2021-11-28
La Chiesa non vede le radici morali delle crisi su clima e capitalismo
Non basta difendere le società aperte occidentali, bisogna pure recuperarne i principi.«Difendere le società aperte» titola Angelo Panebianco il suo editoriale sul Corriere di lunedì 22. Il significato di questo richiamo sta nella opinione un po' sdegnata che rileva che le proteste per il clima non sono verso la Cina (società chiusa), il maggior inquinatore al mondo. Ma dette proteste (modello Greta) son espresse in chiave anti capitalistica verso l'Occidente (società aperta), accusato di aver violentato l'ambiente. Da qui l'invito a difendere le società aperte.Certo le società aperte vanno difese, soprattutto se l'alternativa sono società chiuse, ma le società aperte vanno anche corrette per omissione di valutazione strettamente morale delle sue decisioni. E dovrebbe esser l'autorità morale a farlo. Il problema ambientale negli ultimi trenta anni nasce proprio nel mondo occidentale che, rifiutando relativisticamente i criteri morali riferiti a vita e nascite, è stato costretto a compensare il crollo della crescita del Pil con la crescita dei consumi individuali che, per incrementare il potere di acquisto, ha necessariamente generato la delocalizzazione produttiva in Asia per ragioni di bassi costi. Ma chi in realtà oggi contesta il modello capitalistico che, secondo l'accusa, ha provocato impatto sul clima, non è solo il modello Greta, è anche la autorità morale cattolica, persino con documenti di magistero. Pur essendo una autorità morale, oggi molto meno assolutista, meno «nemica» della società aperta, eppure più in contrasto nelle posizioni verso capitalismo ed ambiente. La società aperta è quella sognata e progettata da Henry Bergson, Karl Popper e poi attuata dal loro discepolo Soros. Questa società aperta si fonda sul correttissimo principio che tutti i componenti della società devono partecipare ai processi decisionali che li riguardano. Ma, attenzione, la loro società aperta dice che, poiché l'umanità non ha una verità assoluta, deve dare la massima libertà di espressione ai suoi individui. In più Soros auspica che la verità vada cercata solo scientificamente. E questo è il punto più complesso da capire e realizzare e dovrebbe essere l'inevitabile punto di scontro con l'autorità morale di una fede assolutista. Invece lo scontro è altrove. La società aperta difende il capitalismo occidentale, «inventato» dalla cultura cristiana, mentre l'attuale maggior critico del modello capitalistico occidentale è proprio l'attuale autorità morale cattolica. Autorità morale che in più difende proprio la Cina «quale miglior realizzatrice della dottrina sociale della Chiesa». Di fatto, dimostrando un po' di stanchezza nel voler difendere i valori assoluti, benedicendola quale società aperta, più aperta di quella occidentale. Infatti «mons. Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, esalta la Cina come Paese dove il bene comune è il valore primario, dove non ci sono baraccopoli, né droghe, dove si rispetta l'ambiente. Non come gli Usa di Trump» (P. Bernardo Cervellera, Pime. AsiaNews 07-02-2018).L'Occidente va difeso nei suoi unici valori storici, ma oggi deve correggersi e ritrovare la sua anima se vuole servire e non vuole cedere all'Oriente il potere economico morale-pragmatico. La crisi economica, che ha concorso a generare la crisi ambientale, ha cause morali. Quelle stesse cause morali che la citata società aperta pretenderebbe negare perché non deve esserci verità assoluta se non scientificamente approvata. E quelle stesse cause che l'autorità morale fatica a voler difendere a tutti i costi. Solo se si esalta una società aperta anche ai valori morali, frutto di verità assolute, riusciremo a riaffermare la civiltà occidentale che si fonda su radici cristiane. Se insistiamo a negarlo da una parte o ignorarlo dall'altra parte, io temo che la porta della società aperta sia destinata ad aprirsi ad ogni errore umano e chiudersi ad ogni valore oggi più che mai necessario. Perciò difendiamo certamente le società aperte anche a valori morali. Correttamente nell'articolo citato si richiama una considerazione di Joseph Schumpeter per diffidare di quegli intellettuali, allevati nella civiltà occidentale, che si son attribuiti il compito di contribuire a distruggerla. Lo stesso vale per i teologi? Diceva infatti Albert Camus che l'intellettuale è un uomo la cui mente osserva se stessa e Jaques Prevért raccomandava di non lasciar giocare gli intellettuali con i fiammiferi. Altrimenti incendiano o confondono. Ugualmente i teologi?
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