2022-01-26
La circolare che inguaia la virostar
La direttiva del Galeazzi scoperta da Fuori dal coro: «Interventi riservati a pazienti con il super pass». Ma il direttore ci ha rifilato balle per giorni. Com’è possibile fidarsi?«Abbiamo posticipato sulla base di una serie di criteri di fragilità alcuni interventi come l’alluce valgo. […] Chi non ha la terza dose è una persona che rischia di più di potersi infettare in ospedale». Si giustificava così, Fabrizio Pregliasco, dopo il servizio chock andato in onda la scorsa settimana a Fuori dal Coro, condotto da Mario Giordano, su Rete 4, che rivelava la discriminazione in atto all’Ospedale Galeazzi di Milano, di cui Pregliasco è direttore sanitario. Come è risaputo, il noto centro ortopedico ha respinto alcuni pazienti, che da tempo erano in lista d’attesa per sottoporsi a interventi chirurgici, in quanto non vaccinati o comunque privi della terza dose, e per questo, secondo il virostar, da considerarsi fragili e, qualora non urgenti, da rimandare a data da destinarsi. Stando a questa versione, i respinti, quindi, avrebbero dovuto quasi essere grati di essere stati esclusi. Ma più che riprogrammazione, quella del Galeazzi è una vera e propria selezione all’ingresso, odiosa quanto ipocrita: tra i pazienti ascoltati da Fuori dal coro ci sono infatti soggetti giovani e comunque non affetti da condizioni o sindromi che li renderebbero più vulnerabili in caso di infezione, bensì da problemi ai polsi, mani, gomiti, anche, spalle, costretti a convivere con dolori perché senza vaccino. E infatti, come ha dimostrato anche ieri il servizio di Marco Gaiazzi a Fuori dal coro, la tutela dei pazienti non ha nulla a che vedere con l’esclusione messa in pratica al Galeazzi. La circolare dell’ospedale, datata 2 gennaio, destinata allo staff chirurgico e firmata dal direttore Pregliasco, mette nero su bianco, oltre al discutibile italiano sfoggiato dal luminare, il sistema d’apartheid vigente: «Alla luce della situazione epidemiologica ingravescente riguardo al Covid 19, dalla settimana del 10 gennaio p.v e dalla successiva, si ritiene necessario rivedere la programmazione degli interventi elettivi riservando l’attività a pazienti: A) che possiedono il green pass “rafforzato” (vaccinazione/guarigione) B) con rischio anestesiologico inferiore ad Asa 3, C) pazienti che non necessitano di riabilitazione». Tutto molto chiaro: i non vaccinati non vanno operati. Pazienza se pagano le tasse, sono da mesi o anni in estenuanti liste d’attesa e, alcuni, non riescono nemmeno a lavorare a causa delle patologie invalidanti. Esclusi da ristoranti, piscine, teatri, barbieri, e ora persino dalle sale operatorie. Come hanno raccontato a Gaiazzi nella puntata di ieri tanti altri discriminati, chiamati dall’ospedale per annullare, senza riprogrammazione, gli interventi o addirittura vedendosi negata perfino l’entrata in lista d’attesa. Il «metodo» Pregliasco, se pur difeso strenuamente dall’interessato e sul quale non è stata spesa nemmeno una parola dal governo o, tranne rare eccezioni, dagli Ordini dei medici, molto zelanti invece nel valutare i colleghi non vaccinati, non è stato ignorato da Ats e magistratura. Una settimana fa, infatti, il professore (non indagato) è stato convocato dalla Procura di Milano e ascoltato dal procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano. Alla luce delle ultime rivelazioni, non sarebbe troppo azzardato aspettarsi l’apertura di un fascicolo. Pochi giorni dopo i magistrati, comunque, si è mossa anche Regione Lombardia che ha inviato i suoi ispettori all’istituto ospedaliero. La direzione Welfare della Regione ha infatti predisposto un’inchiesta interna per far luce sul caso. Da Ats Milano era sin da subito arrivata la conferma che nessuna notizia di blocco delle operazioni ai pazienti non vaccinati è stata segnalata dal Galeazzi, e che se questo fosse avvenuto sarebbe sbagliato poiché un ospedale non può autodisciplinarsi, ma deve aderire alle indicazioni regionali. E, ovviamente, non esiste alcuna circolare regionale che autorizzi a rifiutare le cure ai non vaccinati. Pregliasco, quindi, è riuscito in un colpo solo a superare il ministro Speranza, che pur vive di divieti e restrizioni, discriminare di fatto i pazienti (finora i deliri sui meritevoli o meno di cure erano rimasti poco più che discorsi da bar utili a fare titoli a affetto e fomentare la caccia all’untore) e calpestare i diritti dei cittadini. Un bel curriculum, soprattutto per un «esperto» sempre pronto a discettare in tv su qualsiasi questione riguardante la nostra sicurezza. Ora che è stato pubblicamente sbugiardato, come sarà possibile fidarsi?