
I manager e la famiglia Malacalza con voli separati a Francoforte per discutere di governance e mancato aumento di capitale. L'istituto ormai vale solo 70 milioni. Sullo sfondo la minaccia del commissariamento.Le feste hanno messo in frigorifero il titolo, ma la feste non durano per sempre, così ieri (nel primo giorno di scambi dopo il mancato via libera all'aumento da 400 milioni in assemblea) banca Carige ha perso in Borsa il 18,75%. L'ennesima sberla che ha portato la capitalizzazione dell'istituto genovese a poco più di 70 milioni di euro, con un'azione che vale 0,0013 euro. Nell'ultimo mese, la banca ha perso oltre il 20% in Borsa e nell'ultimo semestre l'80% del suo valore. Inutile fare i conti rispetto a cinque anni, il confronto sarebbe troppo impietoso. Eppure in questo momento la banca non ha un problema di sostenibilità del capitale ma un problema di governance. Per quanto riguarda il primo tema, nonostante le cicatrici, la vigilanza europea al momento non dovrebbe avere alcunché da osservare. Le ricapitalizzazioni sono partite da un disastro (l'inchiesta giudiziaria figlia delle ispezioni di Bankitalia e Bce e dell'epoca Berneschi) e dal tentativo di non far naufragare la barca con l'ingresso della famiglia Malacalza. Da allora non sono nemmeno passati quattro anni, ma l'azionista di riferimento, che nel frattempo non ha smesso di rafforzare la propria quota, ha cambiato tre ad e due presidenti, nuovi azionisti sono entrati nel capitale, altri hanno ridotto la propria partecipazione. Ma alla fine dell'ultimo aumento (il terzo in quattro anni per 2,2 miliardi complessivi di valore) sembra rafforzarsi un concetto: questa banca, ancora una volta, è stata salvata dai suoi azionisti. Gli stessi che però adesso stanno nei fatti rinnegando i nuovi manager, Fabio Innocenzi e Pietro Modiano. Le tensioni tra i vertici e la famiglia Malacalza hanno portato allo stop del quarto aumento di capitale. Motivo nemmeno troppo misterioso. Il primo azionista sembra temere che il piano di rilancio possa portare la banca a una fusione che sarebbe negli effetti pratici uno scippo. O almeno così apparirebbe agli occhi di chi ha iniettato decine di milioni. Solo che la tensione a livello di governance ha spinto la Bce ha convocare a Francoforte sia i manager sia la famiglia Malacalza. Le due comitive hanno volato separatamente. Il che la dice lunga sul clima, non certo natalizio, e sul silenzio rotto qua e là da dichiarazioni ufficiali e non certo distensive. Come la lettera inviata ai dipendenti. «Fondamentale per noi che voi manteniate l'energia che avete sempre mostrato nelle delicate circostanze che negli ultimi anni avete affrontato e superato. Per quanto riguarda me e il presidente, con senso di responsabilità, avendo a mente il vostro esempio, stiamo mettendo in campo tutta la nostra energia nell'interesse di tutti, voi colleghi per primi. Guardiamo avanti insieme», ha scritto l'ad Innocenzi in una lettera inviata il 24 dicembre dopo lo stop all'aumento di capitale. «Più difficile per me fare riflessioni sull'esito dell'assemblea», ha concluso Innocenzi. Il quale è stato ricevuto ieri dagli organi della Bce due ore prima dei Malacalza. Presenti agli incontri anche i legali della banca e della famiglia, oltre a Fabio Panetta, vice direttore di Bankitalia. Rispetto alle voci del mercato (che hanno ventilato ipotesi di commissariamento) gli incontri sembrano essere stati interlocutori. In sostanza la Bce starebbe facendo da paciere tra le parti suggerendo (la cosiddetta moral suasion) di trovare presto un accordo per chiudere l'aumento di capitale o per utilizzare il bond sottoscritto dal fondo interbancario (20 milioni) per rafforzare il Cet1 (l'indice di tenuta patrimoniale) della banca nella misura di volta in volta necessaria a garantire il rispetto dei suddetti requisiti minimi. La minaccia sullo sfondo resta comunque il commissariamento per gestire la fusione con un'altra banca. Minaccia che passerebbe attraverso la contestazione della funzione di coordinamento (una sorta di governo ombra). Sembra che Carige abbia altre feste da affrontare in congelatore. Ma dopo la Befana. Bisognerà capire se hanno ragione i Malacalza (è in atto uno scippo) e capire chi vincerà tra l'Europa e gli imprenditori dal forte accento genovese.
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