2019-10-19
La Boldrini si proclama vittima di ogni male
L'ex presidente della Camera sponsorizza il libro (scritto dal suo responsabile comunicazione) che la dipinge come il bersaglio unico dell'odio. Si piange addosso e divide il mondo in due: da una parte i cattivi da zittire, dall'altra gli agnelli sacrificali come lei.La vera, potente ideologia che infetta la cultura di massa dei nostri tempi è una malattia senile del progressismo chiamata «vittimismo». Oggi trionfa la vittima: non importa che cosa tu abbia concluso, quali effettivi meriti tu abbia. Se in qualche modo ti perseguitano o ti bullizzano, ciò è sufficiente a renderti un eroe. Scrive Bret Easton Ellis in Bianco che «la visione del mondo delle vittime è diventata la lente attraverso cui abbiamo iniziato a guardare ogni cosa». Il pubblico contemporaneo sembra affascinato, prosegue il romanziere, da «un nuovo tipo di dolore provocato dalla vittimizzazione». Per questo si glorificano tanto le minoranze: non importa se siano buone o cattive, se siano portatrici di valori sani oppure negativi. Il solo fatto di dipingerle come «discriminate» le rende buone per definizione.Nel nostro Paese, la più celebre portavoce dell'ideologia vittimista è senz'altro Laura Boldrini. Prima come portavoce di Unhcr poi come politico, l'ex presidente della Camera ha fatto della difesa a oltranza di ogni minoranza il suo core business. Non c'è «buona causa» per cui non sia pronta a sfoderare l'occhio umido, non c'è etnia per cui non sia disposta a incrinare la voce. Rappresenta - sia detto senza offesa - il trionfo della morale (anzi, del moralismo) sulla politica. Quali siano le sue posizioni, del resto, lo sappiamo bene. Adesso però la Boldrini ha trovato una nuova minoranza discriminata su cui piangere. Una minoranza molto esigua, per la verità, visto che è composta soltanto da lei. Dopo aver elevato ad arte il culto delle vittime di ogni parte del mondo, infatti, madama Laura ha deciso infine di presentarsi lei stessa come vittima, come agnello sacrificale. Lo ha fatto tramite un libro intitolato La grande nemica. Il caso Boldrini. Lo pubblica People, cioè la casa editrice di Pippo Civati, e lo firma Flavio Alivernini, ovvero il responsabile della comunicazione della Boldrini medesima. Ovvio: non potendo incoronarsi vittima da sola, si è fatta incoronare dal suo collaboratore di fiducia.Della promozione, in compenso, si occupa direttamente lei, portandosi appresso il volume in occasione delle numerose ospitate televisive. Il che è abbastanza singolare: non si vedono spesso dei perseguitati politici che portino in giro a fini pubblicitari i libri che li celebrano. Non è elegantissimo, ma passi.Il succo dell'agile volume è che, in Italia, non esiste figura più bersagliata della Boldrini. La quale appare come un concentrato di minoranze, una sorta di super vittima: la insultano perché donna, perché di sinistra, perché legata ai migranti, perché amica dei gay...Chiariamoci subito: tra i vari insulti contenuti nel libro e indirizzati alla Boldrini soprattutto da furbacchioni del Web ce ne sono anche di intollerabili. Robe immonde che non dovrebbero sentirsi da nessuna parte.Bisogna però intendersi sul senso profondo dell'operazione editoriale e politica condotta dalla ex presidente. Nessuno può o deve giustificare minacce, insulti brutali e falsità sparse per infamare. Tutto ciò, però, non può essere utilizzato per disegnarsi le stimmate sulla mani e rendersi impermeabile a ogni critica. Perché questo, purtroppo, è il metodo Boldrini: se ci si presenta come vittime si diventa di colpo immuni. Se uno ti muove una obiezione, viene automaticamente bollato come un odiatore, perché attaccare la vittima non è permesso. Ed ecco che, in questo modo, si divide il mondo in due: da una parte ci sono i rappresentati del bene assoluto che per la loro bontà vengono vittimizzati; dall'altra i rappresentanti del male assoluto. Che, nel libro boldriniano, sono ovviamente identificati con i populisti. Matteo Salvini e la Lega in primis, ma pure i 5 stelle appaiono di frequente, e spesso con uscire piuttosto truci. Viene da chiedersi come mai allora oggi la Boldrini sia entrata in un partito che governa assieme a coloro che hanno contribuito a «renderla oggetto della più violenta campagna di delegittimazione cui sia mai stato sottoposto un politico italiano nella storia della Repubblica» (affermazione per altro discutibile).Il punto vero, però, è che il modello binario proposto dall'ex presidente della Camera è del tutto analogo al sistema odiatorio che lei vorrebbe condannare. Descrivere ogni critico dell'immigrazione di massa come un pericoloso nazista significa cacciare l'avversario dal consesso civile, e magari giustificare la violenza (verbale e persino fisica) contro di lui. Picchiare o insultare un nazista è giusto, no? Odiare l'odiatore è sacrosanto, vero?In base a questa logica, ogni soppressione delle opinioni scorrette è giustificata. È vero che la Boldrini è spesso insultata oltre ogni limite. Ma è anche vero che nessuno la ostracizza, anzi. La vediamo ovunque in tv e sui giornali, fortunatamente libera di dire ciò che pensa. A vedersi negati spazi, sale, incarichi universitari sono piuttosto i fautori del pensiero non boldriniano: Mario Giordano, Fausto Biloslavo, Marco Gervasoni... E citiamo solo gli ultimissimi casi. Non solo: sulla persecuzione ai danni della Boldrini sono stati prodotti articoli, servizi tv, dibattiti assortiti. Sull'astio contro Giorgia Meloni o contro lo stesso Salvini l'attenzione è decisamente più bassa. Succede perché loro non sono «vittime», ma vengono presentati come gli odiatori per eccellenza. È così che il vittimismo crea il nemico e poi tenta di abbatterlo.Se travestito da vittima, il carnefice la fa sempre franca.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)