2020-07-24
La dittatura separa sesso e persona
(Alexander Pohl/NurPhoto via Getty Images)
Il vero scopo della legge sulla omotransfobia è mettere in carcere la libertà di pensiero e di opinione. E chi crede nella famiglia naturale è trattato come un istigatore all'odio. Ogni ideologia, da sempre, ha un grande nemico e un grande alleato. Il grande nemico: il buon senso e l'oggettività dei fatti. Il grande alleato: la menzogna. Un esempio che chiunque può intuire al volo: cancellare i termini «padre e madre», sostituendoli con «genitore 1 e genitore 2». È una richiesta di un'assurdità tale che si commenta da sé. Non sfugge alla regola il ddl Zan sul reato di omotransfobia, in discussione in questo giorni nelle commissioni della Camera e che dovrebbe arrivare in Aula il prossimo 27 luglio. Sono vari mesi che stiamo documentando in modo oggettivo, razionale e scientifico l'assoluta inutilità di questa legge, considerando che a tutti i cittadini italiani onesti e leali sta a cuore il rispetto, fisico e morale, di ogni persona per il semplice fatto di essere persona, senza bisogno di specificazione riguardante il proprio orientamento di nessun tipo, e men che meno sessuale, trattandosi di un argomento che riguarda la sfera «privatissima» di ogni individuo. È palesemente assurdo che una persona debba dichiarare il modo con cui vive la propria sessualità per avere una «protezione» speciale. Etero, omo, trans, bisex ecc .. fino a queer, fluido, si tratta di «persona» e, quindi, la nostra Costituzione e l'intero codice penale garantiscono la tutela della dignità di ogni cittadino italiano, perseguendo e sanzionando tutti i reati che violano questo principio fondamentale. Ma c'è di più: se l'atto illecito viene posto in atto per motivi «abbietti e futili» ci sono le aggravanti di pena previste dall'articolo 61 del codice penale. Sostenere, dunque, che c'è un vuoto legislativo da colmare, è falso e fa parte della strategia della menzogna. Qualche giorno fa una senatrice M5s, forse in preda ad un raptus di onestà, dichiarando il proprio sconforto per non essere riuscita ad introdurre nel ddl il «reato di propaganda» (per chi volesse conoscere di più di questo reato, consiglio di leggersi le leggi fasciste dal 1925 al 1938, anno delle tragiche leggi razziali!), ha rassicurato che comunque c'è il «reato di istigazione all'odio» e «con questo li prenderemo dentro tutti». Un applauso alla chiarezza: lo scopo di questa legge è mettere in carcere la libertà di pensiero e di opinione, fondamento della democrazia, come avevano ben capito tutte le dittature del Novecento e quelle attuali, vedi Cina, Corea del Nord, Iran, Turchia ecc… La gente è libera di pensare solo se pensa come vuole la dittatura di turno, politica o culturale che sia. Ieri, in commissione Affari sociali della Camera, un deputato pro Zan riporta il caso di una persona transgender aggredita da delinquenti che la chiudono in un tombino stradale, e sostiene che è per casi come questo che serve una legge speciale. Falso, perché un simile reato va perseguito e condannato non perché la persona è transgender, ma perché è persona. Punto e basta. Se poi risulta che la motivazione dell'atto delinquenziale è l'identità di genere della persona, basta tirar fuori il codice penale e applicare tutte le aggravanti dei «motivi abbietti». Dato che di questo si tratta. Le «leggi speciali» lasciamole ai fascismi, più o meno criptati, il cui intento non è certo la protezione delle persone, ma la dittatura di un pensiero che con lo strumento del reato di opinione toglie di mezzo i suoi nemici. Lo scriveva già Piero Ostellino sul Corriere della Sera nel 2013: un pugno è un pugno sempre e non cambia di gravità a seconda la persona che lo riceve. Diamo una rapida occhiata ad un evento, capitato ad un amico proprio pochi giorni. Ha affittato una stanza con tre letti a due studentesse universitarie, quando si presenta un maschio transgender (che dichiara di sentirsi donna) e chiede in affitto il letto ancora disponibile. Il proprietario-amico rifiuta - si dovrebbe dire - per ovvii motivi. Poi viene preso dal panico e mi telefona chiedendo aiuto perché potrebbe essere denunciato per «transfobia». Tranquillo, oggi no (forse) ma domani, se passa questa pessima legge, preparati al processo con buone probabilità di vedersi aprire le porte del carcere o, se ti va bene, trovarti ad attaccare manifesti pro Lgbtq+ in qualche piazza d'Italia. Comunque, patente e passaporto ritirati.Purtroppo è proprio questo il clima culturale e politico che si sta diffondendo. Non si spiegherebbero altrimenti episodi come quello di Lizzano, ove vengono identificati (in altri tempi si diceva «schedati») dei fedeli che in chiesa - si badi bene, in chiesa, non in una pubblica piazza - pregano il rosario per la famiglia (il grande negletto del pensiero unico), evidente segno di discriminazione antidemocratica. In poche ore giunge sul web il commento di una persona competente in materia: «Mi dispiace per il parroco di Lizzano, ma è precisamente una di quelle azioni che, giustamente, la legge Zan potrebbe punire. Perché sfido chiunque a credere che si tratti davvero di una preghiera da non considerare come gesto provocatorio e di istigazione all'odio. Fateli pure i vostri rosari blasfemi. Saranno gli ultimi». Già, perché - se ancora non si fosse capito - chi crede nella famiglia naturale è un «istigatore all'odio» che merita il carcere e la rieducazione. Ecco che cosa sta per diventare la nostra democratica repubblica, costata il sangue e le lacrime dei nostri genitori. #restiamoliberi e fermiamo questa devastante legge.