2023-04-09
La crociata Lgbt dell’Ue non spaventa Orbán
Budapest risponde ai 15 Paesi che si sono accodati alla causa della Commissione contro una legge nazionale: «Difendiamo i nostri figli». In Italia il governo viene accusato di essere isolato anche se l’Unione è spaccata in due. E criticare l’Ungheria non è un obbligo.Mezza Europa si schiera contro l’Ungheria di Viktor Orbán, l’Italia si chiama fuori e, per questo, fa imbufalire i progressisti del Vecchio continente. Quanto avvenuto in questi giorni, con il governo Meloni che - sfilandosi dall’iniziativa di 15 Paesi - non ha appoggiato il ricorso presentato dalla Commissione alla Corte di giustizia Ue verso lo Stato ungherese per la norma «anti Lgbtq+», potrebbe esser riassunto così. In realtà, si tratta solo dell’ultima tappa d’uno scontro in atto da tempo, per capire il quale bisogna ripercorrerne l’origine.Tutto è iniziato a giugno 2021 quando, con 157 voti a favore e solo uno contrario, l’Assemblea nazionale di Budapest ha approvato una legge di tutela dei minori promossa da Fidesz, il partito del premier Orbàn, e subito bocciata come attentato ai diritti Lgbt da Amnesty international e Human rights watch. Diversa la lettura data dal provvedimento dalle istituzioni magiare, per le quali esso è parte di un programma per proteggere i minori dalla pedofilia. A leggerlo il testo approvato, in effetti, è più ampio di una norma «anti Lgbtq+», per quanto poi la sua applicazione incida più concretamente contro le iniziative arcobaleno. «Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini», recita l’articolato, «la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a sé stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai 18 anni». Inoltre, la norma prevede che le lezioni di educazione sessuale non siano «finalizzate a promuovere la segregazione di genere, il cambiamento di genere o l’omosessualità». Risulta altresì stabilito che tali lezioni possano esser tenute solo da persone e realtà iscritte in un registro ufficiale, così limitando il lavoro - ha fatto sapere un portavoce del governo ungherese, citato dal Guardian - di «organizzazioni con dubbia formazione professionale» e «spesso istituite per la rappresentazione di specifici orientamenti sessuali». A livello pratico, le conseguenze della legge sono state immediate; già a ridosso della sua approvazione, infatti, il canale televisivo Rtl Klub Hungary aveva fatto sapere che avrebbe trasmesso solo in seconda serata, accompagnandole da un divieto di fruizione ai minori, pellicole come Il diario di Bridget Jones, Harry Potter e Billy Elliot. Sempre nel luglio 2021, ha raccontato l’agenzia Reuters, in Ungheria un distributore di libri è stato multato con 250.000 fiorini - equivalenti a circa 600 euro - per la diffusione di un testo che raccontava d’una famiglia arcobaleno. Al di là di tali episodi, citati a più riprese, nel Paese di Orbàn non risultano però documentate da fonti super partes escalation di crimini d’odio di matrice omotransfobica. Ciononostante, ancora nell’estate di due anni fa la Commissione europea aveva fatto sapere di voler avviare procedure contro la legge «anti Lgbtq+» ungherese e, da allora in poi, il braccio di ferro tra l’Ue e Budapest non è mai finito; la stessa presidente Ursula von der Leyen ha definito quella norma «vergognosa». Per venire all’oggi, l’ultima mossa europea contro Budapest è un’iniziativa legale contro l’Ungheria, che ha già risposto con un controricorso, sempre alla Corte di giustizia dell’Ue, sulla procedura d’infrazione aperta contro Budapest e culminata con il deferimento dell’Ungheria alla Corte. Rispetto a tutto ciò, fino a giovedì gli Stati potevano appoggiare l’iniziativa dell’Ue e, come si diceva in apertura, l’hanno fatto in 14, poi saliti a 15: Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Malta, Austria, Finlandia, Svezia, Slovenia e Grecia. Adesioni che però non hanno spaventato Budapest. «Non cederemo alle pressioni, proteggeremo i nostri figli», ha difatti replicato sui social il ministro della Giustizia, Judit Varga, aggiungendo che «è triste vedere che diversi Paesi dell’Ue soccombono alla propaganda di genere promossa da Bruxelles e oltre Oceano».Il fatto che l’Italia, «unica tra i grandi d’Europa», si sia chiamata fuori da questo scontro ha subito acceso la polemica. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha parlato di «un altro passo verso l’omofobia di Stato». Opposta la reazione dei pro family. Secondo Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & famiglia, «la legge ungherese che vieta l’indottrinamento Lgbtqi+ è un faro di civiltà». Ora, quale che sia la lettura che si vuol dare, a parecchi pare sfuggito un aspetto chiave: l’Ue è composta non da 15, bensì da 27 Paesi. Dunque non è stata solo l’Italia a non accodarsi alla Commissione. Tanto più che non si capisce che senso - al di là d’un chiaro attacco politico - avrebbe avuto per il nostro Paese unirsi al fronte ostile all’Ungheria, dato che questa era un’opzione e non certo un obbligo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.