
L'ambiente incontaminato, gli spazi vergini, la fauna allo stato brado sono benzina creativa. Come ci insegna la tigre di William Blake.Diversi autori e artisti sono attualmente impegnati nella ricerca di una selvatichezza perduta, di uno stato del sentire, del capire e del vivere regolati dall'istinto. Ecco perché i musei si sono riempiti di vegetazione, le librerie di volti di animali e foreste inchiostrate, le pagine dei giornali di coloro che invocano una deindustrializzazione pesante, quell'ecologismo integrale e talora gridato che vorrebbe placare tutti i mali del mondo. Una nuova illusione? Il tempo e le scelte delle nostre fragili democrazie quanto di ciascuno di noi singoli cittadini del mondo ce lo diranno. Ma restando al potere che la natura conserva nelle menti degli artisti, dei poeti, dei filosofi, che cosa possiamo andare a sbirciare dal nostro silente catalogo dei libri dormienti? Ad esempio William Blake (1757-1827), incisore e poeta quasi del tutto sconosciuto ai suoi contemporanei ma oggi idolatrato. Chi non ricorda il celebre «ritornello» tigre tigre di una delle sue più famose composizioni?«Tigre! Tigre! Divampante fulgore/ Nelle foreste della notte, / Quale fu l'immortale mano o l'occhio/ Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?/ In quali abissi o in quali cieli/ Accese il fuoco dei tuoi occhi?/ Sopra quali ali osa slanciarsi? / E quale mano afferra il fuoco?/ Quali spalle, quale arte/ Poté torcerti i tendini del cuore?/ E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito, / Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?/ Quale mazza e quale catena?/ Il tuo cervello fu in quale fornace?/ E quale incudine?/ Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti? / Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra / e il paradiso riempivano di pianti?/ Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro, / Chi l'Agnello creò, creò anche te?/ Tigre! Tigre! Divampante fulgore / Nelle foreste della notte, / Quale mano, quale immortale spia/ Osò formare la tua agghiacciante simmetria?».La traduzione è stata compilata da Giuseppe Ungaretti, nonostante egli fosse poeta e mastro traduttore qui non riesce - ovviamente - a restituire nella nostra lingua, fluida, discorsiva, musicale, la sintesi e il gioco intraducibile che si conserva nell'originale. Ascoltiamolo:Tyger! Tyger! Burning bright/ In the forests of the night: / What immortal hand or eye/ Could frame thy fearful symmetry?». Una filastrocca. La letteratura, il cinema, la televisione e la musica hanno innalzato la voce oscura, tetra, simbolista, di questo poco letto poeta inglese, a vate luminoso a cui costantemente continuare a guardare, quasi fosse un neo-evangelista moderno. Basti pensare a quanta influenza la poetica di Blake abbia maturato in molti segmenti della più attuale produzione culturale, dalla televisione al cinema alla musica. Ad esempio la serie televisiva The Mentalist, nella quale gli appartenenti ad una setta segreta che proteggono l'anonimato dell'antagonista principale, il cattivo dei cattivi, si riconoscono grazie ad una parola d'ordine di matrice blakeiana. Oppure, facendo qualche capriola all'indietro, pensiamo agli amati The Doors, il celebre gruppo rock guidato da Jim Morrison, che prendevano il proprio nome proprio da un passo di una poesia di Blake: «Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all'uomo com'è: infinita». Oppure ancora ai versi tatuati sulla schiena di uno dei malvagio dei romanzi di Thomas Harris, in un prequel de Il silenzio degli innocenti. E probabilmente non sono pochi i lettori che tornano alle sue incisioni, alle sue poesie cantabili, in attesa di folgorazioni spirituali, di verità teologiche e versi indimenticabili e indimenticati. Sono pochi i poeti dei nostri secoli che producono questo effetto, che richiamano i lettori, probabilmente fra i più attenti ed esigenti, totem viventi e veri e propri magneti della parola. Nel secolo che ci è radice, il «secolo breve» per citare la storiografia, l'unico comparabile è stato quel gallese spesso attaccato alla bottiglia che è stato Dylan Thomas; ma si potrebbe forse tirare in ballo anche l'Ezra Pound dei Cantos, se non fosse un'opera che eccede costantemente in citazioni e stratificazioni bibliografiche. Nemmeno i nostri poeti più religiosi, un Pasolini, un Luzi, un Turoldo, lo stesso Ungaretti, un Montale, o un mistico come Dino Campana probabilmente agitano il sangue di coloro che leggono quanto William Blake.Ma torniamo agli animali. O meglio alla trasfigurazione della potenza di una tigre. A qualcuno sarà già tornata in mente Cristina Campo (1923-1977), altra figura in penombra, isolata per scelta, nella propria generazione. La tigre assenza è titolo di un suo celebre componimento che ora andremo a navigare, ma in seguito è stato adottato dalla casa editrice Adelphi per confezionare la selezione generale della sua poesia e delle sue traduzioni poetiche:«Ahi che la Tigre,/ la tigre Assenza,/ o amati,/ ha tutto divorato/ di questo volto rivolto/ a voi! La bocca sola/ pura/ prega ancora/ voi: di pregare ancora/ perché la Tigre,/ la Tigre Assenza,/ o amati,/ non divori la bocca/ e la preghiera…». Che cos'è questa assenza ruggente, digrignante? Pronta a divorare gli amati e gli amanti, la bocca quanto la parola pregata? Cos'è che si porta via tutta la nostra storia, la nostra identità e ci proietta dentro un vuoto, l'assenza, la mancanza? Siamo anche noi animali e dunque non così dissimili, oppure siamo addomesticazione, siamo calcolo, siamo ragione e ben poco sentimento? Esiste nell'umanità la selvatichezza, quella selvatichezza dei sentimenti prima che l'esperienza della vita corrompa la natura pura e veemente?Un altro campo espressivo nel quale si evidenzia una vasta ricerca di primitività è senz'altro la fotografia. La fotografia naturalistica era annoverata, nei circoli fotografici, come una forma d'arte minore. Non più ora, visto che ogni anno anche in Italia si tengono decine di mostre dedicate agli animali, agli insetti, ai parchi, agli amati alberi. Ma per lungo tempo non è stato così. A parte singoli casi eccezionali, come l'americano Ansel Adams (1902-1984), uno dei padri di quel movimento eterogeneo composto di politici, scienziati, ricercatori, ambientalisti, viaggiatori, che ha portato prima alla nascita e poi alla diffusione sull'intero territorio nordamericano di parchi nazionali e statali. Proprio grazie a figure come quella di Adams ma anche di poeti della natura, quali John Muir o Henry David Thoreau, si è capito quanto fosse importante, fondamentale, preservare luoghi dove la natura opera così come aveva operato per millenni, anzi per milioni di anni prima dell'era del'Homo Sapiens. Gli alberi, le cascate, le cupole di marmo, i ghiacciai, le cime innevate, le foreste, le foglie, il riflesso delle lune negli specchi d'acqua, le nebbie, i cieli, le geometrie delle cortecce, i paesaggi, quanta meraviglia nelle spettacolari fotografie in bianco e nero di Ansel Adams, che non soltanto sono diventate dei classici, ma anche strumenti poiché servirono a irrobustire la crescente popolarità dei parchi naturali nei primi tempi del nascente turismo ambientalista; oggi questo turismo, lo sappiamo, è talmente diffuso da compararsi al turismo da museo, da grattacielo, da grande città. E che cosa vanno a cercare coloro che risalgono i tornanti delle montagne californiane se non quel sottile, quasi dimenticato, nervo animale, istintivo, primordiale che nella vita di ogni giorno viene sacrificato per rispettare le regole della convivenza sociale e per così dire civile? Lo sentite dentro di voi animarsi quel «tigre tigre» blakeiano? O quella «tigre assenza» che ci porta a provare nostalgia della stessa nostalgia? Che cosa ci manca? Che cosa ci può completare? Un viaggio? Una camminata nel bosco? Un ritorno momentaneo alla vita elementare?
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






