2021-02-07
«La cosmetica scommette sul microbioma»
Fabio Piccini (progettomicrobiomaitaliano.org)
Fabio Piccini, medico a capo del progetto italiano per analizzare i batteri che vivono nel nostro intestino: «Sono fondamentali per la salute del corpo e della pelle. Tema troppo sottovalutato». Lancôme ha appena lanciato un contorno occhi basato su questi principi.L'occasione è stata la presentazione delle novità firmate Lancôme. Dal profumo (La Vie est belle) che ha come ambasciatrice una solare Julia Roberts, al rossetto (l'Absolu rouge intimatte) che vede quale testimonial la sofisticata Amanda Seyfried, al fondotinta in stick (Teint idole) fino al nuovo mascara (Lash idole) con protagonista della campagna una donna contemporanea come la bellissima Zendaya. Ma la grande attenzione è caduta su Fabio Piccini, medico chirurgo, psicoanalista, ricercatore in scienza della nutrizione e disturbi del comportamento alimentare, direttore del Progetto microbioma italiano, che, prima della descrizione del nuovo contorno occhi Advanced génifique, all'avanguardia nella scienza del microbioma, ha spiegato il significato di questa magica parola che tanta influenza ha sul nostro benessere. Oggi Lancôme porta per la prima volta le sue conoscenze sulla scienza del microbioma in questa crema, una formula brevettata concentrata in pre e probiotici, per rinforzare la pelle e donare uno sguardo radioso e dall'aspetto più giovane. E ben si sa quanto contino gli occhi in un'era di mascherine. Dottore che cos'è il microbioma?«Significa genetica dei microbi. Tutte le volte che si parla di microbioma ci si riferisce a ciò che è un ecosistema (bioma) infinitamente piccolo (micro) che vive in simbiosi con il corpo umano. Il microbioma comprende sia i batteri (che ne costituiscono la maggior quota), sia i funghi, sia i protozoi, sia i virus. Viene definito un secondo corredo genetico. Questi microrganismi condividono la vita dell'uomo come dei coinquilini. Alcuni fattori quali lo stile nutrizionale, l'esercizio fisico e il sonno hanno la capacità di andare a silenziare o attivare determinati geni umani. Questa è la principale utilità di avere un secondo genoma».Quando sono iniziati gli studi sul microbioma?«Nel 2007 un gruppo di 800 ricercatori statunitensi decise di dare origine allo Human microbiome project. Questo progetto, che si proponeva come la logica continuazione dello Human genome project, aveva lo scopo di definire quali e quanti tipi di batteri vivessero a contatto con l'uomo con un'analisi dettagliata della flora batterica intestinale che ha permesso di creare un atlante dei batteri che risiedono nell'intestino dell'americano medio. Il problema è che l'americano medio vive, si muove e si nutre in maniera radicalmente diversa dall'italiano medio e, dato che è stato ampiamente dimostrato che il microbioma è strettamente collegato alle abitudini di vita, abbiamo così ritenuto opportuno dare origine a un progetto di ricerca autonomo che andasse a indagare specificamente i microrganismi che vivono in simbiosi con la popolazione italiana».Quando sono cominciate le ricerche in Italia?«Abbiamo iniziato il progetto italiano nel 2015 e ogni mese sul nostro sito Progettomicrobiomaitaliano.org si possono leggere diversi articoli per capire come si sta procedendo. Lo scopo è stato quello di portare in Italia, all'attenzione dei ricercatori e dei clinici, la capacità di sequenziare il microbioma, cioè di andare a misurare che tipo di geni batterici ci sono nell'intestino. Nel 2016, quando iniziammo a parlare del microbioma, molti colleghi erano stupiti e non ne capivano bene l'utilità. Iniziammo a fare corsi per spiegare che il microbioma è una cosa nuova ma di cui si sarebbe parlato tanto: viste le sue potenzialità ci si poteva aspettare che, nel giro di tre o quattro anni, si sarebbero visti i semi degli studi in una quantità enorme di prodotti commerciali. Facevo l'esempio dei probiotici che avremmo trovato nelle creme di bellezza ma anche nel cibo per gatti. Ed è questa oggi una realtà. Lancôme ha deciso di lanciare un prodotto come questo dopo un'attenta ricerca». In effetti si parla ancora poco del temo. «Il microbioma è il grande assente nella tragedia del Covid. Non ne hanno parlato per un anno e ora hanno iniziato a porvi attenzione. Quando hanno controllato il microbioma nelle persone in condizioni gravi hanno constatato che era molto alterato. In televisione parlavano all'inizio epidemiologi, poi virologi, gente che sul microbioma non ha competenze perché si tratta fondamentalmente di clinici. Chi studia i virus sul microbioma è ancora molto indietro. Il grosso delle conoscenze che noi abbiamo acquisito sui geni microbici riguarda i batteri. Sappiamo che se prendiamo un topino neonato cresciuto in cattività non riuscirà a sviluppare un sistema immunitario decente. Arrivando agli umani, i bambini che sono stati trattati in maniera importante con antibiotici nei primi due anni di vita hanno grossi problemi a sviluppare un buon sistema immunitario. Così soffrono di allergie e di piccole malattie autoimmuni». Consigli?«La cosa più semplice da fare sarebbe ricordare che in qualsiasi momento della giornata ci si porta dietro una grande quantità di “coinquilini". Se metto in atto dei comportamenti a livello nutrizionale, di igiene personale, di utilizzo di determinati farmaci che finiscono per interagire con il microbioma umano, ci saranno danni che si dovranno pagare dato che si andrà ad alterare un ambiente. Questo vale per l'intestino ma anche per la cute. Ecco perché i produttori di cosmetici stanno mettendo questo tipo di prebiotici e probiotici nei loro prodotti: prima in alcuni casi la cute veniva devastata da un tipo troppo aggressivo di prodotti di pulizia e di bellezza e quindi si sta facendo un'inversione a U. Si va verso prodotti sempre più naturali con contenuti prebiotici che sono il nutrimento per i batteri e probiotici che sono i batteri stessi. In questo momento è molto importante che i prodotti per la pelle contengano questi fattori protettivi perché nell'ultimo anno ci siamo cosparsi di disinfettati aggressivi e poco biologici con lo scopo di proteggerci dal virus. Ci sarà un grande aumento di patologie cutanee visto che si è esagerato a causa dell'angoscia e dell'incertezza».
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)