2024-05-20
        La Bce tifa Berlino sulla nostra pelle
    
 
Christine Lagarde non tocca i tassi di interesse a difesa della Germania, dove l’inflazione supera il 2%. Ma a soffrire sono le aziende e gli italiani che non arrivano a fine mese.La Lagarde non ne azzecca una. Trattasi di caso più unico che raro. Dopo il Covid e nel bel mezzo della crisi energetica alzò i tassi di interesse pur essendo un’inflazione derivata dai costi: lei pensò bene di aumentarli questi costi aumentando, appunto, il costo del denaro. Ora l’inflazione in Europa è bassa - la nostra è la più bassa solo dopo la Finlandia -, ma la Christine Lagarde, dal suo ufficio della Bce, non vuole abbassare neanche ora i tassi di interesse. I casi sono due: o ci capisce un tubo, come noi pensiamo da sempre, o aspetta l’ordine di abbassarli dalla Germania dove l’inflazione è più alta che in altri Paesi; caso vuole che le due ipotesi non siano incompatibili: scarsa comprensione dell’economia europea e sottomissione ai diktat della Germania. Il risultato è un disastro perché i tassi alti, in questo momento, diminuiscono la propensione all’investimento delle imprese (che non vogliono giustamente indebitarsi con questi interessi mostruosi) e la propensione al consumo delle famiglie che sono sovracaricate di costi, soprattutto per i mutui che hanno acceso con le banche e che hanno visto spesso duplicare la loro rata mensile. Per intendersi, famiglie monoreddito con 1.300 euro al mese si sono trovate, e si trovano a pagare, 600 euro di rata del mutuo al posto delle precedenti 300 o anche 250. Se non fosse che si tratta di dati sarebbe da non crederci tale è l’ignoranza economica, l’insipienza, la stupidità, la stoltezza e la dissennatezza (ho esaurito i sinonimi) che contraddistingue questa politica monetaria da doverne prendere atto e rimanere sbalorditi. Ormai è chiaro che se uno qualsiasi volesse, non essendo particolarmente esperto in materia, stabilire quale potrebbe essere la politica monetaria europea giusta non ha che da informarsi su quella della Lagarde e pensare l’opposto. Infatti, peggio di così non avrebbe potuto fare. Se andiamo a vedere cos’è l’inflazione sappiamo che essa c’è quando si registrata una forte crescita dei prezzi, cioè, nel momento in cui si registra, con un euro si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. Poiché l’inflazione riduce il valore di questo euro nel tempo è ovvio che cala il potere d’acquisto di questo euro stesso. Se andiamo a vedere le cause che generano l’inflazione – ci scuserà il lettore ma è giusto ricordarlo – esse sono: l’aumento della domanda, e cioè se tutti comprassimo più marmellata in modo consistente è ovvio che il prezzo della marmellata aumenterebbe; un’altra causa dell’aumento dell’inflazione è quella del rialzo dei costi di produzione, cioè se per produrre quel barattolo di marmellata aumentano i costi dell’azienda questa per mantenere i suoi guadagni non ha che alzare i costi della marmellata; un’altra causa si chiama eccesso di offerta di moneta, cioè se le autorità monetarie emettono più moneta di quanta non ci sia bisogno piano piano il prezzo di quei barattoli di marmellata si adeguerà alla quantità di moneta che c’è a disposizione, quindi aumenterà.Nel caso dell’inflazione dovuta ai costi dell’energia e delle materie prime, cha abbiamo subito anche in Italia, la Lagarde, come ho detto prima, ha pensato bene di alzare i tassi di interesse aumentando i costi di produzione e cioè, alla fine, ottenendo l’esatto contrario di quanto dichiarava perché l’inflazione è aumentata e non è diminuita e imprenditori e consumatori hanno potuto dire (lo scriviamo nella lingua della Lagarde così lo capisce meglio): «On est foutus!», ci ha fottuto. Siamo fregati. Passiamo alla situazione attuale. Come ci informa l’ufficio studi della Cgia di Mestre, tra il 2021 e il 2023 le famiglie hanno subito rincari per 4.000 euro. Naturalmente di tutto questo alla Lagarde interessa una mazza. La nostra condizione dell’inflazione – ci informa ancora la Cgia – registra che il peggio è alle nostre spalle; infatti, negli ultimi sette mesi il dato dell’inflazione a livello nazionale è stato ben al di sotto della famosa soglia del 2% e, secondo la stessa Commissione europea, nel 2024 dovrebbe attestarsi al +1,6%, contro il +5,9% del 2023 e il terribile +8,7% del 2022. La media Ue nel 2024 dovrebbe attestarsi al 2,5% cioè un +0,9% rispetto all’Italia. In Germania salirà fino al 2,4%, in Francia del 2,5% e in Spagna del +3,1%. Da quando c’è la moneta unica il tasso di interesse è al suo livello più alto: 4,5%. A questo punto vi è chiaro perché la Lagarde non diminuisce i tassi di interesse? Perché deve tutelare gli interessi della Germania, della Francia e, in misura minore, della Spagna (della quale non è molto interessata) e l’Italia finisce per prendersela in quel posto.
        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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