2024-11-29
La Corte cala le braghe. Revoca gli arresti se Israele indaga Bibi
Ora la Cpi ritratta sui mandati contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. «Ma lo Stato ebraico deve aprire un’inchiesta approfondita».Che la credibilità della Corte penale internazionale (Cpi) sia da tempo ammaccata (per usare un eufemismo) lo abbiamo raccontato più volte, ma si è davvero toccato il fondo con la vicenda dei mandati di arresto spiccati nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Come noto, lo scorso 21 novembre sono stati spiccati mandati di cattura per crimini di guerra nei confronti del primo ministro israeliano e il suo ex ministro della Difesa. Da più parti è emerso che si tratta di accuse senza alcun fondamento, tanto che la Cpi non hai mai detto dove e come ha assunto le informazioni per formularle, perché afferma che si tratta «di informazioni segrete». Tuttavia, si è saputo che provengono da una serie di rapporti di diverse Ong palestinesi che oltretutto condividono lo stesso avvocato difensore del procuratore della Cpi Karim Ahmad Khan, da mesi al centro di una storia di molestie sessuali ai danni di una sua collaboratrice. Ma torniamo alla credibilità della Cpi, che ieri è definitivamente andata in frantumi. In un’intervista radiofonica all’emittente Kan, il portavoce della Cpi, il libanese Fadi El Abdallah, ha affermato: «La Corte penale internazionale potrebbe revocare i mandati d’arresto spiccati nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, se la Corte si convincesse del fatto che in Israele fosse aperta un’indagine approfondita». Tempismo perfetto quello del segretario del Pd Elly Schlein, che nella relazione introduttiva alla Direzione nazionale del partito ha detto: «Anche l’Italia è tenuta ad applicare le decisioni della Corte penale internazionale». Parliamo ora di cose serie. Ieri una delegazione egiziana è arrivata a Tel Aviv per presentare un’ipotesi di accordo per la fine della guerra a Gaza. Lo ha riferito il quotidiano libanese al-Akhbar, affiliato a Hezbollah. Fonti egiziane hanno detto al giornale che «l’annuncio della visita da parte del Cairo è prova di ottimismo circa il raggiungimento di un accordo». Secondo il giornale, «la bozza di accordo include un cessate il fuoco temporaneo di circa uno o due mesi durante i quali verrebbero messi a punto i dettagli del “giorno dopo”, insieme con il rilascio graduale degli ostaggi, con priorità data agli anziani e a coloro che soffrono di malattie croniche». Sempre per restare a Gaza, ieri il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha nominato un successore temporaneo che lo sostituirebbe qualora morisse o lasciasse il suo incarico, affrontando così le preoccupazioni di un possibile vuoto di potere in seguito alla sua partenza. Si tratta del presidente del Consiglio nazionale palestinese Rawhi Fattouh, 75 anni, che ha anche svolto brevemente il ruolo di leader dopo la morte di Yasser Arafat nel 2004, che dovrebbe fungere da presidente ad interim per non più di 90 giorni, durante i quali dovrebbero tenersi le elezioni presidenziali. Abbas, 89 anni, è presidente palestinese dal 2005 e ha avuto diversi problemi di salute negli ultimi anni, il che ha spinto a ripetute speculazioni su chi potrebbe sostituirlo quando si farà da parte. C’è chi ritiene che dietro a questa mossa possa esserci un disegno per il post conflitto nel quale è evidente che per Hamas non ci sarà spazio. A proposito dei jihadisti sunniti, il Wall Street Journal, citando funzionari americani ed egiziani in contatto con il team di Donald Trump, scrive che «Hamas non sarà pronto per un cessate il fuoco prima della fine del mandato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il 20 gennaio». Si tratta dell’ennesima presa in giro dato che ieri avevano detto: «L’annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un grande successo per la resistenza. Hamas è pronto per un accordo di cessate il fuoco e per un serio accordo di scambio di prigionieri». Alta tensione ieri mattina in Libano dopo che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato di aver effettuato attacco nel Sud del Paese, definendolo «un colpo di avvertimento». L’esercito israeliano ha reso noto: «Nell’ultima ora è stato identificato l’arrivo di sospettati, alcuni con veicoli, in diverse aree del Libano meridionale, il che costituisce una violazione del cessate il fuoco». L’esercito ha detto di aver aperto il fuoco contro i sospettati nella zona di Markaba, sparando un colpo di avvertimento vicino a un veicolo e ci sarebbero due feriti. Le forze aeree israeliane invece hanno bombardato una postazione di Hezbollah nel Sud del Libano, «un sito in cui erano stati dispiegati razzi e medio raggio e in cui è stata registrata attività di stampo terrorista. Le Idf sono schierate nel Libano meridionale e fanno rispettare qualsiasi violazione dell’accordo di cessate il fuoco». Infine, mentre scriviamo, si apprende che un missile intercettore è stato lanciato nella Galilea occidentale, come riferiscono i media israeliani. Le Idf non hanno ancora commentato l’incidente, che avviene nel secondo giorno di tregua. Non è certo un bel segnale.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.