
La prima donna presidente del Senato fu tra i fondatori di Fi. Avvocato ed ex membro del Csm, si vestì a lutto quando il Parlamento votò la decadenza di Berlusconi. Nel passato ha attaccato il matrimonio omosessuale.«A fare battute siamo bravi tutti, io però sono una giurista». Anche ai teledipendenti più distratti sarà capitato una volta, durante un talk show di dieci anni fa di quelli con rumore di cingoli e odore di polvere da sparo, di vedere improvvisamente comparire una aliena. Una signora compita, signorile, dall'aspetto rassicurante, con tailleur sobri e gioielli non pacchiani, con una testa ammobiliata di pensieri lineari. Insomma, professionale e peraltro inguaribilmente berlusconiana, quindi incline a dividere il mondo in due: chi stava con il Cavaliere aveva ragione, chi lo criticava aveva torto. Ma non da ultrà, appunto da giurista.Quella signora oggi è la prima donna a sedersi sul secondo scranno della Repubblica, quello della presidenza del Senato. Maria Elisabetta Alberti Casellati (ai tempi dei talk show veniva da aggiungere «Vien dal Mare», oggi non più almeno per rispetto) rappresenta un riconoscimento al valore della metà del cielo che più si sacrifica e meno è gratificata. L'ha proposta Forza Italia e l'hanno eletta i cosiddetti barbari Luigi Di Maio e Matteo Salvini; è possibile che perfino le erinni del cinema e le pasionarie dell'Arci (talvolta le due figure coincidono) non abbiano niente da ridire. «È un onore e una responsabilità che sento doveroso condividere con tutte le donne che con le loro storie, azioni, esempi, impegno e coraggio hanno costruito l'Italia di oggi», sono state le prime parole della neo presidente. Poi ha toccato il tema dell'Europa: «Essere al fianco dei cittadini significa attenzione alla vita reale delle persone e non solo ai mercati. E quell'attenzione va rafforzata con l'aiuto e la disponibilità degli Stati membri, a partire dall'emergenza rappresentata dai fenomeni migratori». Un passaggio a lei particolarmente caro è stato quello sulla famiglia «che con le imprese e i lavoratori ha sopportato il peso delle ripercussioni economiche, ha sostenuto sacrifici, ha dovuto cambiare lo stile di vita. La politica è chiamata a dare risposte concrete». Sulla famiglia, la Casellati ha idee chiare e urticanti rispetto alle minoranze di moda, gay e transgender. Nel 2016 disse a un convegno: «I diritti sono per tutti, ma la famiglia è una. Non è un concetto estensibile, lo Stato non può equiparare matrimonio e unioni civili, né far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia. Le diversità vanno tutelate, ma non possono diventare identità».La Alberti Casellati è un avvocato di Padova, ha 71 anni, è senatrice da sei legislature, ha un ruolo istituzionale nel Consiglio superiore della magistratura, due figli che fanno il direttore d'orchestra e l'associata nello studio di famiglia. Ma soprattutto una passione bruciante per la politica, così totale che si vestì a lutto il giorno della decadenza di Berlusconi dal Senato. Fu travolta nel 1994 quando il Cavaliere decise di scendere in campo per compiere la cosiddetta e mai compiuta «rivoluzione liberale». E lo fece con due caratteristiche vincenti: la determinazione femminile e la professionalità. Con la prima si fece apprezzare in 20 anni di Aula, spesso presente a presidiare il campo del centrodestra e a non far mancare il numero legale quando tutti gli altri erano sulle spiagge di Ponza o in barca al largo di Cavallò (lei preferisce Cortina d'Ampezzo). Anche per questo conosce perfettamente la struttura, i dirigenti, i riti e gli anfratti di Palazzo Madama. Con la seconda seppe distinguersi agli occhi del Cavaliere, che la nominò due volte sottosegretario, alla Sanità e alla Giustizia.Negli anni dei processi, dell'offensiva giudiziaria, dell'accanimento, delle leggi ad personam, delle dieci domande della Repubblica è stata in prima linea. Epocale uno scontro tv con Marco Travaglio a Otto e mezzo in cui il direttore del Fatto Quotidiano sbroccò: «Questa signora dice puttanate». Risposta: «Lei è un maleducato». Impassibile, in quegli anni lei camminava spedita con la borsa di Vuitton e i fascicoli sottobraccio, ombra elegante del suo vero sponsor, l'avvocato Niccolò Ghedini, il primo a proporla nella rosa dei papabili per la presidenza e il primo ad applaudirla al momento dell'elezione. Esperta in diritto canonico ed ecclesiastico - in questo simile a un'altra signora berlusconiana della prima ora e a doppio cognome, Ombretta Fumagalli Carulli - ha avuto una frizzante stagione da matrimonialista ed è salita sul ring per il mondiale dei massimi della specialità: ha difeso gli interessi del calciatore Stefano Bettarini contro Simona Ventura rappresentata da Annamaria Bernardini de Pace.Poiché, come diceva Indro Montanelli, il ritratto è come un quadro fiammingo ed esige il chiaroscuro, ecco un'ombreggiatura. Riguarda il ruolo della figlia Ludovica, che da sottosegretaria alla Sanità del ministro Girolamo Sirchia, mamma Maria Elisabetta portò con sé al dicastero come assistente stipendiata e paracadutata dal nulla. Del genero Marco Serpilli si parla nel libro Io non taccio (sottotitolo: «L'Italia dell'informazione che dà fastidio»), nel capitolo dedicato a una consulenza finita sotto la lente della Procura di Padova nel 2010: 250.000 euro ottenuti dalla Venice international university per cambiare il sistema informatico dell'Arpav, agenzia per la protezione e prevenzione ambientale della Regione Veneto. Serpilli, peraltro mai indagato, lavorava alla Venice.«È inflessibile con sé stessa e pretende il massimo dagli altri», spiega chi la conosce bene. Ora dalla poltrona più alta del Senato, la Alberti Casellati potrebbe diventare più indulgente. Anche con Romano Prodi e la sua chioma troppo al nero di seppia, bersaglio preferito nell'epoca barricadera. «È pronto a negare l'evidenza anche sulla capigliatura», buttava lì la signora. Da domani i problemi tricologici degli avversari saranno superflui.
Christine Lagarde (Ansa)
I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.
Il problema non sono i conti pubblici, ma il deficit della bilancia commerciale. Dovuto a una moneta troppo forte, che ha permesso acquisti all’estero illimitati. Ora per tornare competitivi serve rigore, ma senza poter smorzare le tensioni sociali con la svalutazione.
2025-09-12
Migranti, Meloni: «Il governo non si rassegna. Combattiamo il traffico di esseri umani»
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Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
Il premier al Forum della Guardia Costiera: «Il Calo degli sbarchi è incoraggiante. Il nostro approccio va oltre le inutili ideologie».
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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