2019-06-17
«La Chiesa si sta trasformando in un gruppo marxista di verdi»
Il corrispondente del National Catholic Register a Roma Edward Pentin: «Accogliere è giusto se si stabiliscono limiti. Bassetti e la patrimoniale? Il Vaticano pensi di più a Dio...».Edward Pentin è da oltre 15 anni il corrispondente a Roma per il National Catholic Register, la più antica testata cattolica degli Stati Uniti. Di Vaticano ne sa molto e ne ha discusso, con equilibrio, ma senza lesinare dure critiche a questo Pontificato, con La Verità.Prima delle europee, il Vaticano ha sparato a zero su Matteo Salvini. Non è stato un po' imprudente entrare a gamba tesa nella campagna elettorale?«Spesso si sente dire che è strano che il Papa dialoghi sempre con chi è ateo o nemico della Chiesa, ma si rifiuti di parlare con coloro che almeno dichiarano di voler difendere la cultura e la società cristiana».È un'anomalia?«Per qualcuno è un mistero. Per altri è qualcosa di intenzionale».Qual è il timore?«Che l'atteggiamento del Papa porti a uno scisma nella Chiesa».Uno scisma?«Sì. Però penso che sia improbabile».Intanto, padre Antonio Spadaro, che dirige La Civiltà Cattolica e si accredita come una specie di portavoce del Papa, sui social attacca di continuo Salvini. «Il timore che sento nelle persone con cui parlo è che tutto ciò renda il Vaticano estremamente politicizzato. Che la Chiesa si trasformi in un partito politico».Una politicizzazione della Chiesa?«Con l'aggravante che si tratterebbe di un partito di estrema sinistra, verde e marxista».Papa Francesco spesso critica il populismo. Al tempo stesso, ha un atteggiamento che non sarebbe sbagliato definire populista. Come fa a tenere insieme le due cose?«È un'osservazione che è stata fatta varie volte negli anni: la gente lo vede come un leader populista, perché gli piace e desidera la popolarità. Ma al tempo stesso, lui critica i populisti».Appunto. Non è contraddittorio?«Lui attacca i populisti di destra, ma se i populisti sono di sinistra, come i sostenitori della teologia della liberazione, allora non ha problemi. Non a caso, è amico di gente come Nicholas Maduro, o come il defunto Fidel Castro».Che ne pensa dell'insistenza del Papa sul tema dell'accoglienza? È coerente con il tradizionale insegnamento della Chiesa cattolica?«Sì, lo è».Lo è?«Allora, ovviamente la Chiesa ha sempre sottolineato l'importanza di accogliere lo straniero e di non negargli un aiuto. Il problema delle politiche raccomandate dal Papa, casomai, è un altro».Quale?«Sono politiche che non prevedono limiti. Confini aperti, come vuole la sinistra. Non ci sono sfumature. E questo credo sia un aspetto dirimente del suo Pontificato».Cioè?«Mancano le sfumature, appunto. Non si riesce a dire: “Bene, vogliamo aiutare i migranti, ma anche fissare una linea, perché non possiamo accogliere tutti"».Quindi il problema è che Francesco chiede un'accoglienza illimitata.«Occasionalmente il Vaticano parla di limiti, ma non li sottolinea mai abbastanza, secondo molti, non solo in Italia. Perciò, sembra sempre - e forse è una scelta deliberata - in linea con l'agenda di sinistra. E questo no, che non fa parte della Dottrina sociale della Chiesa».Non la colpisce anche che, quando parla di accoglienza dei migranti, il Papa non faccia mai riferimento alla loro evangelizzazione?«Sì, ma questa è una critica che andrebbe estesa all'intera Chiesa postconciliare».In che senso?«Si sente sempre più spesso dire che la Chiesa post Concilio Vaticano II è troppo “orizzontale", non parla molto di salvezza delle anime, di aldilà, di giudizio finale. Che poi sono le cose che la Chiesa avrebbe la responsabilità di insegnare».La Chiesa si è mondanizzata?«Sì, è quello che sembra. Ha iniziato ad anteporre l'interesse per la giustizia sociale alla fede, al culto, all'amore di Dio - il primo comandamento».Il capo della Cei, monsignor Gualtiero Bassetti, in un'intervista a Repubblica ha praticamente evocato una patrimoniale. Perché parlare di economia e non di spiritualità?«Visto quello che ho detto sulla Chiesa “orizzontale", la cosa non deve sorprendere…».Nel Papato di Francesco scorge una forma di indifferentismo religioso? Per esempio, nella dichiarazione di Abu Dhabi, che il Pontefice ha firmato con l'imam di Al Azhar, si legge praticamente che Dio vuole la diversità delle religioni. «Di nuovo: anche l'indifferentismo religioso è un fenomeno che è cresciuto nella Chiesa postconciliare. In un certo senso, la Chiesa ha perso il suo scopo primario, quello di annunciare sé stessa come sposa di Cristo, unico strumento per ottenere la salvezza».Secondo il cardinale Walther Kasper, il Papa sarebbe pronto ad accettare i sacerdoti sposati, se glielo chiedesse il prossimo sinodo dei vescovi. È uno scenario possibile?«È assolutamente possibile. E credo che sia molto probabile che accada in casi eccezionali. È una questione che si è trascinata per anni e che era stata un po' tenuta a bada da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI».Vedremo sul serio preti cattolici sposati?«Magari con la scusa di mandarli ad amministrare i sacramenti in luoghi remoti, o in parrocchie tedesche dove c'è crisi di vocazioni».Le sembra un pretesto?«In molti sono preoccupati che questo sia un modo di introdurre di soppiatto i sacerdoti sposati in tutta la Chiesa».In questa Chiesa sembra che molti abbiano paura di parlare. Il Papa si atteggia a democratico, ma non di rado chi l'ha criticato è stato silurato.«Come forse sa, questa tesi è stata avanzata dal libro Il Papa dittatore. E credo ci siano molte prove in suo suffragio». Tipo?«Con chi è considerato un tradizionalista, o di destra, il Papa magari finge di concordare quando ci si trova faccia a faccia. Ma poi dimostra con i fatti da che parte sta veramente».Il Papa si comporta davvero da dittatore?«Diciamo che se la gente crede che sotto il Pontificato di Francesco ci sia una democrazia… Be', si tratta di una falsa democrazia».Una falsa democrazia?«Sì, perché lui si rifiuta di dialogare con quelli che lo sfidano a proposito del modo in cui governa la Chiesa e sul suo modo d'intendere la teologia».Per qualcuno, la cifra del Pontificato di Francesco è l'ambiguità. È attraverso l'ambiguità che starebbe cercando di sovvertire la dottrina. Che idea si è fatto lei?«È una tesi almeno in parte vera. Se poi tutto ciò concorrerà al bene o al male, lo giudicherà la storia. In fondo, non possiamo conoscere oggi il bene che Dio riuscirà a trarre da questa situazione, ma questo naturalmente non rende giusti atti e decisioni immorali o sbagliati».Come potrebbe la Provvidenza trarre il bene dal male?«Per esempio, lasciando che con questo Pontificato vengano alla luce tutti i problemi della Chiesa, o scuotendola a tal punto da condurre a una sua purificazione».A proposito di problemi della Chiesa: per lei Francesco ha gestito bene lo scandalo degli abusi? In molti gli contestano di non aver voluto menzionare il tema dell'omosessualità.«Riprendendo quanto dicevo prima: se sarà la storia a giudicare, non ci sono però dubbi che questo Pontificato sia inciampato su alcuni seri fallimenti morali».Addirittura?«Sì. È già successo in passato. Ed è chiaro che uno di questi è proprio una certa negligenza nel gestire lo scandalo degli abusi da parte dello stesso Papa Francesco, come hanno dimostrato l'arcivescovo Carlo Maria Viganò e altri. Questa è e sarà una macchia sul suo Pontificato».I cattolici conservatori potranno risalire la china? O, avendo lui creato diversi cardinali elettori progressisti, l'eredità di Francesco durerà a lungo?«Alcuni, tra i fedeli, stanno sperimentando un senso di disperazione. Sentono di non poter fare nulla. Ed è vero anche che almeno la metà dei cardinali con diritto di voto in Conclave sono stati scelti da lui».Dunque, dopo Francesco I avremo Francesco II, III e così via?«C'è una buona probabilità che il suo Pontificato, in un certo senso, prosegua anche dopo di lui. Ma la crescente insoddisfazione, sia tra i fedeli, sia all'interno del Vaticano, sul modo in cui il Papa sta governando la Chiesa, rende possibile che arrivi qualcuno di veramente ortodosso». In Vaticano cosa pensano?«Non c'è molta volontà di cambiare veramente le cose - anzi, c'è una certa apatia - però in molti hanno notato che la situazione è precipitata nel caos: emergenze costanti, passi falsi e scandali».Concretamente, però, restano tutti immobili.«Alcuni credono che ci sia un modo in cui i laici possono costringere il clero a ritornare fedele agli insegnamenti tradizionali della Chiesa».E qual è?«Smettere di dare soldi. Ma non credo sia l'unico modo». Dunque, tocca ai laici agire.«Il clero, per vari motivi, sente di non poter fare molto. Perciò sì, tocca a noi laici riportare la Chiesa dove dovrebbe essere».
Jose Mourinho (Getty Images)