2019-03-16
        La cucina italiana torna dalle Cesarine. È la rivincita delle cuoche di casa
    
 
Spopola il portale che permette di andare a cena da chi insegna le ricette tradizionali. Un'idea bolognese, ma che non ha confini.Tra le mode ballerine di un'Italia esterofila, gli hamburger gourmet e i poké hawaiani, è sorto a Bologna l'ultimo baluardo della tradizione. Gastronomica, per lo meno. Nella città dei portici, dove la torre degli Asinelli si piega verso l'Ovest, Davide Maggi ha raccolto dalla sociologa Egeria Di Nallo il testimone delle Cesarine, un gruppo di cuoche amatoriali che, per puro amore del passato, ha deciso di aprire le porte di casa propria e della propria cucina. «La Cesarina a Bologna è la signora che tira la sfoglia in casa. È una piccola Giulio Cesare, il cui impero è il cuore pulsante di una casa: la cucina», racconta l'imprenditore, il cui lavoro dell'ultimo biennio ha portato alla nascita di una start up vera e propria, della quale oggi è amministratore delegato. «L'idea è semplice. Esiste un portale (Cesarine.it) al quale è possibile iscriversi e, all'occorrenza, prenotarsi per una cena casalinga». Dove «casalinga» significa proprio «casalinga».Le Cesarine non hanno ristoranti né cucine in acciaio, ma tinelli ben accessoriati e librerie stracolme di ricettari. «Non bisogna, però, immaginarle come vecchie zie o nonne», dice Maggi. «Tra le Cesarine, oggi, c'è un po' di tutto: uomini, donne, giovani. Sono uno spaccato realistico della società italiana», unito dall'amore per la buona tavola e dalla consapevolezza di come, «tra una rivisitazione e l'altra, la tradizione stia ormai scomparendo». «La mia ambizione, un domani, è quella di poter trasformare le Cesarine in un'accademia vera e propria, dove il sapere non vada perduto», spiega ancora l'imprenditore emiliano che, diversamente da quanto fatto dai cosiddetti servizi di home restaurant, ha voluto basare il proprio network su un elemento qualificante: la selezione.Essere eletta Cesarina, con tanto di certificato di autenticità, non è cosa per tutti. Le Cesarine, ossia quelle cuoche (o quei cuochi) amatoriali che, a pagamento, ospitano un massimo di 12 persone sotto il proprio tetto, per dar da mangiare loro e per raccontare loro la cucina del territorio, sono scelte con minuzia. «Per diventare Cesarina, bisogna accedere all'apposita sezione del nostro sito Internet e compilare un questionario di 72 domande. Si mandano, insieme alle risposte, le proprie ricette e le foto della propria casa. Poi, persone selezionatrici si premureranno di andare in loco ad assaggiare la cucina e conoscere l'aspirante Cesarina». Una che, oltre a cucinare, deve saper parlare.La gran parte dell'attività di una Cesarina consiste nel tramandare, per via orale e per via manuale, il proprio sapere. «Il 90% dei nostri clienti è formato da stranieri: gente che, oltre a mangiare, vuole conoscere, vuole imparare a fare di proprio pugno quel che la Cesarina gli mette nel piatto». La start up di Davide Maggi, dunque, offre la possibilità di prenotare, insieme alla cena canonica, un corso di cucina. «Si cucina con la Cesarina e poi si mangia quel che si è preparato», spiega l'imprenditore, che al suo gruppo di cuochi amatoriali, formato al 75% da donne di età compresa tra i 35 e i 65 anni, pone una sola regola: il rispetto del territorio.«Io sono convinto che la tradizione culinaria italiana, quella vera, sia casalinga. Le Cesarine, dunque, devono proporre esclusivamente la cucina del territorio in cui si trovano. A Milano, non si mangerà pesce», dice Maggi, spiegando come i ricavi delle cene e dei pranzi - il cui costo è ben messo in evidenza sul sito Internet del gruppo - viene diviso con una percentuale media di 70 a 30. «Il 70% circa lo trattengono le Cesarine, il resto va alla start up», i cui numeri evidenziano una crescita costante.Nel 2018, le Cesarine hanno fatto accomodare ai tavoli di casa propria 5.000 clienti. Nel 2019, prevedono di portare il totale a 10.000, coprendo in maniera sempre più efficace l'intero territorio nazionale. «Oggi, siamo presenti anche nelle grandi città, a Venezia e Milano, a Firenze, a Roma, a Napoli e in Sicilia, dove d'estate si spostano i flussi di turismo. Siamo nel Lucchese, nel Modenese. A Cervignano del Friuli. Complice Facebook, che per noi è il primo strumento di acquisizione, siamo riusciti a mettere insieme un gruppo molto eterogeneo di Cesarine, cosa non scontata», prosegue Maggi. «Perché per essere Cesarina si deve anche possedere una casa che abbia un qualche interesse storico o turistico».Come la cucina, anche l'abitazione di una Cesarina ha da essere tipica. «Abbiamo acetaie, palazzi del centro storico, ranch italiani», racconta ancora l'imprenditore, la cui attività, ammette, ha stuzzicato l'interesse della televisione. Dopo aver stretto un sodalizio con Chiara Maci, che nel suo L'Italia a Morsi (in onda su Food Network dalle 22 di mercoledì16 gennaio) è andata alla ricerca di queste discrete custodi dei ricettari regionali, Maggi dice di aver «ricevuto tante proposte. Ma, al momento, non fa per noi. Noi siamo l'anti Masterchef, l'Airbnb del cibo. Siamo coloro che sognano, un domani, di dar da lavorare anche agli italiani all'estero».
        Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
    
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 31 ottobre con Carlo Cambi