2019-12-30
La Bibbiano degli anziani
Dovrebbero essere coloro che tutelano invalidi, non autosufficienti e disabili da squali affamati dei loro beni. Invece gli amministratori di sostegno spesso si rivelano figure che tradiscono la fiducia loro accordata: circuiscono le persone che dovrebbero assistere e ne approfittano per impadronirsi di ingenti quantità di denaro.Anziani raggirati. Che brutta realtà vivono i nostri vecchi, se costretti ad affidarsi a un amministratore di sostegno (ads) che invece di offrire appoggio li può derubare, spolpare fino all'ultimo centesimo. La cronaca riporta casi di persone inferme, fisicamente fragili o con problemi psichici, affidate dal giudice tutelare a professionisti che non solo non tutelano i loro interessi, ma ne saccheggiano il conto in banca lasciandoli privi di risorse. Non più autosufficienti, finiscono anche indigenti, una condizione purtroppo più diffusa di quanto venga denunciato, con il risultato che dopo un ictus, un grave incidente, una patologia oncologica, una disabilità o se sprofondati nel tunnel senza uscita di una demenza senile, persone che almeno potevano contare su quattro soldi per mantenersi a casa o in istituto, rimangono senza protezione. Come è capitato a un'ultranovantenne di Cagliari, posta sotto tutela di un amministratore di sostegno che dopo aver venduto l'immobile della signora per 190.000 euro, aveva trasferito l'importo sul proprio conto corrente. La guardia di finanza l'ha denunciato a ottobre, il reato che gli viene contestato è quello di peculato perché, al pari del tutore, anche questa figura (introdotta da una legge del 9 gennaio 2004), acquista la carica di pubblico ufficiale. Il professionista esercita una funzione di garante e i soldi sottratti all'anziana di cui doveva occuparsi costituiscono un reato, punito almeno quattro volte più severamente dell'appropriazione indebita. Pensare che la vendita della casa era stata autorizzata dal giudice tutelare, quindi in apparenza sembrava tutto regolare. Tre mesi prima, a Bologna un'avvocatessa di 36 anni era stata accusata di circonvenzione d'incapace, falso in atto pubblico per induzione, falso materiale e sostituzione di persona. Nominata ads di un anziano signore, avrebbe circuito la sorella dell'uomo che aveva problemi psichici portandole via ingenti somme di denaro. Approfittava dei pieni poteri in atti di ordinaria e straordinaria amministrazione (come effettuare spese necessarie per il mantenimento del beneficiario e riscossione di capitali), conferiti davanti a un notaio, per spostare importanti cifre sul proprio conto corrente. Il legale è stato sospeso temporaneamente dalla professione e deve rispondere di pesanti accuse; intanto i due anziani che le erano stati affidati si sono ritrovati sul lastrico. Vittime di una donna, che esercita la professione forense e che era stata nominata da un giudice per curare i loro interessi, sono anche due signore di Varese rimaste con i conti prosciugati. Avanti negli anni e non più in grado di provvedere a sé stesse, erano ignare di mantenere l'amministratrice di sostegno che avrebbe prelevato a ciascuna 40.000 euro. L'avvocatessa si sarebbe approfittata anche di altri poveri anziani, intascandosi la loro pensione, lasciandoli senza luce e gas perché non pagava le bollette come si era impegnata a fare.Quando i mezzi di sostentamento spariscono, infermità e vecchiaia sono due spettri spaventosi. Non c'è più possibilità di pagarsi un posto dove stare, una badante, un aiuto domestico o provvedere alla retta di un istituto. Oltre a essere «fasce deboli» si diventa poveri, senza assistenza, derelitti. Un peso per la collettività, se e quando i servizi sociali riescono a prendersi carico di questa «non utilità». Lo scorso anno, la Corte di cassazione ha confermato la sentenza di condanna per peculato nei confronti di una donna, nominata ads del suocero, per essersi appropriata di non meno di 60.000 euro prelevandoli con bonifici, assegni circolari, operazioni bancomat. Non c'era buona fede, come sosteneva la difesa che aveva ricorso in appello, perché la persona nominata dal giudice tutelare esercita una funzione pubblica e deve effettuare spese solo nell'interesse dell'amministrato. Cosa che non faceva nemmeno il figlio di una signora di Rovereto, malata di Alzheimer e ricoverata in una casa di riposo. L'uomo aveva smesso di pagare le rette per il mantenimento della madre, spendeva i soldi sul conto per fare acquisti personali, soprattutto articoli sportivi. Nel 2018, una decina di amministratori di sostegno vicentini, professionisti ma anche parenti di anziani o disabili, furono accusati di comportamenti illeciti. C'era chi aveva prelevato denaro indebitamente, chi utilizzava i soldi dell'assistito per pagare il mutuo di casa della propria figlia, chi investiva in titoli, chi vendeva immobili e non faceva vedere un euro ai legittimi proprietari che non erano interdetti o inabilitati, ma in una «limitata autonomia» nel gestire i propri interessi, come specifica la legge. Per questo l'amministratore di sostegno, che non è un tutore, dovrebbe essere persona di massima fiducia, capace di prendersi cura del patrimonio e della persona in difficoltà. Se consideriamo che nel Vicentino lo scorso anno c'erano 4.000 pratiche aperte per richieste di ads, possiamo immaginare quale rischio possa esserci in tutto il Paese di scarsa trasparenza nell'operato di alcuni amministratori, troppo pronti a interferire a piene mani nella vita dei cosiddetti «beneficiari» del sostegno. Nel 2016, l'Associazione italiana amministratori di sostegno solidali (Aiass) stimava che almeno mezzo milione di italiani avessero bisogno di questa protezione giuridica «anche minima, temporanea, flessibile». L'ads è tenuto a predisporre periodicamente il rendiconto, nel quale deve documentare al giudice tutelare le entrate e le uscite del beneficiario, ma potrebbe tranquillamente falsare dati e spese. Insomma, una figura poco chiara. È per questo che la Cisl Emilia Romagna era stata tra le prime ad aprire nel 2015 uno sportello di consulenza gratuita per informare sugli allora 2.600 amministratori di sostegno. Voleva essere «un servizio di assistenza e accompagnamento delle famiglie verso questa figura così utile e i cui compiti possono essere tranquillamente svolti da persone della cerchia familiare, senza dover per forza ricorrere a professionisti esterni», commentò Luigi Belluzzi, allora segretario provinciale Fnp Cisl. Forse non se ne rendeva conto, ma stava segnalando un pericolo di affidamento di persone fragili a figure esterne troppo poco controllabili. Forse una Bibbiano di anziani e disabili ante litteram?
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