2024-08-09
Kiev attacca la Russia (con le nostre armi?)
Continua l’offensiva ucraina oltre confine. Imbarazzo in Occidente: gli Usa nicchiano, l’Ue ribadisce la legittimità dell’azione, ma Antonio Tajani precisa: «Gli armamenti donati dall’Italia non colpiscano il territorio di Mosca». Intanto scatta l’ennesima escalation.Medio Oriente: Giorgia Meloni sente il leader iraniano, Masoud Pezeshkian, per riaprire la via diplomatica.Lo speciale contiene due articoli.Difficile condannare il diritto dell’esercito ucraino a condurre un’incursione in territorio russo, dopo due anni e mezzo di invasione da parte di Mosca e mezzo milione di soldati morti (fonte russa). Ma le reazioni dell’Occidente al blitz sono comunque imbarazzate. Gli Stati Uniti hanno fatto filtrare «sorpresa» e una certa perplessità, mentre l’Unione europea, più convintamente, ha parlato del «diritto di Kiev di colpire dove ritiene necessario». Il punto vero, però, è un altro: l’esercito di Volodymyr Zelensky sta usando armi occidentali in territorio russo? Al momento non ci sono conferme ufficiali, ma se venisse fuori un fatto del genere sarebbe una violazione delle condizioni alle quali queste armi sono state fornite dai Paesi Nato, ovvero usarle per difendersi, ma non per attaccare (e rischiare di estendere il conflitto). Sul secondo giorno di offensiva ucraina in territorio russo ci sono informazioni frammentarie e a uso del Principe di turno. Da Mosca, dove Vladimir Putin parla di «provocazione su larga scala», si fa sapere che i soldati ucraini coinvolti nell’operazione sarebbero un migliaio e che sarebbero stati prontamente fermati dai soldati russi. Secondo l’agenzia Tass, che cita il governatore della regione sotto attacco di Kursk, le forze aeree russe avrebbero abbattuto sei droni e cinque missili ucraini. Sempre secondo le autorità russe, ci sarebbero quattro morti per l’attacco ucraino e 3.000 civili sfollati. Invece Kiev avrebbe perso 660 soldati (su mille, una carneficina) e 82 veicoli corazzati, tra cui otto carri armati.Fonti statunitensi non ufficiali, ovvero gli analisti del centro studi Isw, analizzando filmati e geolocalizzazioni hanno concluso che le truppe ucraine nella giornata di mercoledì sono avanzate in territorio russo per 10 chilometri insieme a «mezzi meccanizzati vari» non meglio specificati.Dal governo di Kiev per ora è arrivato solo uno scarno commentato all’operazione. «La causa principale di ogni escalation, di ogni bombardamento, di ogni azione militare anche nelle regioni (russe) di Kursk e Belgorod è esclusivamente l’inequivocabile aggressione della Russia» e la sua invasione dell’Ucraina, si è difeso su X Mykhail Podoliak, consigliere dell’amministrazione presidenziale ucraina. «La Russia ha portato la guerra nella nostra terra e deve sentire ciò che ha fatto», ha commentato in serata Zelensky.Mentre Kiev resta sul vago, non è certo un caso che invece Mosca faccia un elenco di armi e mezzi usati dagli ucraini per la loro ritorsione. L’Ue ha impiegato quasi ventiquattr’ore per commentare l’accaduto: «L’Ucraina ha il diritto legale di difendersi, compreso colpire un aggressore sul suo territorio. L’Ue continua a sostenere pienamente il legittimo diritto dell’Ucraina alla difesa contro l’aggressione russa e i suoi sforzi per ripristinare la sovranità e l’integrità territoriale». L’aggiunta di un riferimento al «legittimo diritto di difesa», il giorno dopo un attacco, sembra quasi un modo per ricordare a Zelenski le regole d’ingaggio dell’Occidente. Dall’altra parte dell’Atlantico, al momento non si può che registrare un certo imbarazzo. La posizione dell’amministrazione Biden, fatta filtrare a caldo, è stata di perplessità, unita alla volontà di chiedere chiarimenti a Kiev su questo attacco, anche se «la posizione Usa sull’utilizzo dei finanziamenti non cambia». Secondo indiscrezioni di stampa statunitense, è assai probabile che Washington e Londra siano state avvertite del blitz ucraino e sarebbe praticamente certo che gli Stati uniti abbiamo cercato di impedire un’escalation, vietando a Kiev di usare armi occidentali per colpire la Russia nei suoi territori. E a proposito di armi occidentali, proprio ieri gli occupanti russi hanno annunciato che i primi caccia F-16 forniti agli ucraini hanno cominciato a sorvolare il distretto di Kakhovk, nella regione meridionale di Kherson. Secondo il reggente russo, Pavel Filipchuk, i sorvoli avrebbero solo lo scopo di seminare il panico e quindi la popolazione «deve mantenere la calma» perché gli F-16 «verranno tutti abbattuti e distrutti». Tra le notizie sul blitz ucraino rese note dai russi ce ne sono anche un paio che ovviamente, secondo Mosca, dovrebbero suscitare la condanna internazionale: una riguarda un giornalista russo e una un monastero colpito dagli ucraini. Yevgeny Poddunbny, corrispondente militare della tv pubblica Vgtrk, è stato ferito mercoledì vicino a Kursk e sarebbe in gravi condizioni. Secondo la Tass, la sua macchina sarebbe stata centrata da un drone e Mosca ha già incaricato la sua delegazione all’Onu di denunciare «l’attentato» di stampo terroristico. Sempre da fonte putiniana, è filtrata la notizia che sarebbe stato colpito dai bombardamenti ucraini anche un monastero della Chiesa russa ortodossa. I religiosi si sarebbero messi in salvo, ma una persona che era nella struttura sarebbe morta, secondo quanto ha raccontato la diocesi all’agenzia Interfax. Sul fronte italiano, prima che l’Ue prendesse posizione ufficialmente, il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva sottolineato che eravamo davanti «a una reazione dell’Ucraina nei confronti dell’invasione russa» e che «noi ovviamente non siamo in guerra con la Russia e abbiamo sempre detto che le nostre armi non devono essere utilizzate in territorio russo». E sempre ieri i capigruppo di M5s in commissione Esteri e Difesa di Camera e Senato, Riccardo Ricciardi e Bruno Marton, hanno presentato un’interrogazione per essere sicuri che a Kursk e Belgorod non siano stati adoperate armi italiane. Sempre che una certezza del genere si possa ottenere e interessi veramente a qualcuno.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/kiev-attacca-russia-2668934360.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="netanyahu-si-scusa-per-il-7-ottobre-mi-chiedo-se-potevamo-evitarlo" data-post-id="2668934360" data-published-at="1723206153" data-use-pagination="False"> Netanyahu si scusa per il 7 ottobre: «Mi chiedo se potevamo evitarlo» «Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito». Per la prima volta Benjamin Netanyahu si scusa con il suo Paese dopo gli attentati del 7 ottobre 2023 in un’intervista alla rivista americana Time. E la prima domanda della lunga intervista è stata appunto se fosse disposto a scusarsi per aver reso Israele vulnerabile. «Scusarmi? Certamente», la sua risposta. Netanyahu ha parlato anche del suo futuro politico, assicurando che resterà in carica «finché crederò di poter aiutare a guidare Israele verso un futuro di sicurezza duratura e prosperità». E con una battuta ha detto di preferire di «avere cattiva pubblicità piuttosto che un buon necrologio». Ma nel caso in cui si trovasse all’opposizione Netanyahu risponde in modo molto diplomatico: «Dipende da cosa fanno. Sono in grado di guidare il Paese in guerra? Possono condurlo alla vittoria? Possono assicurare che la situazione del dopoguerra sarà di pace e sicurezza? Se la risposta è sì, dovrebbero restare al potere». Continua intanto l’azione diplomatica degli Usa che «non vogliono un’escalation» del conflitto in Medio Oriente. Secondo il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, siamo «più vicini che mai a un accordo sul cessate il fuoco» a Gaza. Israele però ha avvertito gli Stati Uniti che se il movimento sciita libanese Hezbollah colpirà civili israeliani, nell’ambito della sua ritorsione per l’assassinio di un comandante militare a Beirut, pagherà un «prezzo sproporzionatamente alto». Secondo la Cnn, in Israele si è fortemente diffusa la convinzione che sarà il movimento di Hezbollah a lanciare per primo una ritorsione, per vendicare l’uccisione del comandante militare Foaud Shukr. L’Iran, invece, starebbe tergiversando, in dubbio se far scattare o meno un attacco su larga scala per vendicare l’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. «La gang criminale sionista non rispetta alcuna regola o legge e sicuramente riceverà una dura risposta», ha detto comunque il comandante dell’esercito iraniano. «Stiamo proseguendo verso la vittoria. Siamo preparati sia per la difesa che per l’attacco», ha affermato Netanyahu. Secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, «con l’assassinino di Ismail Haniyeh, Israele ha ancora una volta dimostrato che non ha intenzione di raggiungere un cessate il fuoco». E ieri è arrivata anche la minaccia di una ritorsione contro Israele da parte degli Houti, i ribelli yemeniti filoiraniani per l’attacco sferrato contro il porto di Hodeida. L’avviso tre settimane dopo il raid lanciato dallo Stato ebraico per vendicare l’esplosione di un loro drone contro Tel Aviv che ha ucciso un uomo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’ambito dei contatti che sta tenendo in questi giorni sulla situazione in Medioriente, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il presidente della Repubblica Islamica d’Iran, Masoud Pezeshkian. Meloni ha sottolineato la necessità di scongiurare un allargamento del conflitto in corso a Gaza, anche con riferimento al Libano, invitando l’interlocutore a evitare un’ulteriore escalation e a riaprire la via del dialogo. Sempre ieri Oslo ha convocato l’inviato israeliano dopo la decisione dello stato ebraico di revocare lo status diplomatico ai rappresentanti della Norvegia presso l’Autorità nazionale palestinese (ANP). Infine sarebbe di 15 morti e diversi feriti il bilancio di un attacco israeliano nel quale sarebbe stato colpito il campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.