2020-02-06
Benetton e sardine
. Ora scaricano Toscani ma sono tutti della sua pasta
Le dichiarazioni del fotografo sul ponte Morandi suscitano la sacrosanta ira delle vittime della tragedia. Il gruppo Gedi pensa di levargli il programma, Alessandro Benetton prende le distanze. Le sardine si smarcano. Ma sono frutti della stessa cultura. Il giorno dopo tutti fingono di scusarsi, tutti si esibiscono in una ridicola corsa a prendere le distanze dalla bestialità. Purtroppo, nessuno è sincero. Martedì, a Un giorno da pecora su Radio Uno, Oliviero Toscani ha pronunciato forse la più grossa idiozia della sua vita (pur ricca di scempiaggini). Nel tentativo di difendere le sardine che si sono fatte fotografare assieme al suo padrone, Luciano Benetton, il fotografo ha gridato: «Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola». Il riferimento era ovviamente al ponte Morandi. A qualcuno, tuttavia, la tragedia genovese interessa. Forse non a Gennaro Migliore di Italia Viva, che era in radio assieme a Toscani e se n'è rimasto zitto zitto ad ascoltare i ragli del presunto artista. Ma agli altri italiani l'orrore del ponte sta a cuore eccome. Soprattutto alle famiglie che hanno perso qualcuno nel crollo. «A lui potrà non interessare che sia caduto un ponte in Italia nel 2018», ha detto Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime Morandi. «Potrebbe essere che lui viaggi sempre in elicottero, in effetti passare su un ponte francamente è un po' da “plebei", purtroppo tanti italiani ci viaggiano ogni giorno e qualche persona sotto quel ponte ci è rimasta per sempre, certamente non per qualche strano fulmine vagante, 43 morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto». Poi la Possetti si è rivolta alle sardine: «Noi non possiamo giudicare la volontà di partecipare a una “fucina creativa" dai Benetton da parte delle sardine. Certo che il momento storico, e l'evidente faro mediatico sugli imprenditori che li hanno ospitati, non danno sicuramente la speranza di ricevere un premio oscar per il tempismo». Stavolta, Toscani l'ha fatta troppo grossa. Tanto che - riferisce Dagospia - Maurizio Scannavino, direttore generale di Gedi, avrebbe deciso di chiedere il suo programma Fabrica su Radio Capital. Comprensibile, anche se velatamente ipocrita: in fondo è stata Repubblica, giornale del gruppo Gedi, a ospitare la letterina piagnucolosa di Benetton proprio sul Morandi... Alessandro Benetton, intanto, dichiara il suo «totale dissenso» da Toscani (peccato che la sua famiglia lo abbia coccolato per anni). E pure le sardine, come prevedibile, cercano di smarcarsi. «Non vogliamo più che si strumentalizzi questa storia, noi abbiamo ammesso il nostro errore ed avevamo chiarito il motivo della nostra visita», hanno scritto in un comunicato «Ora chiediamo a Oliviero Toscani e Luciano Benetton di non strumentalizzare ulteriormente questa vicenda che purtroppo grava su cicatrici ben più grandi». Viene da dire che avrebbero potuto pensarci prima di andare in gita a Treviso dall'amico Benetton. Oppure avrebbero potuto prendere una posizione più netta dopo la pubblicazione delle foto. Invece si sono limitati a parlare di leggerezza e se la sono presa con la propaganda sovranista. Anche per questo motivo viene da pensare che le sardine siano molto, molto più simili a Oliviero Toscani di quanto oggi vogliano far credere. Tanto per cominciare, il capo sardina Mattia Santori - come ha mostrato Il Fatto - sul tema delle concessioni ad Autostrade è sempre stato piuttosto morbido, per non dire sulla linea dei Benetton: «Per rescindere un contratto in essere ci deve essere una giusta causa», disse. «Il tema che interessa davvero ai cittadini è capire quando si tornerà ad avere una visione strategica delle infrastrutture». Beh, veramente ai cittadini interessa che i responsabili del crollo siano puniti, e che chi ha intascato fior di denari pubblici si assuma le sue responsabilità.C'è poi un altro punto di contatto tra le sardine e Toscani. Quest'ultimo, ieri, ha imbastito un tweet di scuse per la frase immonda. «Mi dispiace che parole estrapolate e confuse possano far pensare una follia come quella che a me non interessi nulla del ponte», ha detto. «Solamente la cattiveria può strumentalizzare una cosa simile». Come volevasi dimostrare: il fotografo non si scusa, anzi se la prende con chi - mosso da «cattiveria» - osa criticarlo e rimproverargli parole che lui ha pronunciato una per una, altro che frasi estrapolate dal contesto. Fa come le sardine: dà la colpa ai sovranisti crudeli, ai nemici politici. Invece di tacere e chiedere perdono, insiste ad attaccare come un bestione ferito. Anche i pesciolini hanno atteggiamenti simili. E non è un caso, perché Toscani e le sardine appartengono alla medesima cultura politica, prosperano nello stesso humus della sinistra del privilegio. Il fotografo sbraiata alla Zanzara: «Non hanno idee, non hanno immaginazione. Non hanno cultura. La destra italiana è ignorante». Sono idee identiche a quelle di Mattia Santori. Certo, le sardine non si sono mai spinte negli abissi di brutalità raggiunti da Toscani, specie sul ponte, ma in fondo la pensano come lui: ritengono che a destra ci sia solo gente che non merita di parlare, che va cancellata dal consesso civile. Santori è il volto sobrio di Toscani, la versione aggiornata del vecchio fotografo dal talento inaridito che rotea il bastone e sputazza. Per questo si sono trovati belli e sorridenti a Treviso, nella culla calda del progressismo con gli schei. Ora si scapicollano a prendere le distanze, ma è come se volessero separarsi da sé stessi. E allora è meglio che restino nel loro mondo parallelo foderato di spocchia. Ci stiano e si godano la propria supponenza. In silenzio, però.
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