2018-07-29
La Bulgaria blocca la teoria gender: «È incostituzionale»
La Consulta: «Non si possono discutere le differenze tra i sessi». E in Romania la sinistra vuole un referendum anti nozze gay.La Corte costituzionale della Bulgaria ha sancito venerdì che il concetto di «gender» è anticostituzionale, dal momento che contraddice quella distinzione naturale tra i due sessi che la carta fondamentale bulgara riconosce e tutela. Anche in estate il vento dell'Est riesce a raffreddare gli entusiasmi di coloro che all'interno dell'Unione europea promuovono la piena accettazione della gender ideology e addirittura la repressione, con strumenti da psicopolizia, di coloro che vi si oppongono. Ormai è un dato di fatto: il continente europeo ha due velocità e sembra procedere a ritmo sempre più accelerato verso direzioni ben distinte.Se Paesi come la Germania, la Francia, la Spagna continuano, per ora, a considerare matrimoni gay, uteri in affitto, farmaci per modificare i caratteri sessuali come «grandi passi in avanti dell'umanità», vi è un'altra Europa che difende l'idea tradizionale di famiglia come il fondamento della società. Inutile accusare il solito Putin di fomentare questo genere di reazioni: Polonia, Bulgaria, Romania sono Stati che hanno rapporti agro-dolci con il potente vicino russo e tuttavia non esitano ad affermare quelli che considerano come valori prioritari. E così, mentre la Corte costituzionale di Sofia ribadisce che i sessi sono due, e non c'è gender che tenga, nello stesso tempo in Romania forze politiche e religiose promuovono un referendum per introdurre una specificazione lessicale nella Costituzione: cioè il fatto che il matrimonio, tutelato dalla carta fondamentale, sia quello «tra uomo e donna».Possono sembrare semplici polemiche lessicali, tuttavia anche in Italia una celebre presidente della Camera proprio attraverso una contestazione della grammatica ha cercato di imporre un nuovo modello di società che poi è risultato inviso alla grande maggioranza degli elettori. Nell'Est Europa più che a modificare le desinenze delle parole sono impegnati a difendere quella «grammatica strutturale» della società che da sempre si basa sulla distinzione tra il genere maschile e quello femminile.In Bulgaria la questione era sorta a gennaio, quando il Parlamento era stato chiamato a ratificare la Convenzione di Instanbul, un documento che si propone come strumento giuridico vincolante per prevenire e combattere la violenza contro le donne, lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili: per questo, con quella ironia che solo lo spirito del tempo presente conosce, la carta era stata elaborata in un Paese, la Turchia, che vira decisamente verso l'applicazione di una forma di Islam integrale.Il Parlamento bulgaro, a maggioranza di centrodestra, aveva trovato difficoltà ad approvare il testo proprio per via della remora a tradurre in lingua bulgara il concetto di gender. Un concetto che, a detta dei deputati del Parlamento di Sofia, non trova corrispondenza nella realtà.Dopo una polemica che si è protratta per mesi e nonostante le prevedibili pressioni, la Corte costituzionale ha dato ora ragione alla maggioranza parlamentare: «La definizione di genere come costrutto sociale mette in discussione i limiti tra i due sessi determinati biologicamente tra uomo e donna», hanno sancito i giudici. Insomma, per il Parlamento e la Corte costituzionale bulgari, «maschio e femmina li creò». Significativo il fatto che questa sentenza ha messo d'accordo la Chiesa ortodossa bulgara e la minoranza islamica. Paradossalmente la decisione pro famiglia naturale esprime un livello di multiculturalità superiore a quella che è propria ai promotori occidentali dell'ideolgia del geneder, i quali sostanzialmente cercano di applicare a tutte le latitudini quelle che sono «varianti di comportamento» maturate negli ambienti liberal di New York e della California.Il partito nazionalconservatore Vmro - che appoggia il governo di Bojko Borisov - ha espresso il suo compiacimento per la bocciatura di un passaggio che «avrebbe introdotto la nozione inaccettabile di gender negli asili e nelle scuole e avrebbe legittimato il transessualismo», oltre ad aprire la strada al matrimonio gay. Decisamente è un'altra Europa quella che si esprime nel parlamento (e nella opinione pubblica) del piccolo Paese dell'Est.Ora bisogna vedere cosa accadrà in Romania, dove a promuovere il referendum che fissa il modello tradizionale di famiglia è proprio la parte sinistra del Parlamento, in pratica i colleghi romeni del Pd. «Abbiamo deciso di organizzare un grande raduno a sostegno della famiglia tradizionale e questo per togliere ogni ambiguità riguardo all'appoggio del nostro partito al problema». Il referendum che promuove l'inserimento di un riferimento esplicito al matrimonio tra uomo e donna nella Costituzione è ovviamente appoggiato in maniera entusiastica dalla Chiesa romena. Quando i leader di sinistra occidentali come Romano Prodi caldeggiarono una rapida espansione della Ue sul fronte orientale probabilmente non immaginarono che quella Europa avrebbe giocato, su tante questioni fondamentali, un ruolo da «coscienza critica» nei confronti dell'ideologia dominante nei palazzi di Bruxelles, Berlino, Parigi.
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