2021-06-23
Consulta, un colpetto al blocco degli sfratti e dei pignoramenti
La Corte costituzionale interviene sul blocco degli sfratti. Dichiarata illegittima la scelta di prorogare la norma di sospensione delle esecuzioni di pignoramento sull'abitazione principale a carico del debitoreFinalmente un cenno a favore della proprietà privata. La Corte costituzionale ieri ha alzato la paletta dichiarando contraria alla Carta la scelta dell'attuale governo di prorogare la norma di sospensione delle esecuzioni di pignoramento sull'abitazione principale a carico del debitore. Proroga contenuta nel medesimo decreto che sposta in là il blocco degli sfratti e che con l'idea di tutelare le vittime economiche del Covid consente anche a chi abusava dei contratti di affitto già dal 2019 di farla franca. «La dichiarazione di incostituzionalità della norma sulla sospensione delle esecuzioni aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore dovrebbe indurre il governo e la maggioranza ad aprire gli occhi sull'iniquità del blocco degli sfratti, in atto dal 17 marzo 2020 e appena prorogato al 30 settembre e al 31 dicembre 2021», si legge in una nota diramata dal presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «Come noto, infatti, già diversi giudici hanno rimesso alla Consulta la questione di legittimità delle disposizioni sulla reiterata sospensione delle esecuzioni di rilascio degli immobili in caso di morosità nelle locazioni», prosegue. È di poche settimane fa, in particolare, l'ordinanza con la quale il Tribunale di Savona ha messo in dubbio la costituzionalità delle disposizioni emanate durante i governi Conte bis e Draghi nella parte in cui prevedono una sospensione automatica e generalizzata dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili locati e precludono al giudice ogni margine di prudente apprezzamento del caso concreto, sotto il profilo della valutazione comparativa delle condizioni economiche di conduttore e locatore e del merito dei contrapposti interessi. Essendo evidente che, come si legge nel provvedimento, «il sacrificio imposto al proprietario locatore si aggrava progressivamente con la proroga della sospensione e diventa particolarmente significativo ove questi si trovi in stato di difficoltà economica». Al di là degli aspetti tecnici, certo non secondari, c'è un tema che ha prettamente rilievo politico. La critica della Consulta muove dal fatto che nessuno dei due governi abbia trovato una alternativa al blocco. Non si è infatti cercato di trovare una soluzione alternativa che garantisse alle vittime economiche del Covid un sollievo e un sostegno senza caricare tutto sulle spalle dei privati per di più in violazione del principio basilare della proprietà privata. Non a caso, in precedenza, era stato il Tribunale di Trieste a censurare la normativa sul blocco sfratti «sia nella parte in cui sospende i provvedimenti di rilascio anche per situazioni estranee all'emergenza sanitaria quali le situazioni di morosità relative al mancato pagamento del canone alle scadenze e che si siano verificate anteriormente al manifestarsi della pandemia, sia nella parte in cui, prevedendo la sospensione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, impedisce al giudice dell'Esecuzione di delibare e valutare, mettendole a raffronto comparato, le distinte esigenze del proprietario rispetto a quelle dell'occupante ai fini del decidere se disporre la sospensione», spiega l'associazione di categoria. «Il governo e la maggioranza», rileva il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, «non attendano che la Corte costituzionale dichiari illegittime le disposizioni sul blocco degli sfratti e agiscano autonomamente. I proprietari - espropriati del frutto del loro risparmio, privi di reddito e costretti a pagare spese e tasse - vogliono giustizia». Non basta infatti un emendamento (sebbene sia apprezzato dai diretti interessati) che cerca di congelare una rata Imu per risolvere il problema. Qui ci sono in ballo i tempi della giustizia, assai lunghi, e un principio di base. Se lo Stato vuole esercitare azioni di welfare deve farlo in modo pro attivo e non espropriando il diritto di mettere a frutto un bene per generare reddito. Un Paese occidentale e non comunista deve garantire le libertà basiche della gestione finanziaria ed evitare che il sostegno alle classi più povere violi il portafogli altrui.
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