5 anni pur di poter avere incontri con l'ex Rottamatore.
Ma per parafrasare i latini, tutte le autostrade portano, o portavano, al Giglio magico. Una delle principali vocazioni del gruppo di potere cresciuto intorno a Matteo Renzi sembra proprio quello per i concessionari, e in particolare con la holding abruzzese della famiglia Toto.
«L'inizio del rapporto professionale dell'avvocato Bianchi con la Toto può essere collocato nella prima metà del marzo 2015» annotano gli investigatori, quando l'avvocato Bianchi venne ingaggiato per occuparsi della pratica «Toto-Cai e Alitalia» e di un contenzioso riguardante un appalto ricevuto dalla Toto costruzioni generali da Autostrade per l'Italia, la società dei Benetton, sulla cosiddetta variante di valico dell'A1, opera poi inaugurata dallo stesso Renzi nel dicembre 2015. Toto avrebbe voluto rifare una galleria modificando il percorso, invece Aspi preferì rafforzare la struttura già completata. Di qui, l'aggravio di costi per la società abruzzese, e il contenzioso con i Benetton.
Il 17 marzo 2015 Bianchi scrive un appunto in cui spiega come intenda muoversi: «Il giochino è far finire i lavori, poi Aut. va dal giudice e chi si è visto si è visto». Nella parte finale dell'appunto aggiunge: «Compito mio seguire la trattativa con Castellucci e poi il testo dell'ev transaz Obiettivo 150 interessi compresi […] strategia: non muoversi ora».
A fare da ambasciatore con l'ex ad di Aspi Giovanni Castellucci è l'imprenditore Marco Carrai (indagato al pari di Bianchi), consigliere di Open, che verga un appunto dopo un incontro con il manager dei Benetton: «Lui (Castellucci, ndr) dice che troppo distante il prezzo. Mi ha detto che tu lo chiami e ci fissi».
Nella documentazione di Bianchi si trovano le tracce della pressione che i renziani paiono aver esercitato su Aspi. Si trova anche un articolo di giornale in cui Castellucci riconosce la crescita dei costi del tratto autostradale: «Ammissione di colpa no?» scrive festante Patrizio Donnini, consulente dei Toto e coindagato con Bianchi. Nel fascicolo sequestrato all'avvocato si evidenzia il fatto che «su Aspi pendono due procedimenti penali», si parla di «196 (milioni, ndr) di indebito arricchimento» e «viene ventilato un possibile atto di citazione» al posto dell'accordo transattivo. Con uno scambio di messaggi, Bianchi invita Alfonso Toto ad attivarsi per un colloquio diretto con l'amministratore delegato di Aspi «per porre fine al tempo delle ammuine».
Poi il legale invia ad «At» (Alfonso Toto) tre pagine da girare a «Castellucci» con «l'ipotesi transattiva»: 140 milioni che Aspi dovrebbe pagare «con tempi e modalità da concordare». Toto manda una versione corretta, in cui si parla di «ulteriori 140 milioni». L'incontro con Castellucci viene procrastinato e allora Bianchi, ad agosto, informa il cliente che ha «sollecitato chi di dovere al fine di riprendere i contatti con l'ad di Aspi in modo da evitare di perdere tempo». Ma visto che l'incontro continua a slittare, Bianchi si gioca la carta Luca Lotti, consigliere della Open e sottosegretario con delega al Comitato interministeriale per la programmazione economica, organismo chiave per lo sblocco dei fondi destinati alle infrastrutture.
Nel fascicolo Toto-Aspi i finanzieri hanno trovato un altro pizzino: «Riunione con Luca Lotti consegnato appunto Toto 15/7/2015». Il documento citato dovrebbe essere un elaborato suddiviso in tre paragrafi, l'ultimo dei quali era intitolato: «Perché l'ipotesi transattiva potrebbe essere conveniente per Aspi». Il 6 aprile 2016 Bianchi si propone di riparlarne con LL (Luca Lotti), come farà nel 2017 per un'altra questione riguardante Toto e Anas a La Spezia. Nel luglio 2016 si chiude finalmente la transazione. Un accordo certificato dalla Toto costruzioni generali nel bilancio 2016, dove si legge che Autostrade per l'Italia «ha provveduto a riconoscere all'appaltatore un congruo indennizzo per i maggiori oneri […] e a versare la seconda rata pari a 75 milioni, a saldo del corrispettivo convenuto tra le parti». Bianchi incassa per il disturbo una parcella personale di 750.000 euro che versa interamente, al netto delle tasse, nelle casse di Open e del Comitato per il sì al referendum costituzionale.
Così le aziende davano suggerimenti su come chiedere i finanziamenti
«Caro avvocato, le chiedo una cortesia al fine di facilitare il processo. Avremmo bisogno, per avviare e chiudere la parte amministrativa, di una lettera della fondazione che più o meno reciti come segue». Il mittente è Giovanni Carucci, vice presidente della British american tobacco, colosso delle sigarette che produce Dunhill, Lucky strike, Pall mall, Rothmans. Il destinatario è l'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open indagato per traffico di influenze per i rapporti con il concessionario autostradale Toto, a cui avrebbe fatto da trait d'union con il Giglio magico. Gli investigatori della guardia di finanza, dopo aver scoperto, tramite le ricerche sulle partite Iva, che da Toto, poi, l'avvocato Bianchi aveva anche ricevuto nutrite parcelle, hanno fatto la stessa verifica per il colosso delle sigarette. E hanno scoperto che, proprio come per Toto, anche British american tobacco risultava tra i finanziatori della fondazione Open (con quattro versamenti per un totale di 170.000 euro) ed era anche presente nella lista dei clienti dell'avvocato Bianchi. La parcella: 83.200 euro.
Ma c'è anche una seconda parcella di 50.000 euro. Questa volta per lo studio Alberto Bianchi e associati. Altra coincidenza: come per Toto, i versamenti risalgono al 2016. Al governo c'era Matteo Renzi. Erano addirittura le aziende, come dimostra la mail inviata da Carucci a Bianchi, a chiedere istruzioni per dare un contributo al renzismo. E non è l'unica email finita nel mirino investigativo: «Luca, sulla base dell'accordo con Toto ho avuto 750K. Sulla base dell'accordo con British american tobacco riceverò a breve 80K. In conclusione, riceverò 830K». Il mittente, in questo caso è Bianchi. Il destinatario è Luca Lotti. Bianchi avvisa Lotti di aver fatto la tara tra quanto dovrà versare e quanto si terrà, ovvero 400.838 per Open. Il resto, sostiene Bianchi, andrà allo Stato, per le tasse. Alessandro Bertolini della British american tobacco, sentito dai finanzieri, ha spiegato: «Ho rappresentato al dottor Carucci la necessità che la contribuzione dovesse essere legata a eventi su materie di interesse dell'azienda. Verificai lo statuto di Open per accertarmi che non si trattasse da un punto di vista tecnico di una fondazione politica, che nel qual caso avrebbe comportato un divieto di qualunque contribuzione». La società ha ritenuto che durante l'Expo di Milano, tramite la distribuzione del loro materiale divulgativo, le finalità si siano effettivamente realizzate. Ma ci sono anche gli inviti alla Leopolda. Poi aggiunge di «aver autorizzato per ragioni di buoni rapporti, anche in considerazione della nostra partecipazione come azienda invitata per gli anni 2016 e 2017 alla Leopolda, l'unica contribuzione per i due anni, per complessivi 20.000 euro».
Ma, insieme al colosso del tabacco, nell'elenco stilato dai finanzieri e usato come «chiave di ricerca» per i controlli sui finanziatori, c'è anche l'azienda di Gianfranco Librandi, passato dal Pdl a Scelta civica, poi ad Ala di Denis Verdini e approdato infine, dopo un passaggio nel Pd, a Italia viva. La sua Tci telecomunicazioni, che opera nel campo dell'illuminazione, detiene il record di versamenti a Open: 900.000 euro, tutti tra il 2017 e il 2018. Ossia, annotano gli investigatori, quando «è stato eletto deputato».
Nella stessa informativa, proprio dietro a Librandi, i finanzieri si occupano di un'impresa di produzione cinematografica: la Golden production srl, che ha finanziato Open con 100.000 euro. Gli investigatori hanno sequestrato una lettera manoscritta: «Caro Alberto, in esecuzione degli accordi di cui all'incontro di Roma, qui di seguito trovi i riferimenti della società che provvederà a effettuare la prima contribuzione a favore della fondazione Open». E a seguire, tutte le indicazioni per inviare la ricevuta. La lettera si chiude con «un caro saluto. L». I finanzieri ritengono che il mittente, per via di quella L, potrebbe essere identificato in Luca Lotti. Come per Toto, British american tobacco e Tci, anche Golden risulta negli intrecci tra i finanziatori di Open e le prestazioni professionali di Bianchi. Gli investigatori sottolineano che la Golden è stata costituita da tale Antonio Scaramuzzino, «sottoscrittore dell'80% del capitale sociale». I finanzieri appuntano anche che «il signor Scaramuzzino è stato indagato e poi sottoposto a misure restrittive nel 2012 per turbativa d'asta, minacce e collusione con gruppi malavitosi organizzati mentre era amministratore della Sorical, ente di gestione delle acque pubbliche in Calabria». E ancora: «È coniuge della sorella di Elisabetta Gregoraci». Ma a Open arrivano anche i contributi di Alessandro Di Paolo, rappresentante legale dell'associazione Azimut, che ha corrisposto 75.000 euro nel 2016. Di Paolo, che le cronache rosa danno come fidanzato di Elisa Isoardi, ha versato anche un contributo volontario personale da 10.000 euro. Viene inserito nel capitolo di Golden, perché Scaramuzzino è pure un consulente di Azimut. Le contribuzioni vengono definite «collegate».
C'è poi Vito Pertosa, imprenditore pugliese e patron del gruppo Angel, attivo in vari settori tra cui l'aerospazio. Ha finanziato Open con delle società fiduciarie (la Simon, la Fid Sant'Andrea e la Nomen). Totale contributi: 105.000 euro. Altri 100.000 li ha versati direttamente l'imprenditore, a suo nome. Spillata alla ricevuta di versamento gli investigatori hanno trovato la stampa di una email inviata da Pertosa a Bianchi e per conoscenza a Marco Carrai, con la quale dava conferma dell'avvenuto bonifico. In altre occasioni, invece, veniva direttamente effettuato il versamento. Senza alcun carteggio.
Come nel caso di Vincenzo Onorato, armatore e patron della Moby, che ha sganciato complessivamente 300.000 euro. Tra gli atti acquisiti ci sono solo le risposte di ringraziamento per i versamenti: «La fondazione Open, nelle persone dell'avvocato Bianchi, dell'onorevole Maria Elena Boschi e dell'onorevole Lotti, ringrazia dei suoi generosi contributi, con la speranza di poterla incontrare a Firenze». Nei giorni della Leopolda.
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Nello studio dell'ex capo della fondazione del Rottamatore la versione «riformulata» dell'emendamento grazie al quale il gruppo ha sospeso un pagamento da 111 milioni. Così le aziende davano suggerimenti su come chiedere i finanziamenti. In una missiva Bat spiegava le procedure per poter erogare i contributi: una traccia seguita alla lettera. Fra i sostenitori del Bullo c'erano anche il cognato di Elisabetta Gregoraci e il presunto fidanzato di Elisa Isoardi. Lo speciale comprende due articoli. Per uno scherzo del destino, il documento che rischia di provocare il terremoto nel Giglio magico renziano è un provvedimento sulla sicurezza antisismica. Forse è davvero la pistola fumante dell'inchiesta sulla fondazione Open quella che la guardia di finanza ha trovato il 17 settembre scorso nel corso della perquisizione nello studio dell'avvocato Alberto Bianchi, indagato per finanziamento illecito ai partiti e traffico di influenze. Non una scoperta improvvisata né un colpo di fortuna. I militari, come avevano anticipato in un'informativa inviata alla Procura di Firenze un mese prima, sapevano che cosa cercare: l'emendamento del deputato abruzzese di Alternativa popolare, Aldo Di Biagio che, nel 2017, aveva consentito al gruppo Toto di sospendere il pagamento di 111 milioni di euro di rate scadute del «corrispettivo della concessione» per le autostrade A24 e A25. Emendamento di cui aveva parlato il nostro giornale, a settembre, collegandolo ai rapporti professionali tra la famiglia di imprenditori abruzzesi e l'avvocato fiorentino al quale sono state pagate parcelle per quasi 3 milioni di euro, una parte dei quali (400.000 euro) sono poi stati girati sui conti correnti della fondazione Open e del Comitato per il sì al referendum. È stato lo stesso Bianchi a consegnare la pratica intestata «Strada dei parchi spa - Anas spa (consulenza)» agli inquirenti. Un dossier in cui mancava la lettera d'incarico ma che conteneva atti ben più interessanti dal punto di vista investigativo. All'interno di una cartellina rossa era custodita la stampa dell'emendamento che modificava l'articolo 52-quinquies del decreto legge 50 del 24 aprile 2017, convertito, un mese dopo, nella legge 96 del 21 giugno 2017 (governo Gentiloni). In pratica, la rettifica legislativa che offriva ai Toto la possibilità di sospendere il pagamento all'Anas di due rate (2014 e 2015) da oltre 55 milioni di euro ciascuna in cambio di un piano di «interventi urgenti» per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25. Soldi da restituire allo Stato in tre rate da 37 milioni tra il 2028 e il 2030, quindi 15 anni dopo la loro scadenza naturale. Il particolare che ha allertato gli investigatori è che non si trattava di una stampa anonima, ma di un documento «lavorato». Le Fiamme gialle hanno individuato, infatti, oltre a quella dell'avvocato, un altro tratto - di grafia diversa - che segna «Di Biagio riformulato». Chi lo ha scritto? C'erano, inoltre, la sigla «GR» e la data «10/7». Al documento erano spillati tre dattiloscritti, di cui uno relativo all'art 13 bis a firma sempre di Aldo Di Biagio. Ma nelle carte sequestrate nello studio legale fiorentino gli investigatori hanno trovato una cartellina che dimostra come fossero molti i finanziatori che si proponevano per emendamenti e leggi ad hoc. Un fascicolo rosso intestato «215 994 AB/2 Renzi M.», dove non è difficile immaginare quale nome si celi dietro alla lettera M. In una cartellina bianca, una mail indirizzata dalla segreteria di Bianchi ad Antonella Manzione, ex capo dei vigili di Firenze promossa da Renzi a capo dell'ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Contenuto del messaggio: «Proposta di emendamento dl sblocca Italia» con tanto di schema su «Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese...». In particolare a interessare era lo sblocco della Nuova Cassanese. Dentro, anche fascicoli informativi dell'azienda Pizzarotti, e una mail con cui Bianchi gira un «un piano di investimenti in Italia di British american tobacco», altro finanziatore di Open e cliente di Bianchi. C'è infine un documento intestato «contenimento delle tariffe e razionalizzazione del sistema autostradale italiano» con appunto manoscritto da «B. (Beniamino, ndr) Gavio 30.1.14 mandato a M.R. 31.1.15». I Gavio sono stati recentemente perquisiti perché tra i grandi finanziatori che si erano impegnati a pagare 100.000 euro all'anno per 5 anni pur di poter avere incontri con l'ex Rottamatore. Ma per parafrasare i latini, tutte le autostrade portano, o portavano, al Giglio magico. Una delle principali vocazioni del gruppo di potere cresciuto intorno a Matteo Renzi sembra proprio quello per i concessionari, e in particolare con la holding abruzzese della famiglia Toto. «L'inizio del rapporto professionale dell'avvocato Bianchi con la Toto può essere collocato nella prima metà del marzo 2015» annotano gli investigatori, quando l'avvocato Bianchi venne ingaggiato per occuparsi della pratica «Toto-Cai e Alitalia» e di un contenzioso riguardante un appalto ricevuto dalla Toto costruzioni generali da Autostrade per l'Italia, la società dei Benetton, sulla cosiddetta variante di valico dell'A1, opera poi inaugurata dallo stesso Renzi nel dicembre 2015. Toto avrebbe voluto rifare una galleria modificando il percorso, invece Aspi preferì rafforzare la struttura già completata. Di qui, l'aggravio di costi per la società abruzzese, e il contenzioso con i Benetton. Il 17 marzo 2015 Bianchi scrive un appunto in cui spiega come intenda muoversi: «Il giochino è far finire i lavori, poi Aut. va dal giudice e chi si è visto si è visto». Nella parte finale dell'appunto aggiunge: «Compito mio seguire la trattativa con Castellucci e poi il testo dell'ev transaz Obiettivo 150 interessi compresi […] strategia: non muoversi ora». A fare da ambasciatore con l'ex ad di Aspi Giovanni Castellucci è l'imprenditore Marco Carrai (indagato al pari di Bianchi), consigliere di Open, che verga un appunto dopo un incontro con il manager dei Benetton: «Lui (Castellucci, ndr) dice che troppo distante il prezzo. Mi ha detto che tu lo chiami e ci fissi». Nella documentazione di Bianchi si trovano le tracce della pressione che i renziani paiono aver esercitato su Aspi. Si trova anche un articolo di giornale in cui Castellucci riconosce la crescita dei costi del tratto autostradale: «Ammissione di colpa no?» scrive festante Patrizio Donnini, consulente dei Toto e coindagato con Bianchi. Nel fascicolo sequestrato all'avvocato si evidenzia il fatto che «su Aspi pendono due procedimenti penali», si parla di «196 (milioni, ndr) di indebito arricchimento» e «viene ventilato un possibile atto di citazione» al posto dell'accordo transattivo. Con uno scambio di messaggi, Bianchi invita Alfonso Toto ad attivarsi per un colloquio diretto con l'amministratore delegato di Aspi «per porre fine al tempo delle ammuine». Poi il legale invia ad «At» (Alfonso Toto) tre pagine da girare a «Castellucci» con «l'ipotesi transattiva»: 140 milioni che Aspi dovrebbe pagare «con tempi e modalità da concordare». Toto manda una versione corretta, in cui si parla di «ulteriori 140 milioni». L'incontro con Castellucci viene procrastinato e allora Bianchi, ad agosto, informa il cliente che ha «sollecitato chi di dovere al fine di riprendere i contatti con l'ad di Aspi in modo da evitare di perdere tempo». Ma visto che l'incontro continua a slittare, Bianchi si gioca la carta Luca Lotti, consigliere della Open e sottosegretario con delega al Comitato interministeriale per la programmazione economica, organismo chiave per lo sblocco dei fondi destinati alle infrastrutture. Nel fascicolo Toto-Aspi i finanzieri hanno trovato un altro pizzino: «Riunione con Luca Lotti consegnato appunto Toto 15/7/2015». Il documento citato dovrebbe essere un elaborato suddiviso in tre paragrafi, l'ultimo dei quali era intitolato: «Perché l'ipotesi transattiva potrebbe essere conveniente per Aspi». Il 6 aprile 2016 Bianchi si propone di riparlarne con LL (Luca Lotti), come farà nel 2017 per un'altra questione riguardante Toto e Anas a La Spezia. Nel luglio 2016 si chiude finalmente la transazione. Un accordo certificato dalla Toto costruzioni generali nel bilancio 2016, dove si legge che Autostrade per l'Italia «ha provveduto a riconoscere all'appaltatore un congruo indennizzo per i maggiori oneri […] e a versare la seconda rata pari a 75 milioni, a saldo del corrispettivo convenuto tra le parti». Bianchi incassa per il disturbo una parcella personale di 750.000 euro che versa interamente, al netto delle tasse, nelle casse di Open e del Comitato per il sì al referendum costituzionale. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-famiglia-toto-pagava-open-e-le-leggi-a-suo-favore-passavano-al-vaglio-di-bianchi-2641592353.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cosi-le-aziende-davano-suggerimenti-su-come-chiedere-i-finanziamenti" data-post-id="2641592353" data-published-at="1765818482" data-use-pagination="False"> Così le aziende davano suggerimenti su come chiedere i finanziamenti «Caro avvocato, le chiedo una cortesia al fine di facilitare il processo. Avremmo bisogno, per avviare e chiudere la parte amministrativa, di una lettera della fondazione che più o meno reciti come segue». Il mittente è Giovanni Carucci, vice presidente della British american tobacco, colosso delle sigarette che produce Dunhill, Lucky strike, Pall mall, Rothmans. Il destinatario è l'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open indagato per traffico di influenze per i rapporti con il concessionario autostradale Toto, a cui avrebbe fatto da trait d'union con il Giglio magico. Gli investigatori della guardia di finanza, dopo aver scoperto, tramite le ricerche sulle partite Iva, che da Toto, poi, l'avvocato Bianchi aveva anche ricevuto nutrite parcelle, hanno fatto la stessa verifica per il colosso delle sigarette. E hanno scoperto che, proprio come per Toto, anche British american tobacco risultava tra i finanziatori della fondazione Open (con quattro versamenti per un totale di 170.000 euro) ed era anche presente nella lista dei clienti dell'avvocato Bianchi. La parcella: 83.200 euro. Ma c'è anche una seconda parcella di 50.000 euro. Questa volta per lo studio Alberto Bianchi e associati. Altra coincidenza: come per Toto, i versamenti risalgono al 2016. Al governo c'era Matteo Renzi. Erano addirittura le aziende, come dimostra la mail inviata da Carucci a Bianchi, a chiedere istruzioni per dare un contributo al renzismo. E non è l'unica email finita nel mirino investigativo: «Luca, sulla base dell'accordo con Toto ho avuto 750K. Sulla base dell'accordo con British american tobacco riceverò a breve 80K. In conclusione, riceverò 830K». Il mittente, in questo caso è Bianchi. Il destinatario è Luca Lotti. Bianchi avvisa Lotti di aver fatto la tara tra quanto dovrà versare e quanto si terrà, ovvero 400.838 per Open. Il resto, sostiene Bianchi, andrà allo Stato, per le tasse. Alessandro Bertolini della British american tobacco, sentito dai finanzieri, ha spiegato: «Ho rappresentato al dottor Carucci la necessità che la contribuzione dovesse essere legata a eventi su materie di interesse dell'azienda. Verificai lo statuto di Open per accertarmi che non si trattasse da un punto di vista tecnico di una fondazione politica, che nel qual caso avrebbe comportato un divieto di qualunque contribuzione». La società ha ritenuto che durante l'Expo di Milano, tramite la distribuzione del loro materiale divulgativo, le finalità si siano effettivamente realizzate. Ma ci sono anche gli inviti alla Leopolda. Poi aggiunge di «aver autorizzato per ragioni di buoni rapporti, anche in considerazione della nostra partecipazione come azienda invitata per gli anni 2016 e 2017 alla Leopolda, l'unica contribuzione per i due anni, per complessivi 20.000 euro». Ma, insieme al colosso del tabacco, nell'elenco stilato dai finanzieri e usato come «chiave di ricerca» per i controlli sui finanziatori, c'è anche l'azienda di Gianfranco Librandi, passato dal Pdl a Scelta civica, poi ad Ala di Denis Verdini e approdato infine, dopo un passaggio nel Pd, a Italia viva. La sua Tci telecomunicazioni, che opera nel campo dell'illuminazione, detiene il record di versamenti a Open: 900.000 euro, tutti tra il 2017 e il 2018. Ossia, annotano gli investigatori, quando «è stato eletto deputato». Nella stessa informativa, proprio dietro a Librandi, i finanzieri si occupano di un'impresa di produzione cinematografica: la Golden production srl, che ha finanziato Open con 100.000 euro. Gli investigatori hanno sequestrato una lettera manoscritta: «Caro Alberto, in esecuzione degli accordi di cui all'incontro di Roma, qui di seguito trovi i riferimenti della società che provvederà a effettuare la prima contribuzione a favore della fondazione Open». E a seguire, tutte le indicazioni per inviare la ricevuta. La lettera si chiude con «un caro saluto. L». I finanzieri ritengono che il mittente, per via di quella L, potrebbe essere identificato in Luca Lotti. Come per Toto, British american tobacco e Tci, anche Golden risulta negli intrecci tra i finanziatori di Open e le prestazioni professionali di Bianchi. Gli investigatori sottolineano che la Golden è stata costituita da tale Antonio Scaramuzzino, «sottoscrittore dell'80% del capitale sociale». I finanzieri appuntano anche che «il signor Scaramuzzino è stato indagato e poi sottoposto a misure restrittive nel 2012 per turbativa d'asta, minacce e collusione con gruppi malavitosi organizzati mentre era amministratore della Sorical, ente di gestione delle acque pubbliche in Calabria». E ancora: «È coniuge della sorella di Elisabetta Gregoraci». Ma a Open arrivano anche i contributi di Alessandro Di Paolo, rappresentante legale dell'associazione Azimut, che ha corrisposto 75.000 euro nel 2016. Di Paolo, che le cronache rosa danno come fidanzato di Elisa Isoardi, ha versato anche un contributo volontario personale da 10.000 euro. Viene inserito nel capitolo di Golden, perché Scaramuzzino è pure un consulente di Azimut. Le contribuzioni vengono definite «collegate». C'è poi Vito Pertosa, imprenditore pugliese e patron del gruppo Angel, attivo in vari settori tra cui l'aerospazio. Ha finanziato Open con delle società fiduciarie (la Simon, la Fid Sant'Andrea e la Nomen). Totale contributi: 105.000 euro. Altri 100.000 li ha versati direttamente l'imprenditore, a suo nome. Spillata alla ricevuta di versamento gli investigatori hanno trovato la stampa di una email inviata da Pertosa a Bianchi e per conoscenza a Marco Carrai, con la quale dava conferma dell'avvenuto bonifico. In altre occasioni, invece, veniva direttamente effettuato il versamento. Senza alcun carteggio. Come nel caso di Vincenzo Onorato, armatore e patron della Moby, che ha sganciato complessivamente 300.000 euro. Tra gli atti acquisiti ci sono solo le risposte di ringraziamento per i versamenti: «La fondazione Open, nelle persone dell'avvocato Bianchi, dell'onorevole Maria Elena Boschi e dell'onorevole Lotti, ringrazia dei suoi generosi contributi, con la speranza di poterla incontrare a Firenze». Nei giorni della Leopolda.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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