2025-01-21
La Consulta ha sconfessato i piddini: no al referendum sull’autonomia
Per la Corte «l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari» e la consultazione avrebbe «una portata che ne altera la funzione». Ammesse invece altre cinque domande, fra cui quelle su cittadinanza e Jobs act.La Corte costituzionale teme pasticci e boccia il referendum abrogativo sull’autonomia differenziata. La stessa Consulta aveva già cambiato, di fatto, alcuni princìpi ispiratori della riforma Calderoli e il referendum avrebbe rischiato di confondere gli elettori con un quesito poco chiaro. La decisione è arrivata ieri sera dopo la camera di consiglio, che ha quindi ritenuto inammissibile la richiesta di abrogazione totale della riforma. Una decisione che ovviamente conforta la maggioranza di centrodestra, ma che in fondo toglie un po’ le castagne dal fuoco anche al Pd, che aveva già ottenuto una mezza vittoria politica con la sentenza sulla costituzionalità della riforma, ma che avrebbe probabilmente faticato a convincere gli italiani a votare al referendum. La nota della Corte costituzionale, che sta lavorando con soli 11 membri su 15, arriva poco dopo le 18 e sancisce l’inammissibilità del quesito referendario sulla legge 86 del 2024, «come risultante dalla sua sentenza 192 del 2024», cioè ampiamente modificata. Insomma, coerentemente con il proprio operato, la Consulta rileva che a questo punto «l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari». E il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, «risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale». La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni. Il mese scorso la Corte aveva esaminato la legge e aveva fatto notare che erano necessarie delle correzioni su sette profili della riforma, dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. Soddisfatto Luca Zaia, grande sponsor della riforma: «Con questa nuova sentenza la Corte costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria». «Questo pronunciamento», continua il presidente del Veneto, «contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà». Il referendum bocciato ieri era stato proposto da partiti di opposizione e associazioni della cosiddetta società civile, dai sindacati della Cgil e della Uil, dai Consigli regionali di Campania, Sardegna, Toscana, Puglia ed Emilia Romagna. La Corte di cassazione aveva bocciato, a dicembre, la richiesta di abrogazione parziale e la decisione era arrivata pochi giorni dopo che la Corte costituzionale si era espressa sulla legge Calderoli. Questa insolita sequenza, secondo molti giuristi aveva fatto capire che per la Cassazione la sentenza della Consulta non aveva modificato in modo essenziale la riforma, perché diversamente non avrebbe ammesso un referendum abrogativo totale. Il governo aveva mantenuto un basso profilo e Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, aveva annunciato: «Sui referendum farò un passo di lato». La riforma non scalda gli animi di Fratelli d’Italia e neppure di Forza Italia, ma è ovviamente molto sentita dalla Lega. In più, Palazzo Chigi ha sempre temuto che un referendum potesse scatenare una campagna elettorale molto forte da parte delle opposizioni, ricompattandole. E se per sindacati e Regioni «rosse» quella di ieri è una sconfitta, non è del tutto così per il Pd. Il partito guidato da Elly Schlein ha ottenuto una discreta vittoria con la sentenza della Consulta nel merito, ma poi ripetere il successo a un referendum è un’altra faccenda e centrare il quorum del 50% più uno degli elettori è ormai una lotteria assoluta. Nella stessa seduta, i giudici costituzionali, presieduti temporaneamente da Giovanni Amoruso, hanno invece ammesso cinque referendum, che riguardano la cittadinanza per gli extracomunitari e alcune modifiche alla legislazione sul lavoro, e che sono stati tutti dichiarati ammissibili. Il motivo, spiega la nota della Corte, è che «le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Il referendum sulla cittadinanza, proposto da +Europa e altri movimenti, chiede di ammorbidire le norme attuali e il dimezzamento da 10 a 5 anni per il requisito obbligatorio della residenza dello straniero maggiorenne. Per Riccardo Magi, degli ex Radicali, «ora si apre la battaglia referendaria vera: portare al voto il 50% più uno degli aventi diritto, per riformare una legge anacronistica e sbagliata. Invito le istituzioni, e soprattutto la presidenza del Consiglio, a invitare i cittadini a votare». Gli altri referendum ammessi, tre sul Jobs act e uno sulla sicurezza nei cantieri, sono stati proposti dalla Cgil e da una serie di organizzazioni cattoliche.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.