2020-01-02
La De Gregorio litiga con la finta candidata della Lega in Emilia e incolpa quella vera
La giornalista si indigna per il post razzista di un profilo parodia. A chi nota l'errore, replica che è sempre «campagna elettorale». La maestrina dalla penna rossa è incappata in un errore blu, più scuro della notte più buia. È stata una vigilia di capodanno sugli scudi, quella di Concita De Gregorio, vestale del benpensatismo e giornalista arciprogressista di riconosciuta vaglia. Protagonista, ahilei, di un inciampo che rimarrà negli annali alla tribolata voce: fake news della fake news. Immaginate dunque l'arcigna Concita, nella disgustata attesa del pantagruelico e cafonalissimo cenone. E lei che, perfino durante la vigilia, vigila su quelle canaglie che infettano il Paese. Capita così che l'indomita sentinella della democrazia s'imbatta in un atroce tweet, che le fa rizzare i boccoli. All'armi, felloni. Peccato, però, che sia soltanto una grossolana boutade. L'ha vergata un falso profilo di Lucia Borgonzoni, candidata leghista alla presidenza dell'Emilia-Romagna, imminente e cruciale snodo elettorale: «Ragazzi, che paura, mentre facevo la mia passeggiata mattutina, scorgevo in mezzo agli alberi due sagome nere che mi assalivano» scrive il sedicente «parody fan account», fingendosi l'aspirante governatrice. «Per fortuna» continua «non erano africani ma solo due cinghiali in calore. Me la sono scampata bella». Dite che non ci sarebbe cascato nemmeno il più boccalone dei boccaloni? E invece Concita, abituata a non tralasciare nemmeno il più flebile indizio della deriva sciovinista, ha un sussulto. Sogghigna: la sua quotidiana veglia su razzismo e becerume non è stata vana, nemmeno in un giorno prefestivo. L'ex direttrice dell'Unità rilancia quindi il tweet incriminato, aggiungendo il suo desolato commento: «È questo, il tempo in cui viviamo».Già. Del resto, Concita è un'ubiqua fustigatrice coi controfiocchi: sulle pagine di Repubblica, in tv a Di Martedì e via radio su Capital. Come poteva sfuggirle una pepita del genere? Sfortuna nera vuole che quel tweet provenga da un profilo chiaramente ironico e non riconducibile alla senatrice leghista. Tanto che solo il giorno prima, il 30 dicembre 2019, veniva postata una foto del décolléte di Borgonzoni, accompagnata dal commento: «Giuro che se vinciamo con più di 49 punti di percentuale su Bonaccini faccio uscire le tette». Insomma, satira anti Lega. Spesso pure sgrammaticata e di dubbio gusto.Non penserete però che Concita abbia tempo da perdere a controllare le fonti? Così la parlamentare del Carroccio, accortasi dello sfondone, ne dà conto, ancora su Twitter: «La nota giornalista radical-chic, di quelle ossessionate dalle “fake news" e dalla Lega e dal centrodestra che “spargono odio", con il consueto stile da maestrina dalla penna rossa punta il dito su un post... Falso, di un profilo che mi fa la parodia. Si saranno appannate le lenti degli occhialini da professoressa democratica?». La senatrice affonda: «La spocchia di chi pensa di avere la verità in tasca e di dovere, dalla cattedra, esercitare la propria presunta superiorità morale e culturale, a volte gioca brutti scherzi». E anche il capitano leghista, Matteo Salvini, bacchetta l'intrepida Concita: «Il giornalismo, quello bello. Che figura. A sinistra stanno impazzendo. Forza Lucia».Un po' di clemenza, suvvia. Vedere nell'angolo una collega fa quasi venir voglia di una carezza da parte della categoria. Capita di scrivere una corbelleria. Capita anche ai migliori, come Concita. Che però, dopo tanto indottrinare, a chieder venia non ci sta. Così, risponde piccatissima alla senatrice: «Gentile signora, quel profilo non è fake, cioè falso. È quel che dichiara di essere. Si chiama Lucia Borgonzoni fan. Fa propaganda in suo nome secondo le regole salviniane: quello ho commentato. Se il fan club non le corrisponde, lo segnali. Buona giornata». Ora, non ce ne voglia: non serve un segugio per capire che trattasi di account satirico. C'è scritto chiaramente, in bella vista, perfino nella prima riga della biografia. Si sa, però: la miglior difesa è l'attacco. E Concita a essere dileggiata dagli incolti e razzisti avversari, non ci sta. Dunque lei, riconosciuta vessillifera del giornalismo investigativo, rabdomante della propaganda più zotica, con un altro tweet ribalta magistralmente ogni prospettiva. Non è lei la credulona, accecata dall'ideologia. Siamo noi i tontoloni: «La parodia è pubblicità, è campagna elettorale. Hanno decine di profili così li usano per fare chiasso, rumore. Questo il tempo in cui viviamo». Insomma, la sua era una solo una raffinata riflessione sul labile confine tra vero e falso, mica un'epica cantonata. L'ammirevole Concita, sedicente esperta di bufale telematiche, continua dunque la sua arrampicata sugli specchi: «Faccio un commento sulla propaganda e diventa per voi epic fail. Una conferma esemplare di quel che intendevo dire. È questo il metodo, e a migliaia, secondo il vostro lessico, ci cascano. È il vostro gioco delle tre carte». Interviene nuovamente Salvini. «Pur di non scusarsi e non ammettere la cantonata presa, la signora Concita sostiene che il disgustoso tweet, da lei rilanciato, del falso profilo di Lucia sia stato fatto dalla Lega». E poi, inclemente, rilancia l'hashtag #concitaperlefeste. Un buffettino. Appena destinato a scalfire le incrollabili certezze dell'impero dei giusti.
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