2022-09-28
La Brigata mezzobusto va alla guerra. In Rai preparano la trincea anti Fdi
Marco Damilano e Lucia Annunziata (Ansa)
Marco Damilano e Lucia Annunziata guidano la resistenza della televisione pubblica, con Rai 3 come avamposto. Ma c’è anche chi punta a ingraziarsi il nuovo esecutivo e a non mollare la poltrona. L’ad Carlo Fuortes in testa.«Gli exploit sono sopra il 30%, quindi non lo è il 26% di Giorgia Meloni»; Lucia Annunziata rosica con i numeri. «Forza Italia potrebbe fare la stampella del Terzo polo»; Marco Damilano ipotizza onirici terremoti. Scene dalla notte elettorale di Raitre dove i due giornalisti, con la fattiva collaborazione dell’ex Manifesto Daniela Preziosi, hanno dato un esempio del fastidio gastrico per l’esito del voto e hanno anticipato la resistenza al governo di centrodestra che si prepara in Rai. Dove la Brigata mezzobusto serra le file. Per riflesso condizionato e per rispondere alla chiamata («Gli faremo sputare sangue») dell’editore occulto - il Nazareno -, la parte preponderante dei 1.700 fra cronisti, editorialisti, reporter, collaboratori si prepara a opporsi al nuovo esecutivo, dalle Alpi alle Piramidi e da Fabio Fazio alle previsioni del tempo. Lo shock elettorale in viale Mazzini è stato grande. I frenetici endorsement piddini che hanno caratterizzato l’estate non sono serviti a niente: Elisa Anzaldo che ammiccava ai «peccati» della Meloni; Giorgio Iacoboni che dava dei malati di mente agli elettori di Carlo Calenda e Matteo Renzi; il Gr1 (direttore Andrea Vianello) che «dimenticava» la notizia dello scandalo Albino Ruberti, imbarazzante per i dem. Tutto inutile. Anche l’agguato finale di Damilano con i conati di Bernard-Henri Levy oggi è un vuoto a perdere che galleggia nel passato.Il presente si gioca su due fronti. Il primo è quello della contrapposizione attiva degli editorialisti con le spalle larghe (Annunziata, l’ex direttore de L’Espresso a gettone, gli intellettuali organici come Gianrico Carofiglio) e della resistenza di rete, soprattutto Rai 3 con gli approfondimenti e un direttore di Tg amato dal Pd, l’ortodosso e abile Mario Orfeo. Ma anche Rai 1 si è trasformata in un feudo di sinistra dopo la cura di Stefano Coletta, mandato tre anni fa da Rai 3 per impiantare nel corpaccione dell’ammiraglia i caratteri dominanti di TeleKabul. Dopo l’iniezione di genderfluid, minoranze alla riscossa e cultura woke, Unomattina ha cominciato a perdere terreno nella sfida con Mattino Cinque.Con l’arrivo delle direzioni tematiche la trincea rossa è diventata trasversale alle reti. E se gli Approfondimenti puri e semplici sono presidiati dall’equidistante Antonio Di Bella (pensionando a marzo 2023), il Daytime - l’intrattenimento con ospiti anche politici - è guidato da Simona Sala, ex RadioRai o RadioKabul, dem primordiale, intervistatrice preferita di Romano Prodi ed Enrico Letta alle feste de l’Unità. Se il vento di sinistra è rimasto moscio dentro le cabine elettorali, l’ala sinistra lotta con la gauche televisiva. In prima fila al convegno «Left Wing», con argomento la Rai e benedetto dall’Usigrai, in estate c’erano due consiglieri d’amministrazione: la piddina Francesca Bria (sorpresa a cena con l’ex ministro Andrea Orlando a inizio campagna elettorale) e il rappresentate dei dipendenti Riccardo Laganà. Al think tank ultraprogressista hanno timbrato il cartellino anche Coletta (direttore del PrimeTime), il solito Vianello (RadioRai), Andrea Montanari (Radiotre), l’immancabile Sala (Daytime), Daniele Macheda (segretario Usigrai), Stefano Marroni (ex Repubblica, capufficio stampa RaiCom), Claudia Mazzola (Ufficio Studi), quest’ultima già candidata alle primarie grilline per il cda. A Saxa Rubra il campo largo si è già ricostituito ed è pronto alla sfida ai barbari.Se il primo fronte è la barricata il secondo è l’appeasement, il farsi concavi favorito dalla straordinaria inclinazione al trasformismo della casa. Baffi finti e vai col tango; è l’operazione sopravvivenza che sta concretizzando l’ad Carlo Fuortes, per niente intenzionato ad alzarsi dalla poltrona e imboccare l’uscita, visto che i suoi sponsor (Antonio Funiciello, Enrico e Gianni Letta, Dario Franceschini) hanno quasi totalmente tolto il disturbo. Secondo i bene informati il numero uno della Rai ha già deciso il cadeau di benvenuto ai nuovi padroni: la testa di Monica Maggioni. «Non mangerà il panettone» si sente dire, neanche fosse Max Allegri o Simone Inzaghi. La direttrice del Tg1, arrivata alla poltrona più ambìta con il supporto di Mario Draghi e della sinistra rosè, dovrebbe essere sostituita da Gennaro Sangiuliano, oggi direttore del Tg2, molto vicino alla probabile neo premier. Al posto di quest’ultimo andrebbe Nicola Rao, vice di Maggioni. È previsto anche il rientro di Gianpaolo Rossi, colonello televisivo di Fratelli d’Italia pronto a tornare come direttore delle Fiction al posto di Maria Pia Ammirati, vicina al Pd. Un altro volto noto corteggiato in queste settimane è Roberto Poletti, ex conduttore di Unomattina. Un ulteriore indizio del cambio ai vertici del Tg1 entro dicembre è il ventilato ritorno su Raiuno di Rosario Fiorello con l’immaginifica rassegna stampa Morning Show al traino del telegiornale. È l’estremo tentativo di restituire ossigeno al Tg1 del mattino, battuto sonoramente (5-6 punti) dal Tg5 per il fallimento delle Morning News volute dalla zarina Maggioni, costate una feroce polemica con conduttori storici come Francesco Giorgino e il fastidio del sindacato per l’ingaggio di un consulente esterno da 200.000 euro come il ciellino Roberto Fontolan. Si parla anche dei neo-governisti Paolo Corsini agli Approfondimenti e Angelo Mellone al Daytime. Fregoli Fuortes ha già alzato bandiera bianca.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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